Washington (Usa), 7 mag. (LaPresse/AFP) – Anche se gli Stati Uniti dovessero ritirarsi dall’accordo sul nucleare iraniano, Teheran non abbandonerà l’intesa purché l’Unione europea offra garanzie che l’Iran trarrà benefici dall’accordo.
A pochi giorni dal 12 maggio, quando Donald Trump dovrà annunciare se intende ritirarsi dall’accordo siglato nel 2015 da Teheran e dalle potenze del 5+1, a chiarire la posizione dell’Iran è stato il suo presidente, Hassan Rohani: un ritiro degli Usa sarebbe un “errore strategico”, ma in ogni caso “quello che vogliamo per l’accordo è che sia preservato e garantito dai non americani” e “in quel caso il ritiro Usa andrebbe bene”, ha detto Rohani parlando durante un incontro a Mashhad, nel nordest del Paese.
Intanto l’Europa, dopo le visite di Emmanuel Macron e Angela Merkel a Washington, tenta l’ultima carta e manda negli Stati Uniti il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson per provare a convincere Trump a restare nell’accordo. Nonostante Johnson non abbia in programma un incontro con l’inquilino della Casa Bianca, non ha mancato di rivolgergli appelli espliciti: prima con un editoriale a sua firma sul New York Times (Nyt), poi con un breve intervento nella trasmissione tv preferita di Trump, ‘Fox and Friends’, il programma mattutino di Fox News.
“L’accordo per bloccare il programma di armi nucleari dell’Iran ha dei problemi. Ma l’alternativa di un non accordo è ben peggiore”,recita l’editoriale di Johnson sul Nyt, intitolato ‘Non affossare l’accordo sul nucleare iraniano’.
“Fra tutte le opzioni che abbiamo per garantire che l’Iran non ottenga mai un’arma nucleare, questo patto offre meno svantaggi” e “certo, ha delle debolezze, ma sono convinto che vi si possa porre rimedio. E in realtà in questo momento il Regno Unito sta lavorando con l’amministrazione Trump e con i nostri alleati francesi e tedeschi per garantire che ciò avvenga”, ha scritto ancora Johnson, sottolineando che “solo l’Iran trarrebbe vantaggio” dall’abbandono delle restrizioni sul nucleare previste dall’accordo.
Poi, nell’intervento televisivo, ha ribadito ed esteso il concetto: Trump ha “ragione a vedere dei difetti” nell’intesa, ma “un piano B a questo stadio non mi sembra particolarmente ben sviluppato”.
Successivamente Johnson si è recato al dipartimento di Stato per colloqui con il segretario di Stato Mike Pompeo, ex direttore della Cia e noto falco anti-Iran, che ci si attende appoggerà l’ipotizzata decisione di Trump di lasciare l’accordo il 12 maggio. E ha provato anche la carta dei complimenti, dichiarando a Sky News che se Trump dovesse riuscire ad “aggiustare” l’accordo sul nucleare iraniano e ad attuare un disgelo con la Corea del Nord meriterebbe un premio Nobel come quello che ha vinto il suo predecessore Barack Obama. Più tardi Johnson dovrebbe incontrare il vice presidente Usa Mike Pence.
Appelli anche dal resto d’Europa. Da Berlino, i ministri degli Esteri di Germania e Francia, rispettivamente Heiko Maas e Jean-Yves Le Drian, si sono espressi in favore dell’accordo, avvertendo che un suo crollo provocherebbe una “escalation” nella regione e che gli alleati europei di Washington ritengono che l’intesa “renda il mondo un posto più sicuro”. Ma Trump sembra fermo nella sua opposizione al patto: “Gli Stati Uniti non hanno bisogno della Diplomazia Ombra verosimilmente illegale di John Kerry sull’accordo con l’Iran molto mal negoziato. È stato lui a creare questa CONFUSIONE in primo luogo!”, ha scritto su Twitter il presidente Usa, scagliandosi contro l’ex segretario di Stato John Kerry.
In base all’accordo sul nucleare del 2015, l’Iran ha acconsentito a ridurre il suo arricchimento nucleare e a mettere il suo programma sotto la supervisione internazionale in cambio di un allentamento delle sanzioni. Teheran nega le accuse secondo cui starebbe provando a ottenere un’arma nucleare, ma la scorsa settimana Israele ha diffuso informazioni di intelligence secondo cui Teheran avrebbe un presunto programma segreto per sviluppare armi nucleari.
Trump, che ha più volte attaccato l’accordo denunciandone quelli che definisce “terribili difetti”, ha minacciato di farlo saltare a meno che i firmatari europei non provvedessero ad “aggiustare” questi difetti. Da allora i diplomatici Usa hanno lavorato da vicino con i partner europei, soprattutto per introdurre misure relative al programma iraniano di missili balistici e al ruolo di Teheran nella regione. Ma finora tutto fa pensare che Trump intenda rimanere fermo nella sua posizione.