Gli studenti dell’istituto superiore Majorana Bachelet di Santa Maria a Vico trionfano al Premio Giornalistico “Geppino Tangredi” edizione 2025 con il video: “Le parole che rompono il silenzio: la storia di Maria Bertone, giornalista e mamma”. Quattro minuti di video sulla storia personale e professionale del direttore responsabile di Cronache che hanno ricevuto il plauso della giuria di esperti che ha valutato gli elaborati provenienti dalla scuole di tutta la Campania. Come sia nato questo progetto ce lo raccontano gli stessi protagonisti.
CASERTA (Domenico Cortese) – C’è un momento in cui la scuola si trasforma in un’esperienza che va oltre l’aula. Tutto è cominciato il 5 marzo scorso, quando un gruppo di studenti del giornalino “Il Majorana- Bachelet” e del podcast “Radio Majorana” dell’omonimo istituto superiore di Santa Maria a Vico ha avuto l’opportunità di vivere una giornata fuori dall’aula, ma pienamente dentro il mondo della comunicazione. Destinazione: la redazione di Cronache di Caserta e Cronache di Napoli. Lì, ad accoglierli, c’erano il direttore Maria Bertone e i giornalisti delle due testate. Gli studenti hanno potuto assistere al lavoro quotidiano della redazione, scoprendo come nasce un articolo, dalla scelta del tema alla pubblicazione finale. Ma la visita si è trasformata presto in qualcosa di più: un progetto condiviso, una sfida narrativa e creativa. L’idea del video è nata durante una riunione di redazione, insieme alle colleghe Annamaria Petriccione e Maria Rosaria Carfora, in cui si è cercata una storia capace di parlare davvero. È stato in quel momento che è emerso il nome di Maria Bertone. Conoscendo il suo percorso – avendo io stessa collaborato con lei a Cronache – ho raccontato la sua storia ai ragazzi. La reazione è stata immediata: attenzione, interesse, colpiti dalla forza del suo vissuto. Da lì, una telefonata. E una risposta che non dimenticherò. Quando ho proposto a Maria l’idea di partecipare al progetto, le ho solo accennato al premio. Non ho dovuto dire molto: ha subito detto “Sì”, con entusiasmo e semplicità, senza nessuna esitazione, senza mai mettersi su un piedistallo. La sua prima reazione è stata: “Ma siete sicuri? Davvero avete pensato a me?” Una domanda che ci ha fatto sorridere e che dice molto del suo stile umano e professionale. Maria si è messa completamente a disposizione dei ragazzi, lasciandosi guidare, rispondendo con sincerità e partecipazione, accettando con naturalezza anche la parte più “scenica” delle riprese. Una giornalista esperta che si è fidata degli studenti e che ha creduto da subito nel progetto, sposandolo con generosità. È nato così il video “Le parole che rompono il silenzio: la storia di Maria Bertone, giornalista e mamma”, un prodotto di appena quattro minuti, ma frutto di settimane di lavoro e riflessione. Dopo aver ascoltato la sua testimonianza, i ragazzi si sono trasformati in registi, sceneggiatori, tecnici, operatori, attori e montatori. Hanno scritto una sceneggiatura, individuato spazi, inquadrature, luci, musiche, e infine montato un prodotto audiovisivo che potesse restituire, con delicatezza e verità, la forza di un percorso umano e professionale. Il cuore del video è proprio la voce narrante di Maria, che ha ripercorso i momenti più duri e decisivi della sua vita: un lutto difficile da elaborare (il padre, consigliere comunale, si tolse la vitanel 2000, denunciando con una lettera ai giornali il giogo degli strozzini sotto il quale era finito), l’inizio della sua carriera da corrispondente per l’allora Corriere di Caserta, la scalata verso la direzione di una testata giornalistica, fino alla conciliazione, tutt’altro che scontata, tra il mestiere di giornalista e il ruolo di madre. Alcuni passaggi del video colpiscono per la loro forza:
“Era la prima volta che sentivo la parola orfana sulla mia pelle e avevo solo 18 anni.”
“Nessuna notizia è piccola se riguarda qualcuno.”
“Scrivo per chi verrà dopo di noi.”
“Il giornalismo è il cane da guardia della democrazia.”
Il progetto ha rappresentato per i ragazzi un’esperienza profondamente formativa, che ha unito teoria e pratica, parola scritta e racconto audiovisivo. Hanno imparato a lavorare in squadra, a rispettare una testimonianza, a interrogarsi sul ruolo del giornalismo oggi. E, soprattutto, hanno capito che le parole, quando sono vere, non lasciano indifferenti. Rompono il silenzio. E fanno crescere.
