Israele, i negoziatori cercano di rompere lo stallo Netanyahu-Gantz

Ma non c'è accordo su cui debba fare per primo il premier

Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu / AFP PHOTO / GALI TIBBON

GERUSALEMME – I negoziatori del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del suo principale oppositore Benny Gantz si sono incontrati oggi per discutere le possibilità di un governo di unità. Che entrambi affermano di voler guidare dopo le elezioni della scorsa settimana.

I risultati delle elezioni

I principali negoziatori del Likud di Netanyahu e del partito centrista di Gantz si sono riuniti per dare seguito all’incontro di lunedì tra i loro due leader e il presidente israeliano. Le elezioni del 17 settembre si sono concluse con la vittoria di Gantz nella maggior parte dei seggi. Ma senza che nessuno dei due leader avesse la possibilità di formare una coalizione di maggioranza. I due dovrebbero incontrarsi di nuovo con il presidente Reuven Rivlin domani.

L’incontro dei negoziatori

L’incontro dei negoziatori si è concluso dopo due ore, con una dichiarazione congiunta in cui si diceva che si sono fatti progressi. Il negoziatore del Likud, il ministro del Turismo Yariv Levin, ha osservato che rappresentava “tutti e 55 i membri del blocco di destra”. Netanyahu e i capi dei partiti di destra e ultraortodossi hanno firmato un documento giovedì impegnandosi a condurre negoziati congiunti e a entrare insieme in un governo.

Ipotesi coalizione

I negoziatori hanno detto che avrebbero aggiornato i loro capi durante l’incontro “e poi avrebbero deciso riguardo a ulteriori colloqui e passi aggiuntivi”. Rivlin, che deve scegliere chi formerà il prossimo governo, si è appellato alle due parti perché elaborassero una coalizione di unità tra di loro, e le ha esortate a trovare una strada per farlo.

Un governo di unità

Sia Gantz che Netanyahu affermano di volere un governo di unità, ma sono in contrasto su chi lo guiderà, e anche sui dettagli della composizione di questa coalizione. Si è ipotizzata una staffetta tra i due alla guida dell’esecutivo, ma non c’è accordo su cui debba fare per primo il premier.

(LaPresse/AFP)

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