La Cassazione annulla la scarcerazione. Estorsione, Di Cicco torna in manette

Giannuzziello ’o mericano è ritenuto elemento di spicco dei Mallardo

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GIUGLIANO – I lampeggianti delle pattuglie dei carabinieri che illuminano il ‘salotto buono’ della città. Un blitz fulmineo, un’operazione lampo che ha visto finire in manette un volto non nuovo a questo tipo di vicende. Parliamo di Giovanni Di Cicco, che forse agli ambienti di Chiaia dirà poco, ma a quelli di Giugliano dice molto. Lì, nel gigantesco comune dell’hinterland nord, lo conoscono come Giannuzziello ’o mericano e, soprattutto, per la sua affiliazione di lungo corso al clan Mallardo, che da quelle parti è una regola. Di Cicco, 62 anni, si trova di nuovo dietro le sbarre. Eppure le sbarre le aveva lasciate da poco. Da quando un’ordinanza a suo carico, che gli era stata notificata a settembre, era stata annullata. L’iter giudiziario si è mosso da un annullamento all’altro, arrivando al verdetto della Cassazione che ha cancellato la scarcerazione, rendendo Di Cicco un nuovo ricercato. Così i carabinieri della sezione operativa di Giugliano si sono messi di nuovo sulle sue tracce, riuscnedo a individuarlo in un’abitazione nel quartiere Chiaia, risultata di proprietà della sua ex moglie. Di Cicco era destinatario di un’ordinanza di ripristino della custodia cautelare in carcere emessa dopo la decisione della Corte di Cassazione, che ha annullato la precedente scarcerazione disposta dal Tribunale del Riesame.
Insieme a Di Cicco, risulta destinatario della stessa misura anche Vincenzo Strino, detto Enzo ‘o toro, anche lui pluripregiudicato e coinvolto nella stessa inchiesta per associazione mafiosa. Strino, però, è ancora irreperibile e sono in corso ricerche serrate per rintracciarlo. Dopo l’arresto, Di Cicco è stato trasferito nel carcere di Secondigliano, a disposizione dell’autorità giudiziaria. I fatti contestati risalgono al 2018. In particolare, secondo la ricostruzione degli inquirenti (condivisa dal gip), Di Cicco e Strino si sarebbero occupati di individuare e sottoporre a estorsione i cantieri edili ubicati nel territorio di Giugliano sotto la direzione di Stefano Cecere, non indagato per questa vicenda, già condannato per l’omicidio di Aldo Autuori, autotrasportatore ammazzato il 25 agosto del 2015 a Pontecagnano, in provincia di Salerno.

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