Conte: “Per chi mi ha attaccato al parlamento Ue è stato il canto del cigno”

Foto Filippo Attili / LaPresse in foto Giuseppe Conte

ROMA – “Per chi mi ha attaccato al parlamento Ue è stato il canto del cigno”: è la risposta del premier Conte all’aggressione verbale subita all’aula di Strasburgo. “Me li aspettavo, gli attacchi – ha continuato. – Non prevedevo la scompostezza, le falsità”.

Lo scotto da pagare contro i vecchi sistemi

“Il mio – ha detto – è un governo che esprime il cambiamento in atto in Italia e in Europa. Per questo mi hanno attaccato. Molti di loro sanno che non verranno rieletti. Sono figli di forze con una vecchia ispirazione. Il nuovo vento li spiazza. Ma dispiace solo che per colpirmi siano ricorsi a falsità, tipo che facciamo morire i bambini africani in mare o che difendiamo il venezuelano Nicolàs Maduro”.

Le critiche di Guy Verhofstadt

Le parole più dure sono state pronunciate da Guy Verhofstadt, il leader liberale e europeista belga che due anni fa aveva trattato a lungo un accordo con i Cinque Stelle per farli entrare nel suo gruppo Alde. “Semmai – ha continuato il pemier Conte – ho visto nella polemica contro di me il tentativo di esorcizzare le novità di cui il mio governo è portatore. Tutti parlano di stabilità finanziaria, meno di stabilità politica e sociale. E si trascura il consenso interno altissimo che la mia maggioranza ha, altri Paesi no. Il premier socialista Pedro Sanchez, in Spagna, sta andando diritto verso il voto anticipato. In Belgio sul fiscal compact c’è stata una crisi di governo”

Un’Italia stabile

“Nei quaranta minuti del mio intervento ho cercato di far capire lo stato di crisi dell’Unione europea e di indicare le strategie per uscirne. Sono stato critico e costruttivo. Loro, invece, no. Doveva essere la loro vetrina, ma non l’hanno occupata bene”.

E sulla vicenda Italia-Francia ha aggiunto: “Più che di errore, parlerei di divergenza su un episodio. Sarebbe stato un errore se Di Maio si fosse mosso nel suo ruolo di governo. È andato come leader del M5S. Anche quando l’ungherese Viktor Orban di recente è venuto a incontrare il vicepremier leghista Matteo Salvini, è stato un incontro politico, tra leader di partito, e si è svolto a Milano. I gilet gialli per quanto in modo confuso e a volte sbagliato, cercano di interpretare quanto di muovo si sta muovendo nella società francese, che piaccia o no. A Strasburgo, invece, ho visto riaffiorare la vecchia politica”.

Chiaro su Maduro

“Lo ripeto: non lo abbiamo mai appoggiato. D’altronde, come risulta dalla lettera di Papa Francesco pubblicata dal Corriere, se le elezioni non sono credibili né democratiche, il discorso finisce lì. Maduro non può pensare che si assecondi una deriva del genere. E, se permette, anche noi siamo stati sempre chiari”.

Le critiche a Di Battista

Il premier è intervenuto anche sulle recenti sortite Di Battista relative al mancato appoggio a Guaidò: “Non ha un ruolo di governo. E le sue posizioni non lo rispecchiano. E, ripeto, non siamo isolati. Solo che non possiamo incoronare Guaidò adesso. Altrimenti dovremmo fare la voce grossa, spedire ultimatum, dare gli otto giorni che poi diventano nove, dieci, undici. E l’opzione militare non è percorribile. Vogliamo arrivare a elezioni libere in modo diverso. Per facilitarle e affrettarle. Maduro da me non può certo sentirsi appoggiato”. E su una sua possibile candidatura alle prossime elezioni europee, ha risposto: “Faccio il premier, non il candidato europeo. Non mi è stato proposto e non ho dovuto rifiutare niente”.

Mentre su Bankitalia taglia corto: “Capitolo complesso, meglio parlarne in un’altra occasione”.

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