Torino – Siccome pochi dubitavano che la Juventus avrebbe messo insieme la nona vittoria in campionato, vittima sacrificale (stavolta) il Genoa di Ivan Juric, ecco che con discreto rumore e abbastanza all’improvviso la gioiosa macchina da guerra bianconera si è fermata, incapace di andare oltre il pareggio per colpa di stessa più di chi aveva davanti.
L’analisi del primo mezzo passo falso va spostata anche a martedì prossimo, per la sfida contro il Manchester United. Allora, ragionando in chiave Champions League, l’evidenza più grande e grossa è quella di Cristiano Ronaldo, la sua forma, la sua potenza, la sua classe, la sua voglia: un gol, un palo, alcune magie di arte varia e quel doppiopasso che solleva tanti ‘ohhh’ ammirati. Insomma, Cr7 c’è e, immaginiamo, ci sarà anche all’Old Trafford, in un contesto ovviamente più duro. Gli altri, per la verità un po’ meno: Mandzukic è stato impalpabile, sempre fuori contesto. Ma peggio del croato – quando sono stati chiamati in causa, nella ripresa – hanno fatto Douglas Costa (unica attenuante: era al rientro) e Dybala, ormai un lontano parente de La Joya.
Male pure la difesa: la dormita di Bonucci in occasione del pareggio genoano è da santa inquisizione. Ed era capitano, l’ex milanista. Troppa responsabilità? Eccessiva superficialità?La presenza di Piatek, capocannoniere (a sorpresa) del campionato, aveva trasformato la prova della retroguardia campione d’Italia in una sorta di test: qualcuno, esaltando le doti balistiche del cecchino polacco, aveva pensato a sbandamenti e paure. Per la verità, Piatek non l’ha praticamente mai strusciata, un po’ come il suo collega Kouamé. L’unico guizzo, dopo 8 minuti della ripresa, è stato un tiro che il connazionale Szczesny ha deviato il corner. In compenso ci ha pensato Bessa e, più ancora, Juric, che ha ridisegnato la sua formazione nel secondo tempo rimediando alle storture del primo.
La Juventus è mancata lì, forse tradita dall’illusione che fosse tutto normale, codificato, certo; forse intrappolata mentalmente dall’impegno di Champions League; forse rallentata dai ritmi lenti dei centrocampisti e da una strana confusione mentale. Ma con i forse non si va lontano.
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Ha funzionato benissimo la catena di destra, là dove Cancelo e Cuadrado sanno alternarsi e integrarsi, sono dispensatori di traversoni e di assist, soprattutto costringono gli avversari a non spingere mai. Meglio loro due di Alex Sandro, che spesso ha agito da solo, tenuto conto che Ronaldo è abituato a partire da sinistra e accentrarsi. E poi proprio CR7, vicinissimo alla doppietta, l’unico che alimenta sempre e comunque la speranza che qualcosa in area possa capitare. Anche se con il Genoa è capitato una sola volta. E non è stato sufficiente per fare nove per tre uguale ventisette.