La mafia a tavola, l’allarme della Coldiretti

Un pericolo presente anche al ristorante dove ancora vengono portate vecchie oliere e bottiglie senza il tappo anti rabbocco che sono vietati da anni

Carrello della spesa

MILANO – Dalla mozzarella sbiancata con la soda al pesce vecchio rinfrescato con un ‘lifting’ al cafados, dalla carne dei macelli clandestini di animali rubati al pane cotto in forni con legna tossica. Dalle nocciole turche prodotte con il lavoro dei minori al miele ‘tagliato’ con sciroppo di riso o di mais. Sono solo alcuni esempi di come la criminalità porti in tavola prodotti illegali, pericolosi o frutto dello sfruttamento dei lavoratori. È quanto afferma la Coldiretti, che ha apparecchiato per la prima volta la tavola de ‘Il crimine nel piatto degli italiani’.
Con i casi più eclatanti, dall’antipasto al dolce, di portate illegali frutto di traffici, inganni, frodi e manipolazioni. Per speculare sul cibo e sulle filiere agroalimentari.

La mafia a tavola, l’allarme della Coldiretti

Una iniziativa promossa a Roma in occasione della presentazione del sesto Rapporto Agromafie sui crimini agroalimentari in Italia. Ed elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare.

Dalla mozzarella sbiancata alle frittelle, i cibi ‘illegali’ che finiscono sulle nostre tavole

Il menù del crimine vede fra gli antipasti la mozzarella sbiancata con carbonato di soda e perossido di benzoile. Oppure le frittelle di bianchetti, conosciuti a Napoli come cicinielli, vietati dalla Ue, che ne mette fuori legge la cattura, lo stoccaggio, l’immagazzinamento e la vendita che purtroppo però ancora avviene attraverso le vie illegali.

Nel mirino anche il riso della Birmania e tartufi cinesi spacciati per italiani

Se poi si passa ai primi – sottolinea la Coldiretti – sulla tavola del crimine si può trovare il riso che arriva dalla Birmania frutto della persecuzione e del genocidio dei Rohingya. Quando poi si passa ai secondi – evidenzia la Coldiretti – si rischia di trovare nel piatto del pesce vecchio ‘ringiovanito’ con il cafados, una miscela di acidi organici e acqua ossigenata che viene mescolata con il ghiaccio e consente di dare una freschezza apparente. Oppure una bistecca che arriva da macelli clandestini senza alcun controllo sanitario sia sulla carne che sui locali nei quali viene sezionata e tantomeno sulle procedure igieniche usate dai ‘macellai’ per il lavoro.

Sui contorni la ‘tavola del crimine’ propone tartine di tartufi cinesi spacciati per italiani visto che il ‘Tuber indicum’ è simile del tartufo nero nostrano. Al quale assomiglia nell’aspetto senza però possederne le straordinarie qualità organolettiche e funghi porcini secchi romeni serviti come italiani. Il tutto innaffiato da vino scadente adulterato con lo zucchero, la cui aggiunta è vietata in Italia. Per condimento si rischia di imbattersi, soprattutto tra i low cost, nella frode dell’olio di semi colorato alla clorofilla al posto dell’extravergine.

La truffa e l’imitazione del made in Italy

Un pericolo presente anche al ristorante dove ancora vengono portate in tavola vecchie oliere e bottiglie senza il tappo anti rabbocco. Che – spiega la Coldiretti – sono vietati da anni. Il rischio della truffa riguarda anche le formaggere dove al posto di parmigiano reggiano o grana padano dop vengono spesso spacciate imitazioni di infima qualità.

Ad accompagnare i piatti illegali c’è poi il pane cotto in forni clandestini. Dove si usano scarti di legna e mobili laccati contaminati da vernici e sostanze chimiche. Tra i dolci le preoccupazioni riguardano ad esempio i biscotti con il miele ‘tagliato’ con sciroppo di riso, mais o zucchero. Per gonfiarne il volume con sottoprodotti che costano un decimo del vero miele.

Si alimenta il circolo vizioso del commercio illegale

C’è anche il rischio di portare a tavola inconsapevolmente i frutti dello sfruttamento come le nocciole turche o le banane dell’Ecuador prodotte dal lavoro minorile come denunciato dal ministero del Lavoro degli Stati Uniti d’America. E infine, se si vuole regalare un fiore – conclude Coldiretti – c’è sempre in agguato il circuito della vendita illegale delle rose che sfrutta manodopera straniera in generale bengalese che fa il giro di ristoranti e pizzerie per ore e ore con mazzi di fiori da vendere alle coppiette a cena.

Garantire qualità e legalità ai consumatori

“È necessario controllare affinché tutti i prodotti che arrivano sulle tavole degli italiani, provenienti dall’interno o dall’estero dei confini nazionali rispettino gli stessi criteri. Garantendo che dietro gli alimenti in vendita sugli scaffali o serviti al ristorante, ci sia un percorso di qualità e legalità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute”. Lo afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che occorre vigilare sui cibi low cost dietro i quali spesso si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi se non l’illegalità o lo sfruttamento.

(LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome