ROMA – La nave dell’Ong tedesca Sea Watch soccorre altre 52 persone al largo della Libia e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, apre un nuovo caso: “È una nave pirata a cui qualcuno consente di violare ripetutamente la legge”, attacca.
Il salvataggio al largo della Libia
Il gommone su cui si ammassavano i migranti che cercavano di attraversare il Mediterraneo era a circa 47 miglia dalla città di Zawiya, in zona Sar di competenza libica. L’aereo di ricognizione aveva informato sia le autorità che la nave e la guardia costiera libica aveva comunicato di aver assunto il coordinamento del caso, ma gli attivisti raccontano che, arrivati sul posto, mancava qualunque assetto di soccorso: “Abbiamo deciso di procedere al salvataggio come il diritto internazionale impone”.
La Sea Watch è in cerca di un porto, Salvini frena
I naufraghi ora navigano a bordo della SeaWatch in cerca di un porto, ma il vicepremier leghista sale sulle barricate: “L’Ong sappia che, qualora facesse rotta verso l’Italia, metterebbe a rischio l’incolumità delle persone a bordo, sottoponendole a un viaggio più lungo e disobbedendo alle indicazioni di chi coordina le operazioni di soccorso”. Poi, accusando l’organizzazione di aver anticipato la Guardia Costiera di Tripoli, alza l’asticella: “Non vediamo l’ora di usare i nuovi strumenti del Decreto Sicurezza Bis per impedire l’accesso alle nostre acque territoriali”.
Il vicepremier annuncia la chiusura del Cara di Mineo
Intanto, il ministro dal pugno di ferro annuncia la chiusura del Cara di Mineo. Passando in rassegna i ‘traguardi’ di un anno di lavoro, spranga i cancelli del centro di accoglienza per richiedenti asilo più famoso d’Italia, che al momento ospita 152 persone. Il primo giugno 2018, quando Salvini ha giurato da ministro dell’Interno, il Cara ne ospitava 2.526. Ma, nel 2014, è arrivato ad accogliere oltre 4mila richiedenti asilo. “Dalle parole ai fatti” dice Salvini, utilizzando una formula che ormai ripete come un mantra.
La politica dei porti chiusi
La politica dei porti chiusi ha svuotato i grandi centri come Cona e Bagnoli in Veneto e Castelnuovo di Porto a Roma, che Papa Francesco visitò nel 2016, quando lavò i piedi a 12 profughi durante la Messa in Coena Domini del giovedì Santo. A luglio sarà il turno di Mineo: “È una buona notizia per chi, per anni, ha vissuto in zona subendo criminalità e disagi”, afferma il segretario del Carroccio. E ricorda Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez, uccisi nel 2015 da un ospite del Cara: “Ai loro cari il nostro pensiero e il nostro abbraccio, non ci siamo dimenticati”.
(LaPresse/di Maria Elena Ribezzo)