MILANO – Gli sforzi di risanamento delle finanze pubbliche devono proseguire “nel pieno rispetto del patto di stabilità e crescita”. Ed “è particolarmente preoccupante che la più ampia deviazione rispetto agli impegni assunti si riscontri in Italia. Un paese in cui il rapporto tra debito pubblico e Pil è notevolmente elevato”.
I timori della Bce
Nel suo bollettino economico la Banca centrale europea conferma i timori legati all’Italia, che rimangono vivi anche dopo l’accordo tra Roma e Bruxelles sulla manovra di bilancio che ha scongiurato una procedura di infrazione da parte dell’Ue. Se le prospettive del debito pubblico dell’area dell’euro per i prossimi due anni sono peggiorate, avverte la Bce, la responsabilità è soprattutto del nostro Paese. “Il più elevato disavanzo è in parte il risultato di un notevole peggioramento del saldo di bilancio previsto in Italia seguito all’espansione fiscale inserita nei documenti programmatici di bilancio che violerebbe gli impegni presi”.
L’Italia devia dal patto di stabilità
A preoccupare è anche “la mancata costituzione di sufficienti margini di bilancio, protratta nel tempo, in paesi con elevati livelli di debito pubblico”. La Bce sottolinea che, per il forte indebitamente, questi Stati rischiano di trovarsi obbligati “a inasprire le politiche di bilancio in periodi di futuro rallentamento economico”. Le tensioni sui debiti sovrani si riflettono sugli spread. I differenziali di rendimento dei titoli di Stato dell’area dell’euro “si sono mantenuti sostanzialmente stabili”. Con l’eccezione “di quelli italiani che hanno evidenziato una notevole volatilità”.
Riduzione dei margini
Il consiglio direttivo della Bce “continua ad attendersi che i tassi si mantengano sui livelli attuali almeno fino all’estate del 2019. E in ogni caso finché necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”, si legge nel bollettino. Nella riunione del 13 dicembre il board della banca centrale “ha determinato che gli acquisti netti nell’ambito del programma di acquisto di attività terminino a dicembre 2018”. E allo stesso tempo “ha rafforzato le indicazioni prospettiche sui reinvestimenti”.
Politica monetaria, i fattori di rallentamento
Il capitale rimborsato sui titoli in scadenza sarà reinvestito integralmente, perché è ancora necessario “uno stimolo significativo” da parte della politica monetaria. “Per sostenere l’ulteriore accumularsi di pressioni interne sui prezzi e la dinamica dell’inflazione complessiva nel medio periodo”. Misure rese necessarie anche da un quadro globale che non rassicura.
Pur continuando a evidenziare una buona tenuta, la Bce sottolinea che “l’attività economica mondiale è divenuta più disomogenea e mostra segnali di moderazione della propria dinamica”. Tra i fattori di rallentamento ci sono “la maturazione del ciclo economico mondiale, il venir meno del sostegno fornito dalle politiche nelle economie avanzate. E l’impatto delle tensioni sui dazi tra Stati Uniti e Cina gravano sull’attività mondiale”.
(Lapresse/AWE/di Simone Gorla)