ROMA – È la frenata della Lega sul reddito di cittadinanza l’argomento del giorno dentro Forza Italia. Nel partito azzurro ci si interroga sull’affondo prima di Giancarlo Giorgetti, poi di Armando Siri, che propone che i fondi del reddito vadano piuttosto alle aziende. Anche Assolombarda critica la manovra, con Carlo Bonomi che la giudica “totalmente scollegata dalla realtà”. E aggiunge: “Così non serve a niente, possono risparmiare i soldi per quanto ci riguarda”.
Spaccature latenti nel governo gialloverde
L’impressione è che le differenze di valori che dividono i due principali azionisti della maggioranza stiano venendo allo scoperto. A questo si aggiunge la pressione esercitata sulla Lega dalle classi produttive del Nord Italia. La speranza forzista è quella di un divorzio imminente. “Dopo Giorgetti anche Siri azzoppa il reddito di cittadinanza targato Movimento 5 Stelle – dice Mariastella Gelmini -. Finalmente la Lega si sta rendendo conto dei danni che farebbe al Paese una misura contro chi lavora e contro chi produce. Facciamo investimenti, non assistenzialismo”.
Il fronte europeo
Non è escluso che la mossa leghista punti a Bruxelles. Le elezioni europee del 2019 sono di fatto un banco di prova per gli europeisti e per i sovranisti. E così è già tempo di pensare alle future alleanze. Su questo tema è intervenuto il vicepremier Matteo Salvini si era sbilanciato: “Punto su un’alleanza tra popolari e populisti, con l’esclusione dei socialisti che già stanno estinguendosi da soli dappertutto”. Una strada però bocciata da Silvio Berlusconi in persona. “È probabile che Salvini prospetti l’ipotesi di allearsi con la parte conservatrice del Ppe – ha fatto sapere l’ex Cav –, ma mi pare francamente difficile da realizzare. Sarebbe un matrimonio innaturale. Il Partito popolare europeo è fortemente europeista. Non gli piace questa Europa, ma vuole essere il motore del suo cambiamento”.
Reddito come pure propaganda
Alessandro Cattaneo sottolinea il valore squisitamente propagandistico del reddito di cittadinanza. “È stato, in campagna elettorale, uno straordinario voto di scambio per il M5S e verrà strumentalizzato ancora in vista delle Europee. Ma le risorse mancano e se nel 2019 ci sarà copertura parziale, nel 2020 sarà ancora più complesso finanziarlo. I principali delusi saranno proprio coloro che devono beneficiarne”.
Gasparri: “È una grande truffa”
Il tentativo di Forza Italia è quello di far passare il principio di realtà all’interno di una comunicazione governativa che evita di sottoporsi a una stringente verifica dei fatti. “Al di là delle divergenti opinioni sul reddito di cittadinanza, Giorgetti non ha detto altro che la verità su questa misura demagogica, resta la truffa agli italiani – dichiara Maurizio Gasparri -. Ammesso che vengano stanziati effettivamente dieci miliardi per questa misura, tolto un miliardo che va ai centri per l’impiego, i rimanenti nove miliardi ci dicono che potrebbero essere erogati un milione di sussidi. Saremmo larghissimamente al di sotto dei sei milioni e mezzo di italiani di cui, mentendo, parlano i grillini. È una grande truffa”.
La possibile denuncia
E proprio sull’assenza di coperture c’è anche chi come Francesco Giro medita di ricorrere alle vie legali. “Sto valutando se vi sono gli estremi e i giusti profili giuridici per denunciare il governo e in particolare il presidente del Consiglio Conte, il ministro dell’Economia Tria e il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Di Maio, per truffa e tentata estorsione. La truffa si configura nel promettere un reddito di cittadinanza senza alcuna copertura finanziaria, visto che in base al numero degli aventi diritto e per rendere stabile la misura assistenziale servirebbero 50 miliardi e non i 7,5 finora previsti nella manovra economica”.