La Cina è un grande campo dì concentramento. Nella sola provincia di Xinjiang sono migliaia i luoghi di detenzione e “rieducazione”. Sotto il nome di “competenze vocazionale” si cela l’orribile pratica della tortura psicologica, lo stato di costrizione fisica, privazioni di cibo e lavaggio del cervello al fine di annullare la personalità e l’identità stessa di individuo. Professionisti, docenti di vario grado, imprenditori troppo indipendenti, gente comune che si sospetta possa ribellarsi al dominio assoluto del regime marxista e delle sue angherie, finisce dritta dritta in quei campi.
Ma nell’era della tecnologia anche i metodi coercitivi dei novelli gulag si adeguano e si aggiornano in quel Paese. Gli Uiguri, un’etnia turcofona di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina, soprattutto nella regione autonoma dello Xinjiang, sono stati scelti come cavie per un tipo di esperimento che prevede il controllo di massa. Gli Uiguri costituiscono, in quel posto, la maggioranza relativa della popolazione e tendono a mantenere una loro precisa identità etnica e religiosa. Tuttavia, sia per fede religiosa che per identità culturale, non sono tollerati in un paese ufficialmente e dottrinalmente ateo qual è quello della Grande Muraglia. Così il regime assegna alle famiglie di questa popolazione, cinesi allevati all’ortodossia comunista al fine di controllarne molto da vicino la loro intimità. In sintesi costoro non hanno diritti umani né godono di un qualsivoglia diritto di cittadinanza, e su di loro viene testata la nuova tecnologia che prevede il controllo di massa.
I volti di quanti camminano per strada vengono inquadrati da telecamere in grado di percepirne le espressioni ed intuirne, con l’analisi delle immagini, il grado di affidabilità. Insomma: al cospetto, il controllo sociale immaginato da George Orwell nel famoso libro “1984” diventa roba da dilettanti. Chiunque è considerato sospetto dall’analisi degli algoritmi che esaminano i dati raccolti dai sistemi di intelligenza artificiale rischia di finire seriamente nei guai. La massificazione e l’annientamento degli individui trova un buono e più potente sistema per colpire dissenzienti e protestatari. Tale modello sarà presto esportato nelle altre grandi province della Cina così da ottenere il controllo di milioni e milioni di persone.
Il mondo tace innanzi a questa mostruosità che sublima un sistema di “gestione” assoluta della popolazione da parte di una nomenclatura inavvicinabile ed incoercibile. Sembra il racconto fantascientifico di un film ma è realtà, il più grande esperimento di sottomissione mai esistito. Chi ritiene che la libertà economica concessa da Pechino sia un’espressione di progresso civile e democratico, sbaglia e di grosso. Quando mancano le libertà personali e politiche, quando vengono negati i diritti legati alla persona umana, la tirannia regna infatti sovrana. E tuttavia i governi occidentali fanno finta di non vedere. Si girano dall’altra parte per non mettere in discussione i commerci e gli interessi nazionali. Xi Jinping, il presidente del partito comunista cinese, con il suo volto inespressivo, viene ricevuto nelle cancellerie europee come un leader legittimato a rappresentare un popolo che invece non solo non lo ha mai eletto ma che è sotto il suo tallone di ferro.
Si stenta a credere che la grande stampa internazionale, i media ed i social ignorino questo stato di cose e che una minoranza etnica rischia di essere letteralmente cancellata dalla faccia della terra. Oggi tocca agli Uiguri domani ad altre etnie con milioni di uomini resi schiavi da un potere tecnologicamente avanzato ma che nella sostanza ricalca le gesta dei più crudeli sistemi di governo prodotti dalla triste Storia della Umanità. Orbene se questo è il retroterra politico, culturale ed umano, del paese più ricco della terra, che espande il suo potere in tutto il globo terraqueo, c’è da chiedersi se un giorno tali sistemi potranno essere applicati anche nelle civiltà libere e democratiche. Fino a quando la vecchia Europa potrà fingere di non vedere, quale legittimità e quale senso avranno parole come “libertà e democrazia” in bocca ai nostri leader? Quale valore avranno gli individui e quale sarà la loro sorte innanzi alla massa addomesticata di un regime? Se Putin ha stipulato accordi militari ed economici con la Cina, senza limite alcuno, come si potrà negare che egli stesso sia uno strumento politico nelle mani dei cinesi?
A chi minimizza le finalità della guerra in Ucraina, occorre dire senza indugi che è uno sciocco ed un ingenuo. Quello che si profila all’orizzonte, infatti, è uno scontro di civiltà, una nuova cortina di ferro tra regimi di libertà e quelli di tirannia. Modelli alternativi di intendere la convivenza sociale, di poter esercitare un controllo lecito, legittimo e democratico sul potere che governa, con la possibilità di poterlo cambiare con libere elezioni senza spargimento di sangue. Le uniche competenze vocazionali che debbono essere ammesse sono quelle espresse in libertà dagli individui, se si vuole evitare la sindrome cinese.