Israele-Hamas, l’Onu: ok alla pausa umanitaria a Gaza per il vaccino antipolio

Questa foto, pubblicata dalle forze armate israeliane giovedì 2 novembre 2023, mostra operazioni terrestri all'interno della Striscia di Gaza. (Forze di Difesa Israeliane tramite AP) Associated Press/LaPresse Solo Italia e Spagna.
Questa foto, pubblicata dalle forze armate israeliane giovedì 2 novembre 2023, mostra operazioni terrestri all'interno della Striscia di Gaza. (Forze di Difesa Israeliane tramite AP) Associated Press/LaPresse Solo Italia e Spagna.

Le Nazioni Unite hanno raggiunto un accordo provvisorio per una pausa umanitaria nel conflitto israelo-palestinese, con l’obiettivo specifico di consentire una campagna di vaccinazione antipolio nella Striscia di Gaza. Questo sviluppo, segnalato dal rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la Cisgiordania e Gaza, Richard Peeperkorn, offre un raro barlume di speranza in una regione devastata dalla guerra. Tuttavia, la fragile tregua riflette anche le complesse dinamiche del conflitto, che continua a causare sofferenze umane su vasta scala.

In un contesto segnato da violenze e tensioni crescenti, l’annuncio di una pausa umanitaria rappresenta un passo cruciale per affrontare una delle molteplici crisi sanitarie che affliggono la popolazione civile di Gaza. La campagna di vaccinazione antipolio, che mira a proteggere migliaia di bambini vulnerabili, potrà ora procedere grazie all’impegno preliminare delle parti coinvolte nel conflitto.

“Abbiamo un impegno preliminare per politiche umanitarie specifiche, durante la campagna di vaccinazione” ha dichiarato Peeperkorn, sottolineando l’importanza di sospendere i combattimenti per garantire che le famiglie possano accedere in sicurezza alle strutture sanitarie. Questo accordo, sebbene temporaneo, rappresenta un’ancora di salvezza per una popolazione che soffre non solo a causa del conflitto armato, ma anche per le gravi carenze nei servizi sanitari di base. Mentre l’ONU negoziava la tregua per la vaccinazione, emergono nuovi dettagli riguardo alle pressioni esercitate dagli Stati Uniti su Israele per modificare le sue procedure di evacuazione all’interno della zona sicura di Gaza. Npr ha riportato un promemoria trapelato dall’ambasciata statunitense, che rivela l’intenzione dell’amministrazione Biden di spingere l’Idf (Forze di Difesa Israeliane) a concedere 48 ore tra l’emissione degli ordini di evacuazione e l’inizio delle operazioni militari. Questo intervallo temporale permetterebbe alla popolazione civile di evacuare in modo più sicuro, riducendo così il rischio di vittime innocenti.

Il promemoria raccomanda anche che gli ordini di evacuazione vengano annullati una volta concluse le operazioni militari, consentendo ai civili di tornare nelle loro case. Questa proposta riflette la crescente preoccupazione internazionale per le condizioni umanitarie nella Striscia di Gaza e la necessità di proteggere i civili nel contesto di un conflitto che sembra non avere fine.

Nonostante gli sforzi diplomatici per alleviare la crisi umanitaria, la violenza continua a imperversare nella regione. L’esercito israeliano ha riferito di aver ucciso sette combattenti palestinesi durante il secondo giorno di una vasta operazione militare contro gruppi armati nella Cisgiordania occupata. Questa operazione, che ha già provocato almeno 16 morti in 48 ore, sottolinea la fragilità della situazione e la difficoltà di mantenere qualsiasi forma di tregua duratura.

Nel frattempo, l’Onu ha chiesto la fine “immediata” dell’operazione israeliana, definendo la sofferenza dei residenti di Gaza “oltre ciò che qualsiasi essere umano dovrebbe sopportare”. Questa dichiarazione mette in luce l’urgenza di trovare una soluzione al conflitto che tenga conto non solo delle necessità strategiche e militari, ma anche della dignità e del benessere delle popolazioni civili coinvolte.

L’accordo per una tregua umanitaria nella Striscia di Gaza, volto a consentire la vaccinazione antipolio, rappresenta un passo positivo in una situazione altrimenti disperata. Tuttavia, la continua violenza e l’incertezza sulle future azioni militari gettano un’ombra sulla possibilità di una pace duratura. Mentre la comunità internazionale continua a esercitare pressioni per proteggere i civili e alleviare le sofferenze umanitarie, resta da vedere se queste iniziative riusciranno a portare un cambiamento significativo in una regione devastata dal conflitto.

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