TEHERAN – “Le sanzioni devono essere revocate. Sosterremo ogni piano diplomatico che sostenga questo obiettivo”. Lo ha dichiarato Ebrahim Raisi, nel discorso in Parlamento a Teheran in occasione della cerimonia per il suo giuramento da presidente, alla successione del moderato Hassan Rohuani. L’arrivo al potere di Raisi, sostenuto dalla guida suprema, ayatollah Ali Khamenei e dai Pasdaran, fa sì che ogni ramo del potere istituzionale della Repubblica islamica sia controllato dai conservatori. L’ultraconservatore, ex capo della magistratura, è noto per la sua sfiducia nei confronti dell”Occidente’. Entra in carica mentre i colloqui indiretti sul salvataggio dell’accordo sul nucleare del 2015 sono in stallo, ma restano in vigore le sanzioni imposte dagli Usa. Raisi ha giurato indossando il turbante nero che lo identifica, nella tradizione islamica sciita, come discendente diretto del profeta Maometto. Ha recitato il giuramento posando la mano destra sul Corano. Nel discorso, ha anche evidenziato che Teheran punta a espandere il proprio potere per controbilanciare quello dei rivali regionali. “Dovunque ci sia oppressione e crimine nel mondo, nel cuore dell’Europa, di Usa, Africa, Yemen, Siria, Palestina”, ha detto, “il messaggio delle elezioni è stata la resistenza contro i poteri arroganti”.
Il 60enne ha già promesso di metter fine alle sanzioni Usa, escluso ogni negoziato destinato a limitare lo sviluppo di missili e sostenere milizie regionali, punti che l’amministrazione Biden vorrebbe affrontare. Alla cerimonia, seppur ridotta a causa della pandemia, erano presenti leader e dignitari da tutto il mondo. Tra loro, i presidenti di Iraq e Afghanistan, il negoziatore dell’Unione europea Enrique Mora, alti rappresentanti di Oman, Qatar, Kuwait, Venezuela, Corea del Sud.
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