E’ trascorso più di un anno da quando si è insediato l’improvvisato governo a guida Carroccio-5Stelle. Da allora, il panorama socio economico dell’Italia, dipinto a tinte fosche da pentastellati e leghisti, non è certo migliorato. Il Paese è praticamente fermo, il PIL a cifre negative, il debito pubblico in incremento e così la disoccupazione: si annaspa per trovare una quarantina di miliardi per tenere fede agli impegni presi con Bruxelles.
La panacea dei mali sopra elencati era stata identificata, dal partito di via Bellerio, con il blocco dei migranti, la riduzione della criminalità (leggi: legittima difesa), l’adozione della “Flat Tax”. Sul versante del “Movimento”, la ricetta era stata identificata, invece, con la lotta senza quartiere alla corruzione politico parlamentare (al grido cadenzato di onestà taratatà), la radicale sostituzione del ceto politico esistente, la cancellazione di ogni sapere, esperienza e competenza per poter governare la Nazione, la destrutturazione della legge Fornero sulle pensioni, l’elargizione del reddito di cittadinanza, indicato come rivoluzionario rimedio addirittura in grado di cancellare la povertà.
Sulla base di queste intese fu stipulata la sbrigativa alleanza di governo rivelatasi poi, allo stato dei fatti, fallimentare. Sì, perché la cosiddetta rivoluzione si è trasformata, via via, nella riedizione, su vasta scala, del vecchio ed abusato sistema di governo a spesa assistenziale: elargizioni destinate agli appartenenti a quelle categorie sociali che da sempre orientano il proprio voto sulla base di quel che ottengono dal governante di turno.
Ed ecco allora che l’uso della leva della spesa statale a debito crescente, torna ad essere lo strumento di governo e di consenso sociale. Seppur si agitano gli spettri xenofobi sul pericolo dell’invasione musulmana, della corruzione mafiosa da debellare, della lotta contro la matrigna Europa, seppur si invoca il ricambio generazionale per favorire il cambiamento delle vecchie e logore istituzioni parlamentari, alla fine la formula vincente continua ad essere quella della “politica assistenziale”.
Non ci sono spauracchi che tengano! Quando i nodi vengono al pettine emerge l’approssimazione delle soluzioni proposte. Soffermiamoci sulla principale delle offerte propagandate dal governo gialloverde: il reddito di cittadinanza. In primo momento questa “misura” era stata presentata come l’elargizione di un sussidio indiscriminato per milioni di persone senza arte e né parte. Poi, successivamente, si sono introdotti limiti e condizioni che hanno drasticamente ridotta la platea dei presunti beneficiari: si è passati così dai cinque milioni iniziali a poco più di un milione e mezzo di cittadini.
Alla fine, i richiedenti sono risultati poco più della metà anche di quel milione e mezzo, ed il baricentro delle richieste non è risultato certo il Sud dove pure si prevedeva ci sarebbe stata una larga adesione. Peggio ancora, al danno si è aggiunta la beffa perché, a parte l’ulteriore spesa per l’assunzione di qualche migliaio di “navigator”, dati Inps alla mano, è emerso il caso delle famiglie povere che hanno ricevuto 40 euro o poco più. Si, avete letto bene: 40 euro. E si tratta di 35mila casi, il 7% delle 472mila domande accolte, che, sommati ai nuclei rimasti sotto i 100 euro, arrivano a quota 50mila (13,1%).
Insomma, più che reddito, questi sono…spiccioli di cittadinanza del tutto simili al famoso bonus di renziana memoria!! Ora, diciamocela tutta: così come fu semplice illudere, dai banchi dell’opposizione, che si sarebbero dispensati benefici economici a tutti senza incidere sullo stato delle cose, altrettanto facile è stato constatare la vacuità di tali promesse. Gli italiani pretendono il cambiamento ed accettano per buona qualsiasi teoria che si proponga di moralizzare le cose alla espressa condizione, però, che i cambiamenti riguardino gli altri.
I furbi, i levantini, che hanno finto di non aver ricevuto benefici dalle politiche pregresse della prima e della seconda repubblica, hanno assecondato la teoria menzognera, trasformando se stessi in candidi ed ignari cittadini. Su questa base hanno potuto allignare la panzana grillina e la demagogia leghista. Agli eterni clienti politici non basta l’elargizione di un reddito sociale indeterminato se questo comporta l’emergere dalla comoda condizione di lavoratore in nero. Non basta la carità pelosa per gli eredi del familismo amorale.