MILANO – A marzo il tasso di disoccupazione in Italia torna ai livelli del 2010, registrando una diminuzione all’8,3%. Il dato tra i giovani cresce invece fino al 24,5% e la crescita del numero di occupati, di 800mila unità, si deve per oltre la metà dei casi a contratti a termine. È il quadro che restituisce l’ultima rilevazione dell’Istat sul mercato del lavoro.
Diminuiscono del 2,3% in un mese le persone in cerca di lavoro, 48mila in meno rispetto a febbraio, concentrato tra donne e classi d’età centrali. Rispetto all’ultimo trimestre del 2021, l’occupazione cresce dello 0,6%, per 133mila occupati in più, con un calo nello stesso periodo del 6% tra chi cerca lavoro (136mila persone in meno) e gli inattivi (54mila in meno, per lo 0,4%). Nel mese di marzo l’Istat registra un aumento del numero di occupati di 804mila unità, il 3,6% in più in un anno, “trasversale per genere, età e posizione professionale”. L’istituto di statistica osserva che “prosegue la crescita dell’occupazione e il numero di occupati torna a superare i 23 milioni”, e che l’aumento “si concentra soprattutto tra i dipendenti”. I dipendenti a termine – stima Istat – sono 3 milioni 150mila, “il valore più alto dal 1977”. Il tasso di occupazione tocca così la soglia record del 59,9% dall’inizio delle serie storiche, ma si base su una crescita delle forme contrattuali precarie.
La segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti commenta il dato con durezza, affermando che “può apparire una buona notizia la crescita, anche se lenta, dell’occupazione, ma nasconde un dato gravissimo per il nostro mercato del lavoro: i contratti a termine registrano un nuovo record arrivando a marzo a oltre 3,1 milioni, una quota che non si raggiungeva dal 1977”.
Per l’Unione nazionale consumatori il dato è un'”ottima notizia”, che però mostra “uno sfasamento temporale tra l’andamento della produzione e quello dell’occupazione. L’impatto del ciclo economico sui livelli occupazionali risulta differito nel tempo. Insomma, il dato di marzo dell’occupazione non ha ancora scontato il calo congiunturale del Pil del primo trimestre 2022”, come osserva Massimiliano Dona, presidente Unc.
La viceministra al Mise e vicepresidente del M5S Alessandra Todde, commentando a Tgcom24 i dati, ha affermato: “Abbiamo un divario gigantesco tra nord e sud, con 4 regioni italiane che hanno l’occupazione più bassa nel 2021 a livello europeo. Bisogna affrontare subito il tema salariale, come c’è un tema di tassazione del lavoro che deve urgentemente affrontato. I salari devono aumentare ma senza mettere il tema in contrapposizione con la detassazione del lavoro, il cuneo fiscale, e senza contrapporre gli interessi dei lavoratori a quelli delle aziende”. Secondo Lucio Poma, capo economista di Nomisma, la crescita dell’occupazione “lancia segnali di speranza chiudendo un inizio del 2022 non completamente piegato dagli eventi internazionali”.
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