La fine di un regno

Vincenzo D'Anna, già parlamentare

In queste ore giungono, un po’ da tutti i media, notizie circa lo stato di salute di Silvio Berlusconi, ricoverato in terapia intesiva all’ospedale San Raffaele di Milano. Per quanto vagamente nascosta dietro la semantica medica, la diagnosi per il Cavaliere è lapidaria: leucemia cronica. Una malattia con vari stati di gravità, non sempre mortale ma comunque insidiosa e preoccupante, soprattutto se il malato è un uomo di 86 anni, come l’ex premier, già colpito, tra l’altro, da pregresse patologie. Per il lettore profano in materia occorre spiegare che il blocco dei tessuti midollari produttori delle cellule del sangue, può colpire il soggetto a diversi livelli interessando i globuli bianchi, i globuli rossi e le piastrine, oppure entrambe le linee di produzioni ematologiche. Ora, più il blocco riguarda le cellule indifferenziate (quelle primordiali dalle quali discendono tutte quelle mature e funzionali) delle due linee di elementi ematici, più grave (ed a prognosi infausta) è la malattia. Nel caso di Berlusconi, ad essere interessata è la linea di produzione di un particolare globulo bianco (monociti). Questi riproducendosi in modo anomalo invade il midollo, determinando un deficit delle difese organiche che espone il malato ad infezioni anche molto gravi. Va da sé che la forte fibra e la tenacia caratteriale possano rivelarsi certo di forte ausilio nel fronteggiare la patologia. Pertanto, l’augurio sincero che ne deriva è che ancora una volta il fondatore di Forza Italia possa uscire indenne anche da questa brutto inciampo. Ancorché questo sia auspicabile, è però pure verosimile che una situazione del genere possa non mettere più il leader politico nelle condizioni di assoggettarsi a stress e super lavoro, né a trascurare un regime di vita consono sia all’età sia agli acciacchi a cui è finora andato incontro. “Prima vivere, poi filosofare” è la massima che maggiormente si addice in questi frangenti all’uomo che, più di ogni altro, ha cambiato le regole del far politica nel Belpaese. Iper cinetico, instancabile, egocentrico, intelligente, pragmatico, brillante ed al tempo stesso carismatico: sono state queste le caratteristiche umane alla base dei suoi tanti successi elettorali, sportivi ed imprenditoriali. Venendo meno, per stato di necessità, la sua “presenza attiva”, si stenta ad immaginare quale ruolo e funzione concreta possa svolgere l’attuale Senatore forzista una volta eventualmente dimesso. Tuttavia pur ridotto in sedicesimi nei risultati elettorali, rispetto ai primi lustri della sua gloriosa “discesa in campo”, l’ex presidente del Consiglio ha mantenuto un minimale consenso fatto in prevalenza da veri e propri tifosi, da persone che ancora credono in lui, allo sfavillio del suo “intuito politico” e del messaggio suadente, della sua lotta per una “rivoluzione liberale” rimasta nel guado di un’eterna e mai compiuta transizione del sistema di potere e dello Stato. Parliamoci chiaro: nonostante il naturale declino fisico e quello provocatogli dagli scandali di cui si è reso sovente protagonista, per avventatezza e licenziosa supponenza, Berlusconi rimane un animale politico, un epigono delle riformismo, un leader mai del tutto tramontato. Le vestigia di un passato nel quale egli ha travolto ogni previsione, sconfitto l’intera sinistra ed i suoi candidati, innovato il linguaggio e la propaganda, prima biasimato e poi pedissequamente copiato da tutti, restano come titoli acquisiti e non soggetti all’oblio del tempo edace. E’ certo presto per il “coccodrillo” (il ricordo che già è stato confezionato nelle redazioni dei giornali per il giorno della sua scomparsa) come tutti gli auguriamo con sincerità, ma già da adesso dentro il suo partito, ovvero il simulacro di un movimento che non andò mai verso una democrazia interna ed una classe dirigente scelta se non per contiguità e fedeltà alle idee del capo, si pone il problema della successione. Silvio non intende investire un suo erede, restio ad introdurre altre regole interne che non siano la cooptazione, la sua eredità politica finirà verosimilmente con lui stesso. Sembra paradossale che, nonostante le vicissitudini personali, i processi, le condanne, la gogna alla quale è stato soggetto in questi anni, da parte degli odiatori di mestiere, il messaggio del Cavaliere sia da considerare ancora attuale seppure largamente incompiuto. Certo anche per colpa sua e dell’idiosincrasia che lo caratterizzava nello scegliersi collaboratori e menti pensanti veramente autonome, dopo aver licenziato nel corso degli anni, brillanti intellettuali, politici avveduti e capaci di tradizione liberale, sostituendoli con i cortigiani. Al di là di aver fatto prevalere spesso i suoi interessi sugli obiettivi dichiarati, Berlusconi ha anche trovato numerosi ed insormontabili ostacoli verso il cambiamento riformatore. Ha pagato il dazio con un popolo che lo ha adorato quando rifulgeva ed ammaliava ma che è da secoli rimasto impantanato nel coltivare il proprio interesse particolare e per questo teme ogni vero cambiamento e rivoluzione. Quale sia stata la dimensione politica del Cavaliere in ogni caso sarà la Storia a dirlo non la cronaca spesso becera e mendace dei suoi nemici. Quello che si prospetta non è la fine di un uomo, la caduta di un politico, bensì la fine di monarca e del suo un regno.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome