NAPOLI – Minacce, insulti urlati da scooter e auto, rappresaglie. E poi, in ultima battuta, furti e rapine. Sono le conseguenze alle quali sono destinati i negozianti che si ribellano al pizzo imposto dal clan D’Amico nel Parco Conocal, rione dove – per citare gli abitanti – c’è una pistola ogni cinquanta metri. Il livello di pericolosità di alcune strade è così talmente noto e scontato che i residenti, ormai abituati, riescono a convivere con la criminalità organizzata senza particolari patemi.
Indagini in corso
Le indagini su quanto sta accadendo nella periferia orientale vanno avanti a fari spenti. Ma il solco scavato dagli investigatori è preciso. netto, ben delineato. E dal Conocal emergono storie che vedono vittime gestori e titolari delle piccole realtà commerciali di quartiere, quelle in cui ci si dà sempre il buongiorno chiedendo aggiornamenti sullo stato di salute dei parenti del cliente di turno. Al Parco Conocal di tutti si sa tutto e, come più volte sottolineato dagli esperti dell’antiracket, gli estorsori si muovono in maniera forse ancor più subdola, mascherano le richieste delle tangenti con i ‘regali’ verso famiglie che fanno del bene al quartiere. Estorsioni che non superano i due zeri, pizzo soft ma da imporre a tutti: macellai, salumieri, titolari di supermarket e mercerie, proprietari di negozi di ferramenta, e passando all’economia illegale anche a gestori di piazze di spaccio e pusher.
Il ‘nuovo corso’
E’ il nuovo corso criminale aperto dalle giovani leve della criminalità organizzata di Napoli est. Ragazzi di età compresa tra i 16 e i 25 anni, spesso discendenti diretti di boss un tempo nelle file del clan Sarno, stanno scalando le gerarchie malavitose del quartiere. Dove non arriva il sangue, arrivano i matrimoni e i fidanzamenti, e così molti degli aspiranti boss di domani stanno intrecciando relazioni con le figlie di capi e ras di camorra. Sono giovani, eppure tanto spietati: chi non paga il pizzo subisce furti e rapine violente. Sull’altro versante, quello rappresentato dallo spaccio di sostanze stupefacenti, funziona l’intesa con il clan De Micco (supportati da De Martino e, a loro volta, oggi guidata da giovani freschi di scarcerazione) con l’obiettivo di estromettere dal core business i rivali del clan De Luca Bossa, che hanno anche fallito (grazie alle forze dell’ordine) la ‘missione’ che prevedeva la conquista del Caravita di Cercola.
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