La Tav va a singhiozzi, l’Italia imbocca la Via della Seta e fa arrabbiare gli Usa: Il 22 marzo l’accordo con la Cina

A un passo l'accordo quadro per l'adesione italiana alla Via della Seta cinese

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Giuseppe Conte

ROMA – Mentre la Tav procede a singhiozzi, tra improbabili rinvii e ‘quasi crisi’ di governo, l’Italia si prepara a chiudere a fine mese il memorandum d’intesa con la Cina per quella che il leader cinese Xi Jinping ha ribattezzato la nuova Via della Seta. Con buona pace di Donald Trump e degli Usa, con ogni probabilità il 22 marzo a Roma, giorno della visita di Xi, l’Italia firmerà il Bri (Belt and Road Initiative), l’accordo quadro annunciato dal premier Conte venerdì e che ha mandato su tutte le furie la Casa Bianca.

La reazione negativa Usa: “Non legittimate le velleità della Cina”

La reazione degli Stati Uniti è stata più che negativa. “L’Italia è una grande economia globale e un’importante destinazione di investimenti. Non è necessario che il governo italiano legittimi il progetto di vanità delle infrastrutture della Cina“, così Garrett Marquis, consigliere del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. E ancora dal Consiglio di sicurezza Usa: “Sottoscrivere la Bri presta legittimità all’approccio predatorio della Cina agli investimenti e non porterà benefici al popolo italiano“. Francia e Germania, da Bruxelles, seguono con circospezione e diffidenza l’accorto italo-cinese.

“E’ la Cina ad avvicinarsi alle nostre posizioni”

Ma il governo italiano assicura che l’accordo è chiaro e limpido ed “è la Cina ad esseresi avvicinata alle nostre posizioni. Non il contrario. Il memorandum che andremo a firmare non contiene nessun obbligo. Ma soprattutto aderisce totalemente ai valori europei“, afferma il sottosegretario leghista Geraci. “I nostri partner saranno più tranquilli quando vedranno il contenuto esatto del memorandum, con loro il dialogo è aperto è costante”, afferma in aggiunta il sottosegretario del ministro Luigi Di Maio.

La Tav deve passare in Parlamento

Sul fronte Tav si calmano le acque, ma solo in apparenza. “Ricordatevi che per fermare definitivamente la Tav occorre un passaggio parlamentare. Si tratta di un Trattato internazionale approvato dal Parlamento e né Conte né il Cdm possono prendere decisioni sopra il Parlamento“. Giancarlo Giorgetti, sottosegretario leghista alla presidenza parla di Tav a Mezz’ora in più. E nega che un passaggio parlamentare di questo tipo possa essere “un problema serio” per l’esecutivo. Ma aspettiamo fiduciosi il lavoro di Conte“. Intanto Salvini assicura che i cantieri apriranno.  

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