Italia: l’industria del cemento investe 110 milioni

23
Decarbonizzazione industriale
Decarbonizzazione industriale

Il settore italiano del cemento e del calcestruzzo ha stanziato oltre 110 milioni di euro in investimenti per sicurezza e ambiente nel 2024, con un aumento del 16% sul 2023. Il dato emerge dal sesto Rapporto di Sostenibilità di Federbeton, che conferma l’impegno del comparto a migliorare le performance ambientali e ad accelerare il percorso verso la neutralità climatica entro il 2050.

Federbeton ha recentemente presentato alla Camera dei Deputati una precisa Strategia di decarbonizzazione. Il piano delinea una riduzione progressiva delle emissioni tramite leve strategiche: nel breve-medio periodo si punterà su tecnologie mature come l’uso di combustibili alternativi e materiali sostitutivi del clinker, il componente principale del cemento.

La leva chiave per la decarbonizzazione nel lungo termine sarà però la cattura della CO2. Questa tecnologia richiede investimenti ingenti e lo sviluppo di infrastrutture per il trasporto e lo stoccaggio. La sua adozione è imprescindibile, poiché circa il 60-65% delle emissioni di CO2 nella produzione deriva da reazioni chimiche di processo, tecnicamente incomprimibili.

“Cemento e calcestruzzo sono materiali straordinari e insostituibili per la sicurezza delle nostre case e infrastrutture”, ha sottolineato Paolo Zelano, vicepresidente di Federbeton Confindustria. “La nostra sfida è mantenere la competitività progredendo nella sostenibilità, e ciò è possibile solo con un impegno collettivo che rafforzi il legame tra industria, ambiente e società”.

Il Rapporto evidenzia anche importanti risultati sul fronte dell’economia circolare. L’industria cementiera usa scarti di altri processi produttivi in sostituzione dell’8% delle materie prime. I produttori di calcestruzzo riutilizzano il 29% delle acque di processo e il 62% degli scarti di produzione. Cresce inoltre la quota di energia da fonti rinnovabili, in parte autoprodotta.

Tuttavia, il documento non nasconde le criticità. Il tasso di sostituzione dei combustibili fossili con quelli alternativi è fermo al 26%, lontano dalla media europea del 56%. La causa risiede in iter amministrativi complessi e disomogenei a livello nazionale, per cui si chiede un intervento istituzionale che garantisca procedure uniformi.

Un altro ostacolo riguarda l’impiego di aggregati recuperati nel calcestruzzo. Questa pratica resta limitata per l’assenza di un mercato nazionale per prodotti conformi agli standard strutturali. Anche qui, si ritiene necessaria un’azione di sistema che coinvolga produttori, utilizzatori e istituzioni.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome