La battaglia della mamma di Giò Giò: “Legge vecchia. Oggi i ragazzi sono spietati, la denuncia non basta”

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NAPOLI – “I minori di adesso non sono come 40 anni fa quando venne promulgata l’ultima legge sulle armi. Al giorno d’oggi i giovani sono più spietati”. Daniela Di Maggio (nella foto), madre di Giògiò, il 24enne ammazzato a colpi di pistola il 31 maggio del 2023 in piazza Municipio durante una lite per futili motivi, è un fiume in piena. Sta incanalando il dolore per la perdita del figlio affinché quello che successe in quella maledetta notte di un anno e mezzo fa non sia come quelle tante tragedie accadute invano. Domani Daniela Di Maggio terrà un’audizione presso la Commissione parlamentare d’inchiesta sullo stato di sicurezza e degrado delle città e delle loro periferie.

“Durante il mio intervento inoltrerò un altro appello sulla necessità di inasprire le misure restrittive nei confronti dei minori trovati in possesso di armi. La denuncia non basta, serve il carcere”, ha detto il presidente dell’associazione ‘Giogiò Vive’, che in Parlamento accenderà i riflettori anche su due altri aspetti legati alla violenza giovanile e alla criminalità organizzata. “Mi sono già battuta affinché la legge cambiasse – riprende il presidente dell’associazione ‘Giogiò Vive’ – e sotto alcuni aspetti abbiamo riscritto la storia. Adesso voglio lottare per portare avanti tre battaglie a cui tengo in maniera particolare. La prima riguarda la revoca dei permessi premio a chi è in carcere per scontare una condanna per omicidio, proprio come il killer di mio figlio. Vorrei evitare che tra qualche anno possa ritrovarmi davanti all’assassino di Giògiò mentre sorseggia uno spritz al bar”.

“Il nostro ordinamento prevede la riabilitazione dei detenuti – riprende Daniela Di Maggio – ma ciò deve avvenire all’interno degli istituti penitenziari e non fuori. Altrimenti chi è stato condannato per omicidio non fa mai i conti con il dolore. E’ giunta l’ora di pensare anche alle vittime e non solo ai carnefici. Per questo dico che i killer non devono mai più mettere il piede fuori dal carcere”. “A Roma, inoltre, vorrei invitare tutti a riflettere su un fenomeno che si sta verificando negli ultimi anni sui social, dove c’è gente che inneggia alla malavita. Mi batterò affinché venga introdotto il reato di apologia camorristico-mafiosa, così magari sui telefonini non scorreranno più le immagini di chi si fa i selfie con armi e soldi e soprattutto di chi esprime solidarietà nei confronti dei carcerati si trovano in galera perché, magari nonostante la giovane età, a scontare una condanna per omicidio dopo aver ucciso senza pietà”.

I risultati ottenuti da Daniela Di Maggio in questo lasso di tempo in cui suo figlio Giovanbattista Cutolo non è più fisicamente accanto a lei, hanno già alleviato le sofferenze di chi fa i conti quotidianamente con un territorio complicato. “Sono molto legata all’orchestra Giovanbattista Cutolo di Castelvolturno con ragazzi di colore e piccoli musicisti diversamente abili – dice Daniela Di Maggio, presidente dell’associazione ‘Giògiò Vive’ – credetemi, la musica è la medicina migliore contro il degrado. All’audizione di domani in Parlamento, parlerò anche di un progetto che intendo realizzare a Caivano, un altro territorio che mi sta a cuore e per il quale continuerò a concentrare le mie energie”.

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