Da alleati a nemici. Il passo è stato breve, anzi brevissimo. A far scoppiare la faida nel quartiere orientale di Ponticelli è stata la decisione di escludere i membri del clan De Martino ‘XX’ dalla ripartizione dei profitti criminosi e delle cosiddette ‘mesate’ alle famiglie dei detenuti.
Fino all’agosto dello scorso anno, infatti, la famiglia De Martino operava all’interno del ‘cartello’ formato dai clan De Luca Bossa, Minichini e Casella. Un ‘cartello’ espressione, secondo gli inquirenti, dell’Alleanza di Secondigliano, che riunisce i clan Contini del Vasto, Licciardi di Secondigliano e Mallardo di Giugliano.
Una violenta contrapposizione. Negli ultimi mesi, infatti, si è assistito, a Ponticelli, a numerosi agguati, con cadenza quasi quotidiana. Una faida venutasi a creare per lo scontro interno al ‘cartello’, originato dall’estromissione della cosca guidata dal detenuto Antonio De Martino e dalla madre Carmela Ricci dalla ripartizione dei profitti delle attività criminali e delle ‘mesate’ alle famiglie dei detenuti imposta dai vertici del sodalizio madre.
Uno scontro interno che sta mettendo a ferro e fuoco l’area orientale e che rischia di allargarsi anche ad altri gruppi malavitosi di altri quartieri.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti il primo fatto di cronaca ascrivibile alla faida è l’agguato del 26 settembre scorso in via Esopo nei confronti di Salvatore Chiapparelli detto Toporecchia e Fabio Risi, ritenuti vicini al clan De Martino. A seguite, il 7 ottobre, l’agguato nei confronti di Rodolfo Cardone, anch’egli ritenuto vicino al clan De Martino, commesso in via Fratelli Grimm e di cui è accusato Giuseppe Righetto. Quindi l’agguato a Rosario Rolletta detto friariell, oggi collaboratore di giustizia ma all’epoca esponente di spicco del clan De Martino, avvenuto il 2 novembre e per il quale sono indagati Giuseppe Righetto e Nicola Ausilio. Nella notte tra l’11 e il 12 marzo scorsi ecco la risposta dei De Martino con l’agguato nei confronti di Giuseppe Righetto che però avrebbe sortito, secondo la Dda, come risposta l’omicidio di Giulio Fiorentino e il tentato omicidio di Vincenzo Di Costanzo, entrambi affiliati al clan De Martino, commessi il 13 marzo scorso. Quindi le bombe: l’esplosione dell’ordigno in via Crisconio e il tentato omicidio di Ciro Cotugno del 18 marzo scorso; l’esplosione di colpi d’arma da fuoco, lo scorso 8 maggio, in via dei Mosaici che, secondo gli inquirenti, avrebbe visto tra le vittime designate Luigi Austero; l’esplosione, l’11 maggio scorso, in via Vera Lombardi di un ordigno che distrusse la Smart utilizzata da Francesco Clienti; e, infine, l’esplosione, del 12 maggio scorso, di un ordigno lanciato da un cavalcavia sulle abitazioni di via Esopo. Per quest’ultima azione sono stati arrestati Luigi Austero, Luca La Penna e Alfonso De Luca.
Napoli, la faida di Ponticelli esplosa per le ‘mesate’
I De Martino operavano nel cartello dei De Luca Bossa-Minichini-Casella