RIAD – È il giorno delle verità turca sul caso dell’uccisione di Jamal Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul. Il ministro degli Esteri saudita, Adel Al Jubeir, ha assicurato che “l’inchiesta sull’uccisione del giornalista produrrà la verità su quanto accaduto”. Al Jubeir ha anche promesso misure in modo che “qualcosa del genere non possa mai più accadere”.
Il giorno della verità
C’è grande attesa per le rivelazioni annunciate dal presidente Recep Tayyip Erdogan, che ha promesso la verità “nuda e cruda” sull’assassinio del giornalista, di cui viene accusata l’Arabia Saudita. Fonti di intelligence turche riferiscono che Saud al Qahtani, stretto consigliere del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, avrebbe guidato le operazioni che hanno portato all’omicidio nel consolato via Skype. Erdogan avrebbe in mano la registrazione che prova la sua presenza virtuale almeno alla parte iniziale dell’intervento del presunto ‘squadrone della morte’. Qahtani avrebbe ordinato agli 007: “portatemi la testa del cane”.
Le spiegazioni saudita non hanno convinto la comunità internazionale
Le spiegazioni fin qui fornite da Riad non sono sufficienti, secondo la comunità internazionale. Neanche per Donald Trump, fin qui ondivago nel suo atteggiamento nei confronti dei sauditi. Il numero uno della Casa Bianca, che ha riferito di aver parlato con bin Salman, si è detto “non soddisfatto” di quanto sentito da Riad sull’uccisione del giornalista. È passato già “molto tempo” e la richiesta di un mese in più da parte saudita per indagare è immotivata.
La lite tra il consigliere e il reporter
Qahtani, tra i cinque alti ufficiali allontanati dalla Corona lo scorso fine settimana per sospette responsabilità nella morte del reporter, avrebbe insultato Khashoggi e quest’ultimo avrebbe risposto. Allora Qahtani avrebbe ordinato poi l’uccisione. Fonti saudite lo hanno accusato di aver portato avanti senza autorizzazione il piano per un sequestro del giornalista, poi sfuggito di mano fino alla morte.