L’annusatore

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Vincenzo D'Anna
Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Vincenzo D'Anna

Il cretinismo burocratico è uno degli elementi distintivi dello statalismo. Già cento anni fa don Luigi Sturzo, fondatore del partito popolare italiano, con l’appello “agli uomini liberi e forti”, ebbe la precoce intuizione che delegare allo Stato la gestione della vita pubblica avrebbe significato la supremazia dello stesso sulle facoltà degli individui di potersi organizzare secondo inclinazioni e talenti personali. Uno Stato così concepito, secondo lo statista di Caltagirone, avrebbe oppresso, tra l’altro, la libera iniziativa economica, condizionandone la concorrenza e tutti i vantaggi che il cittadino può trarre da quest’ultima. In sintesi lo Stato imprenditore avrebbe agito non secondo le regola dell’impresa ma di quelle della logica politica perseguita da coloro i quali, in quel momento, erano ai vertici del governo. Questi avrebbero goduto di una condizione di privilegio legislativo e le imprese statali dei vantaggi tipici dei monopoli a fronte di servizi scadenti, burocratizzati e gestioni deficitarie. Insomma: mancando la competizione veniva meno ogni stimolo a migliorarsi e ad ammodernarsi per soddisfare i gusti e le necessità del cittadino. Le perdite accumulate sarebbero state ripartite sotto forma di tasse sull’intera collettività oppure, peggio ancora, come rendita meramente clientelare ed elettorale dell’azienda. In soldoni: lo statalismo veniva a rompere il nesso etico che lega la ricompensa al merito disconoscendo i meriti dei più capaci a vantaggio dei più fedeli alla tessera di partito. E’ questa una storia quasi secolare in Italia dalla quale discende la buona parte del debito statale accumulato attraverso una legislazione compiacente di tipo assistenziale e clientelare. Concetti, questi ultimi, molto chiari e semplici che però, chissà perché, vengono puntualmente ignorati da una classe politica che mai come in questo tempo, mostra i limiti di un analfabetismo funzionale e tanta ignoranza in materia economica. Una storia che, ahinoi, si è rinnovata nei decenni perché i clienti di mestiere fanno gli elettori ed il consenso, purtroppo, viene orientato più dalle personali convenienze che da un ragionamento che tenga conto delle esigenze generali della comunità. E’ stata proprio questa complicità intrinseca tra eletti ed elettori ad aver consentito di alimentare, negli anni, forme di governo che si sono basate sull’utilizzo, spesso spregiudicato, della leva della spesa pubblica a debito crescente. Non è un caso che il Movimento 5 Stelle ancorché, pieno zeppo di dilettanti allo sbaraglio, sia divenuto il primo partito del Belpaese avendo sposato la tesi di distribuire redditi di cittadinanza, sussidi ed altre provvidenze al popolo. Quest’ultimo ha abboccato con levantina furbizia inventandosi, peraltro, l’iniziale ruolo di moralista, accogliendo le tesi farlocche e la storia mistificata dai pentastellati sul deterioramento di una classe politica degenerata a casta, che dilapidava il denaro pubblico per favorire se stessa. I fatti hanno scoperto il gioco delle menzogne e dimostrato che il debito pubblico è figlio delle elargizioni statali alla collettività e della malata gestione statale di un apparato bolso e ridondante, che dilapida risorse. C’è ovviamente da credere che archiviata la pseudo “rivoluzione” grillina il popolo dei beneficiari politici se ne inventerà un’altra sotto nuove e mentite spoglie e la transizione verso uno Stato liberale, minimo ed efficiente, resterà nel libro dei sogni di un riformismo di facciata. Per quanto esista una folta casistica sulle cose ridicole che la burocrazia si è inventata, entro la più vasta opera di allegra gestione dei soldi dei contribuenti, mai avrei pensato che dopo le infornate nella scuola e nel pubblico impiego (recentemente realizzate) si potesse arrivare a ravvisare anche la necessità di assumere un…”annusatore” di miasmi, ovvero di cattivi odori!! Annusatori, si badi bene, in grado di individuare le cause dei misteriosi olezzi che ammorbano una zona della Campania in provincia di Napoli. No, non stiamo scherzando. E’ tutto vero. Nel bando i requisiti richiesti sono un naso sensibile, l’assenza di rinite allergica e la maggiore età. Retribuzione: 38 euro lordi per tre ore di lavoro al giorno. Tutto scritto ed incartato in un avviso della Regione Campania al quale nessuno ha aderito in prima istanza. Il tutto perché l’Arpac (l’Agenzia Regionale per l’Ambiente della Campania) sta realizzando un laboratorio ambientale con sede a Caserta che, per funzionare, ha bisogno delle capacità olfattive degli annusatori!! Unica consolazione, per un liberale convinto, quale mi ritengo, è che il bando ammette la necessità di dover ricorrere alle potenzialità umane di individui particolarmente dotati della…capacità di percepire gli odori invece delle macchine. Chissà cosa dirà il governatore De Luca di questa storia anche se la vicenda si prospetta più di competenza del suo imitatore, il comico Maurizio Crozza!!

*già parlamentare
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