Gli auguri che oggi ci scambiamo anche con i lettori del giornale ci permettono di condividere il dono dell’amicizia come la più viva delle ricchezze umane. Si può infatti leggere un quotidiano, apprendere le notizie che comunica con l’atteggiamento di chi ne approva i commenti o ne discute le scelte e gli orientamenti, ma non potendo negare che esso crea una rete, stabilisce la possibilità di un dialogo importante e necessario alla vita della società umana e di ciascuno dei suoi membri.
Permettetemi allora, in questo giorno di festa, di rivolgere a tutti un augurio natalizio che, nel sereno rispetto di ogni diversa visione, religiosa o laica, della vita, spero, possa essere accolto come un dono di amicizia. In questo spirito di serena amicizia, mi piace, in questa particolare giornata, condividere con tutti l’accorata invocazione che un antico Sapiente d’Israele, già nell’Antico Testamento, elevava al Dio vivente e che da millenni continua a risuonare nella preghiera mattutina della Chiesa: “Riempi Sion del tuo splendore” (Sir 36,16). Se l’antico Sapiente d’Israele pensava alla vita del suo popolo, del popolo chiamato a vivere in Sion, la Chiesa fa sua quella stessa invocazione rivolgendo la sua speranza al mondo intero, a tutta l’umanità.
Mi pare significativo che l’antico Sapiente d’Israele si rivolga a Dio per invocare la luce, ma parlando di uno splendore che possa riempire di sé tutta la realtà della vita del popolo. Lo splendore, infatti, non è una luce che si prende da una possibile fonte di energia per orientarla a conoscere un punto o un aspetto da individuare per poi usarne o gestirne le possibilità. Lo splendore è luce che promana e si diffonde da una realtà, meglio dovremmo dire da una presenza. È luce che non si concentra su un punto lasciando il resto in ombra, è luce che viene da un punto e quasi avvolge di sé tutto ciò che incontra, ne conosce la forma, ne esalta la presenza e la verità. Lo splendore è presenza che incontra ogni altra presenza. Come in tante rappresentazioni artistiche della sua natività, lo splendore che promana dal Bambino Gesù illumina dal basso, dalla terra, dalla povera paglia su cui è deposto, i volti e le presenze che si chinano su di Lui, sembra, anzi, avvolgerle ed abbracciarle, ne distende i tratti, ne esalta i sentimenti ed il desiderio di vita. Come una benedizione, lo splendore della sempre nuova presenza del Bambino che viene per noi si effonda sulla vita del mondo e ci doni di riconoscere, rispettare e amare la verità e la bontà, la bellezza di ogni altra sua creatura. E sarà la pace.
di Monsignor Angelo Spinillo, Vescovo della Diocesi di Aversa