La morte di Cartesio

Non c’è filosofo dell’antichità, almeno tra quelli più famosi, che non sia conosciuto attraverso una frase, un breve concetto che ne identifichi il sunto del proprio pensiero. In questo modo la filosofia è divenuta patrimonio anche della gente comune. Nel panorama dei tanti eccelsi pensatori spicca la figura di Renato Cartesio, in francese René Descartes, filosofo e matematico ben noto per la frase “cogito ergo sum“ ovvero “penso e quindi sono”. L’elaborazione del pensiero identifica coloro che utilizzano la conoscenza ed i saperi per avere contezza delle proprie idee, del proprio valore e della consapevolezza che l’Uomo può porsi e risolvere, attraverso il ragionamento, ogni tipo di problema. Quindi è la qualità del ragionamento, ad identificare la qualità dell’Uomo e la sua capacità di far progredire la scienza in una visione pragmatica e razionale dell’essere. Se Cartesio fosse vissuto in questa epoca certo si sarebbe trovato a disagio. Sarebbe stato poco apprezzato come filosofo e molto come scienziato in grado di giungere a dimostrazioni matematiche. Come filosofo, inteso come colui che riflette sull’esistenza dell’Uomo e la ragione stessa della vita, avrebbe patito la condizione del disadattato, di una persona che non è più in sintonia con il modo di agire e di pensare della società nella quale vive. Chissà, con tutta probabilità anche lui sarebbe stato travolto dalla valanga di notizie che circolano sulla rete dei social network al punto tale da veder prevalere le opinioni, elevate allo stesso rango delle conoscenze scientifiche che, come è noto, sono soggette alla prassi di un verifica epistemologica, ovvero a prove di conferma e falsificazione degli assunti teorici. Parliamoci chiaro: oggi formarsi un opinione mediata dalla conoscenza, dalla riflessione, dal pensiero profondo, si ritiene appartenga ad un’epoca sorpassata. La velocità e la quantità di informazioni sono considerate elementi bastevoli per la conoscenza e per poter coltivare il paradigma che siano elementi sufficienti a poter contraddire qualunque ragionamento, pareggiare qualsivoglia cultura sedimentata nel tempo con assiduità di studi e di esperienze. Un dramma, un pegno che paghiamo quotidianamente alla superficialità, alla presunzione ed alla protervia di pseudo competenti che danno libero sfogo ai propri pensieri parificandoli ai saperi. Con l’aggravante che tali soggetti, un tempo, almeno si astenevano dal partecipare al dibattito sull’argomento trattato, nel mentre oggi hanno l’ardire di esprimersi e di conformare le fresche e rapide letture, provenienti dai social, alla solida cultura . Una massa di incompetenti partecipa a qualunque tipologia di dibattito spesso senza avere la capacità di comprendere il testo di quel che legge. Insomma l’aver acquisito, attraverso la cognizione digitale, una serie di informazioni, consente a costoro di metabolizzarla e trasformarla in radicate convincimenti e come tali li immettono nel fiume carsico delle “notizie”. Per quanto vaghe e bizzarre possano essere le loro conclusioni, ad esse viene conferito il crisma della veridicità facendo così circolare, a beneficio di altri improvvisati sapienti, le idee più strambe e confuse. Nascono e si affermano in tal modo le più assurde congetture, si organizzano gruppi ed associazioni che si ritengono depositari della verità sulla base delle condivisioni e dei like ricevuti. Sorgono in tal modo i cultori della teoria della terra piatta, dei complotti plutocratici per asservire l’umanità dopo averla sterminata coi vaccini, i credenti nelle scie chimiche, quelli nell’esistenza di presenze aliene che sotto mentite spoglie ci governano: gli immortali, i rettiliani, metamorfosi dalle sembianze umane di extraterrestri. Nasce da queste verità farlocche, prive di riscontro e verifica, una folta categoria di persone che vedono nelle istituzioni statali uno strumento che cela altri scopi e l’obiettivo di asservire essi stessi e l’umanità. Anche innanzi all’imperversare di una delle epidemie con esiti fatali che la storia dell’umanità abbia mai subito, i nostri “eroi” frappongono ostacoli ad ogni pratica medica e profilattica, ed ogni accorgimento per contrastare il morbo virale è interpretato come una manifestazione coercitiva della propria libertà. Innalzano bandiere e declinando i propri diritti ma dimenticando quelli di una collettività che paga ogni giorno pesanti tributi in termini di vite umane. Ogni supposizione, ogni cavillo diventa, per questa gente, una barricata sulla quale battersi contro la tirannia. Negli ultimi mesi decine di migliaia di persone sono decedute a causa, diretta oppure indotta, del Covid. Uno sterminio che non determina alcuna modifica di atteggiamenti nei libertari autodidatti. Cartesio e la sua filosofia sono da mettere tra i morti per Covid.

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