“Per avere, nella sua qualità di ministro dell’Interno, abusando dei suoi poteri, privato della libertà personale 177 migranti”: con questa motivazione il tribunale dei ministri è intenzionato a processo Matteo Salvini (clicca qui per leggere).
Il capo del Viminale, secondo i giudici, avrebbe violato “le Convenzioni internazionale in materia di soccorso in mare e le correlate norme di attuazione nazionali”.
Il leghista, con la sua decisione di impedire lo sbarco ai migranti che aveva salvato la nave Diciotti, non avrebbe consentito “senza giustificato motivo al competente Dipartimento per le Libertà Civili per l’Immigrazione di esitare tempestivamente la richiesta di POS (place of safety) presentata formalmente da IMRCC (Italian Maritime Rescue Coordination Center) alle ore 22:30 del 17 agosto 2018”.
Non far scendere sul suolo italiano, lo scorso agosto, gli extracomunitari, sostiene il tribunale, ha determinato “l’illegittima privazione della” loro libertà “personale”.
Tra gli atti inseriti nella richiesta di processo c’è il verbale redatto da Gerarda Pantalone, capo del Dipartimento delle libertà civili e immigrazione del Viminale. In quel documento il prefetto ha spiegato che la catena di comando fu bloccata dalla mancata segnalazione di un ‘porto sicuro’ dove accogliere i migranti.