ROMA – Matteo Renzi mette nel mirino l’alleanza Pd-M5S. Dal palco (virtuale) dell’Assemblea nazionale di Iv, il leader lancia un messaggio chiarissimo ai suoi ex compagni di viaggio e al neo segretario, Enrico Letta, che nella sua prima settimana alla guida del Nazareno aveva lasciato la porta del dialogo aperta. L’ex premier, però, pone un aut aut: “Siamo pronti al confronto con i dem su temi del riformismo, ma va spezzata la catena d’odio di Beppe Grillo”.
Il tema principale posto da Renzi è la giustizia, che resta lo spartiacque, esattamente come lo è stato nell’anno e mezzo di convivenza nel Conte 2: “Si è garantisti, oppure si sta con Travaglio e i grillini? La vicenda Eni grida vendetta”, suona il primo squillo di tromba. Rincarando la dose: “Da che parte si sta sulla prescrizione? Da quella del diritto o da quella di Bonafede? Da che parte sta il Pd? Con noi o con i Cinquestelle?”.
Domande alle quali Letta dovrà dare risposte, forse non già al primo incontro, che è in agenda ma non ancora fissato con data e orario, ma presto. Perché il tempo corre e il primo appuntamento con le urne – le amministrative, il prossimo mese di ottobre – va comunque costruito. A partire dalle alleanze, prima ancora delle candidature.
Renzi conosce perfettamente le divisioni interne ai democratici sul tema, così insiste. “Lancio volentieri la sfida al Pd sui contenuti a chi si proclama riformista: giustizia, sud, cantieri, diritti, riforme, lavoro. Questi sono i contenuti del riformismo, vediamo il Pd da che parte sta”.
E a proposito della crisi che ha portato alla nascita dell’attuale governo, il leader di Iv continua con le bastonature: “Il Partito democratico era sotto incantesimo di Conte: lo avevano incoronato leader dei progressisti senza primarie, lui che aveva firmato i decreti Salvini. Se era per loro, che volevano andare a votare nel 2019, adesso saremmo nel secondo anno del governo Salvini-Meloni, invece grazie a noi c’è Draghi”. Che rivendica come una sua vittoria: con l’ex Bce a Palazzo Chigi “si è aperta la stagione della primavera italiana: è la sconfitta del populismo e il trionfo della politica. Non ci credeva nessuno, ci davano dei pazzi. Con la crisi di governo abbiamo restituito credibilità all’Italia nel giro di due mesi”.
Renzi ne ha anche per chi dice che la mossa di gennaio sia costata al suo gruppo, in termini di visibilità e consenso: “Dicono sempre che siamo morti. Sempre finiti siamo agli occhi dell’opinione pubblica, ma siamo ancora qua”.
Renzi lancia la proposta ai suoi, che chiama ‘Primavera delle idee’
“Dal 21 marzo al 21 giugno aprirsi, ascoltare ed entrare in sintonia con la realtà profonda del Paese. Io lo farò una volta alla settimana: aprire una discussione con un minimo di dieci persone, su Zoom”. Chissà se lo seguiranno anche Eugenio Comincini e Leonardo Grimani, senatori che i rumors danno sulla via del ritorno alla casabase dem. Possibilità che Renzi non nega, ma della quale non si sente nemmeno spaventato: “E’ giusto che non vuole stare in questa esperienza sia salutato con un abbraccio”. Se proprio così dovranno andare le cose, che sia almeno dopo l’incontro con Letta: non sarebbe un buon inizio di dialogo.(LaPresse)