KIRKUK – Domani saranno sedici anni da quando a Nassiriya un vile attentato eseguito con una cisterna imbottita di tritolo costò la vita a 12 carabinieri e 5 militari dell’esercito italiano. Oggi, a distanza di tanto tempo, torna la paura in Iraq.
Come a Nassiriya: nuovo attentato in Iraq
Siamo questa volta a Kirkuk, sono 12. È in corso una vasta azione antiterrorismo da parte dei peshmerga. Alle loro spalle una pattuglia italiana con all’interno 5 soldati italiani. Sono incursori dell’esercito e della marina, sono i migliori per addestramento e capacità di intervento. Sono in servizio scorta dei peshmerga. L’azione sembra andare per il verso giusto ma ad un certo punto accade l’assurdo. La pattuglia si stacca per tornare alla base ma, poco dopo, un ordigno improvvisato esplode al loro passaggio. Le conseguenze dell’esplosione sono devastanti.
I soccorsi
La Coalizione operativa sul territorio aziona immediatamente la procedura di recupero dei feriti. In cielo si alzano gli elicotteri americani che raggiungono l’area che circonda il borgo di Makhmour, caricano e li portano all’ospedale da campo di Baghdad, dove ci sono perfette sale operatorie. Le notizie sono da subito drammatiche. Ad un militare amputeranno una gamba all’altezza del ginocchio, un altro ha preso un piede spappolato, un altro ancora ha lesioni agli organi interni e viene sottoposto ad un urgente intervento. Altri due se la caveranno con diverse fratture. Non è ancora chiaro se si sia trattato di un attacco premeditato contro i militari italiani nello specifico o se gli attentatori non avrebbero fatto alcuna distinzione. Volevano uccidere, questo è certo. Esattamente come 16 anni fa a Nassiriya. Perché a Kirkuk (e non è un segreto) l’intelligence dei vari governi raccontano di cellule terroristiche pienamente operative. E questo non può che significare, come d’altronde accade con cadenza pressoché quotidiana, la presenza di scontri tra militari e appartenenti all’Isis.
(LaPresse)