La famiglia di Sandokan accusa Orlando Diana: “Era l’uomo di Zagaria sul Comune”

E’ stato consigliere dal 2004 al 2012. Schiavone: “Nascondeva le armi di Caterino”

CRO CASERTA, QUESTURA, OPERAZIONE POLIZIA ARRESTI ARRESTI CASALESI. ARRESTATA ANCHE LA MOGLIE DEL BOSS SCHIAVONE, IN FOTO (NEWFOTOSUD RENATO ESPOSITO)

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Sarebbero stati Orlando Diana, 41enne, ex consigliere comunale, e Maurizio Zippo, 57enne, a rappresentare gli interessi del clan dei Casalesi nel business delle cooperative sociali: è la tesi su cui, da circa tre anni, sta lavorando la Squadra mobile di Caserta. E se la Procura distrettuale di Napoli, che coordina l’indagine, le sta dando credito, al netto di intercettazioni e riscontri documentali, è anche per le diverse dichiarazioni fatte dai collaboratori di giustizia sui due personaggi (indagati a piede libero per associazione mafiosa). Tra i pentiti ascoltati dai magistrati c’è Nicola Schiavone, primogenito del capoclan Francesco Sandokan: “Sono andato anche in vacanza con Orlando Diana – ha raccontato nel 2018 al pm Maurizio Giordano -. Tra i vari viaggi ricordo uno a Montecatini e un altro a Malta. […] I suoi rapporti con Michele Zagaria sono molto buoni, al punto che posso tranquillamente affermare, per mia scienza diretta, che mi deriva da tale intensità di frequentazione con costui, che Diana era la faccia pulita di Zagaria sul Comune di San Cipriano d’Aversa quando intraprese anche un’attività politica durante la sindacatura Martinelli”. La parentesi amministrativa di Diana, iniziata nel 2004, si è chiusa nel 2012. Ora a sedere in Assise c’è la moglie, Giuseppina Barbato (estranea all’inchiesta).

“Il rapporto tra me e lui – ha proseguito Schiavone – è durato alcuni anni, almeno fino al 2005-2006”. A farlo incrinare, ha riferito il pentito, sarebbero state, poi, questioni di donne. “Era fidanzato con la sorella di Mario Barbato, ma intraprese una relazione con la cognata, fidanzata del fratello di Mario. Quando seppi questa cosa, reagii mettendolo in cattiva luce, allontanandolo dal mio gruppo”.

Diana, stando a quanto sostenuto da Schiavone, era legato pure a Oreste Caterino e quest’ultimo “era solito nascondere le armi all’interno della sua abitazione”.

Finito l’idillio con Schiavone, il sanciprianese si sarebbe avvicinato definitivamente agli Zagaria: “Più volte ospitò Michele a casa”. Il 41enne è anche parente a Francesco Zagaria, alias Ciccio ‘a benzina, defunto marito di Elvira Zagaria, sorella del capoclan Michele, e ritenuto dagli inquirenti il principale collegamento della cosca di Casapesenna con i politici e con il mondo della Sanità.
Il primogenito di Sandokan alla Dda ha parlato anche di Maurizio Zippo. “E’ detto Zippetiello, si frequentava con Ernesto De Luca del clan Iovine”.

A fornire informazioni alla Procura distrettuale su Orlando Diana è stata anche Giuseppina Nappa, ex moglie di Sandokan, dal 2018 sottoposta al programma di protezione offertole per la collaborazione con la giustizia intrapresa dal figlio Nicola. “Si tratta di una persona che è stata molto vicina a Zagaria, ospitandolo anche durante la sua latitanza Tale notizia – ha riferito nel 2020 al pm Simona Belluccio – mi è stata data dal fratello della moglie di Orlando Diana”.

Accuse pesanti che non rappresentano verità assolute: alla Dda il compito di valutarle e riscontrarle. Del resto, l’indagine sul mondo delle cooperative è ancora in corso. Al momento è sfociata solo in perquisizioni presso le sedi di svariate società, attive nel ‘Terzo settore’, e presso le casa di Diana, Zippo e di altri 15 indagati. Ha acceso i riflettori sulle coop che orbitano intorno agli imprenditori Pasquale Capriglione, di Falciano del Massico, Luigi Lagravanese, di Aversa, i già citati Diana, Zippo e alla commercialista Eufrasia Del Vecchio, residente a Casapulla e sorella del ras Carlo del Vecchio: stando alla tesi degli investigatori si sarebbero aggiudicate in questi anni appalti su appalti da Comuni e Ambiti territoriali grazie a procedure illecite messe in atto con la complicità di politici e dipendenti pubblici. Il tutto, dice l’accusa, all’ombra del clan dei Casalesi.

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