Una icona del calcio campano. Quando tra le persone chiedi “Te lo ricordi Ciccio Stellato?”, in tutti brillano gli occhi per le giocate che ha saputo regalare ai tifosi delle squadre presso cui ha giocato. Nell’epoca in cui primeggiava a livello internazionale l’Olanda di Johan Crujff, in proporzioni più basse l’atleta classe ‘51 veniva definito un attaccante totale, tanto che veniva avvicinato a Marco Van Basten. Per intenderci non era il classico attaccante da area di rigore, ma che spaziava e nel suo repertorio godeva di immensi colpi di classe.
Nato a Recale, verso i 16 anni si è trasferito a Succivo ed ha iniziato a giocare con la locale squadra. Nonostante fosse un ragazzino, si parlava un gran bene di lui, così nel 1972 fu il Gladiator a prelevarlo per la D. Seguì l’esperienza in Serie C con il Sorrento e poi il ritorno al Gladiator nel 1973. A ventidue anni era nel fiore della sua carriera ed alcuni club di Serie A venivano a visionare al “Piccirillo” le gemme che mandavano in visibilio i supporters sammaritani. Su tutte il Catanzaro del suo carissimo amico Roberto Papa, che era allenato da Gianni Di Marzio, lo aveva messo nel mirino. La trattativa era esistente ma un colpo di scena, in senso negativo, spezzò l’incantesimo. Nella partita tra Gladiator ed Ischia, che i sammaritani conducono 4-1 con una sua doppietta, Ciccio restò vittima di un duro infortunio. Il portiere gli cadde letteralmente addosso e la diagnosi fu crudele: rottura di tibia e perone.
Adesso, nel 2024, si sarebbe operato ed avrebbe recuperato in fretta la sua forma. Invece nel 1973 la medicina non era così evoluta e dovette ricorrere a diverse operazioni che lo tennero fuori dal rettangolo di gioco per diversi mesi. Si ristabilì ma oramai è il treno per la Serie A era svanito, così giocò in diversi club dilettantistici campani, tra cui la Frattese che lo coccolò grazie alle sue giocate. Attorno ai trent’anni, capì che non sarebbe tornato più come un tempo ed intraprese la carriera da allenatore in piazze come Scafatese, Sanciprianese (all’epoca in quarta serie), Maddalonese e la sua Succivo. Con l’età avanzata è poi diventato scopritore di talenti insieme al suo amico Gennaro Dell’Aversana, dirigente, direttore sportivo, infatti tra le sue ultime esperienze Gladiator e Virtus Carano. Uno sguardo è sempre stato rivolto alla sua Succivo: da questo punto di vista la riapertura dello stadio lo ha rallegrato dopo la chiusura di diversi anni.
Nonostante fosse di Recale, Succivo lo ha adottato. Follemente innamorato di sua moglie, succivese doc, Anna: dal loro amore sono nate le figlie Brigida e Mina. Negli ultimi tempi una malattia era entrata nella sua vita ma lui l’ha sempre affrontata da combattivo, così come era in campo. Fino a ieri mattina, quando è volato a rallegrare il cielo con le sue perle calcistiche. Sin dopo la notizia, i social sono stati subissati di persone che lo hanno visto giocare ed anche tanti che all’epoca non esistevano ma ne conoscono la leggenda Ciccio Stellato. Tanti che oggi saranno presenti all’ultimo saluto. Alle 14.00 la salma sarà presente presso la Chiesa Gesù Trasfigurato, ubicata in Piazza IV Novembre a Succivo, dove la cerimonia inizierà alle 15.00. Per uno strano scherzo del destino, i funerali coincideranno con il fischio d’inizio del calcio nostalgico degli anni ‘70 ed ‘80. Quelle 15 che muovevano migliaia di appassionati del calcio dilettantistico che tanti anni fa si stropicciavano gli occhi e si chiedevano, increduli: “E’ vist che jucat ha fatt Cicc’ Stellat?!”.