NAPOLI – Il pizzo di Pasqua, purtroppo, non è una leggenda metropolitana. Nel senso che le richieste estorsive da parte dei clan fanno parte ancora dell’attualità. Tutti sanno che le cosche si avvicinano alle vittime soprattutto in tre distinti periodi dell’anno: a Natale, a Pasqua e a Ferragosto. In questi periodi, infatti, emissari dei gruppi criminali avvicinano le vittime per chiedere un contributo economico per aiutare le famiglie dei detenuti. Visto che le festività natalizie, pasquali ed estive corrispondono a ricorrenze comandate, i clan preferiscono scegliere questi periodi dell’anno per chiedere un extra agli imprenditori. Proprietari di attività commerciali vengono avvicinati dagli uomini spediti dai clan per pagare il pizzo. C’è da dire che l’usanza purtroppo esiste ancora, anche se c’è da sottolineare che al momento riguarda soprattutto i gruppi criminali che negli anni non sono riusciti ad evolversi.
Lo sviluppo dell’economia ha dato la possibilità ai clan di diversificare i loro investimenti e le loro fonti di approvvigionamento. Però, secondo quanto risulta alle informative delle forze dell’ordine, pare che resiste uno zoccolo duro che vede nella richiesta del pizzo in occasione delle feste comandate come un modo sicuro di aumentare i guadagni della cosca. Chi appartiene a queste realtà viene definito come appartenente alla camorra stracciona. Al momento, pare che nella provincia di Napoli le richieste del contributo per le festività sia una pratica che resiste nei quartieri di Ponticelli e Pianura. Secondo le forze dell’ordine i De Micco-De Martino nella periferia est di Napoli e i Carillo nella zona est del capoluogo partenopeo nelle ultime settimane hanno avvicinato le vittime per pretendere somme di denaro in vista delle festività pasquali.