di Matteo Bosco Bortolaso
ROMA (LaPresse) – La nave Diciotti della Guardia Costiera è attesa per giovedì mattina nel porto di Trapani. I 67 migranti a bordo dovrebbero toccare presto la terra siciliana. Ma alcuni potrebbero finire in manette, dopo mille polemiche, con tanto di tira e molla tra il ministero dell’Interno e quello dei Trasporti. Quest’ultimo ha autorizzato il trasbordo dei migranti sulla Diciotti dal rimorchiatore Vos Thalassa, dove si sarebbero registrati disordini e minacce.
I migranti, agitati di fronte alla prospettiva di essere trasferiti alla Guardia costiera libica, avrebbero protestato con forza. Causando un parapiglia che avrebbe spinto il trasbordo sulla Diciotti. Al momento, a bordo della Diciotti ci sono uomini della Capitaneria di Porto e della Polizia di Stato, che stanno raccogliendo elementi da riferire poi all’autorità giudiziaria.
“Se c’è gente che ha minacciato e aggredito, non finirà in un albergo ma in galera”, tuona il vicepremier leghista Matteo Salvini, titolare del ministero dell’Interno
Salvini punta il dito contro i “delinquenti, non profughi, che hanno dirottato con la violenza una nave”. Auspicando che “finiscano in cella e poi vengano riportati il prima possibile nei propri paesi”. Insomma, prima dell’apertura del porto di Trapani, per Salvini, devono esserci i “nomi e cognomi dei finti profughi”.
La Diciotti, spiega l’altro vicepremier, il pentastellato Luigi Di Maio, è “una nave italiana intervenuta in una situazione da chiarire, bisogna farla sbarcare”, anche se con l’alleato leghista Salvini, “condividiamo le stesse perplessità” sull’accaduto. Condivisa, soprattutto, è la linea di governo: “I nostri porti non sono chiusi, ma lo sono per quelle Ong che non rispettano regole”, ha sottolineato Di Maio, usando parole simili a quelle del suo collega.
La situazione migratoria è stata al centro di un confronto tra lo stesso Salvini e il premier Giuseppe Conte. Durante la riunione si è parlato della Diciotti e della riunione europea dei ministri europei dell’Interno ad Innsbruck. All’uscita da Palazzo Chigi, Salvini ha ribadito che “il governo lavora in maniera compatta, parlano i numeri”.
Il ministro ha quindi rivendicato il calo degli sbarchi, in realtà già iniziato con la ‘cura Minniti’, suo predecessore. Dal 1 gennaio ai primi dieci giorni di luglio, i migranti arrivati in Italia sono stati circa 17mila, con una diminuzione dell’80% rispetto all’anno scorso.