Quando la scuola è laboratorio d’idee che guarda al futuro
SANTA MARIA A VICO (Domenico Cortese e Annamaria Petriccione) – In un’epoca in cui il dialogo tra generazioni appare spesso più distante, abbiamo voluto creare un’occasione per dare voce agli studenti, permettendo loro di raccontare la scuola attraverso i loro occhi. Così, quando insieme abbiamo pensato di realizzare un giornalino scolastico e un podcast, non immaginavamo davvero dove ci avrebbe portato questa idea. L’intento era semplicemente quello di creare uno spazio in cui i ragazzi potessero esprimersi, raccontare la scuola con passione, curiosità e spirito critico. Nascono così due progetti che oggi sono parte viva del nostro Istituto: il giornalino “Majorana Bachelet – La scuola raccontata da chi la vive” e il podcast “Radio Majorana – La voce della nostra scuola”. Due spazi liberi e partecipati, in cui a parlare non siamo noi docenti, ma loro: gli studenti. Il nostro obiettivo era ed è quello di mettere i ragazzi al centro, offrendo loro occasioni concrete di crescita, di confronto con il mondo reale, con professionisti, temi, storie vere. Volevamo – e vogliamo – che imparino a guardare in profondità, a porre domande, a costruire un pensiero, ma anche a usare le mani, a montare, registrare, scrivere, scegliere. A diventare, insomma, menti attive, e non spettatori passivi. Eppure, non ci aspettavamo che, in così poco tempo, da gennaio ad aprile, nascessero due gruppi di lavoro così affiatati, capaci di confrontarsi con serietà, entusiasmo e una voglia di imparare fuori dal comune. Ragazzi che sembrano delle spugne, pronti ad assorbire ogni stimolo: dal giornalismo alla comunicazione, dalla scrittura al montaggio audio-video. Questa vittoria è anche una vittoria della scuola. Di quella scuola che crede nei ragazzi, che li riconosce come ricchezza, potenziale, energia viva. Una scuola che sceglie di investire nella loro crescita, che non si ferma a ciò che appare in superficie, ma che si impegna a tirar fuori ciò che spesso è nascosto sotto timidezze o insicurezze: la voglia di fare, di mettersi in gioco, di esprimersi. Un pensiero riconoscente va alla nostra Dirigente scolastica, prof.ssa Pina Sgambato, che con la sua sensibilità, la sua intelligenza aperta e il suo sguardo sempre rivolto al futuro ha creduto in questi progetti fin dal primo istante. Ci ha accompagnati con entusiasmo sincero e con quella sua capacità rara di ascoltare e valorizzare, di farci sentire sempre sostenuti e incoraggiati. Un grazie anche alla DSGA, Carla Lettiero, per la sua disponibilità e competenza, che hanno reso più efficienti gli aspetti gestionali e amministrativi, così come al personale docente, non docente e al personale ATA, il cui supporto è stato fondamentale per il buon svolgimento delle attività. In un tempo in cui spesso si tende a generalizzare, dipingendo le nuove generazioni come disinteressate o superficiali, noi possiamo testimoniare con orgoglio che non è così. I ragazzi che abbiamo incontrato in questo percorso sono autonomi, collaborativi, creativi, determinati. Hanno tra i 14 e i 18 anni, vengono da classi diverse, hanno caratteri diversi, ma insieme hanno costruito qualcosa di vero, di bello, di importante. A noi adulti, a noi docenti, spetta solo il compito più semplice ma più delicato: creare le condizioni perché possano esprimere il meglio di sé. Offrire loro occasioni. E credere in loro. Perché il Majorana Bachelet è una scuola che sa riconoscere e coltivare il talento. E questi ragazzi lo stanno dimostrando ogni giorno. Ecco i nomi dei protagonisti di questo percorso: Francesco Bernardo, Felicia Bove, Marianna Campana, Rosa Carfora, Iolanda Cerchia, Giovannina Cimmino, Giusy De Lucia, Michela De Lucia, Gioia De Rosa, Angela Del Prete, Carmen Ferrara, Luna Raffaella Fucci, Erika-Aleksandra Markova, Pasquale Marino, Filippo Mendez, Vincenzo Mercorio, Marianna Ovidio, Giovanni Pascarella, Giuseppina Pellegrino, Angela Pesce, Alessia Rivetti, Anna Chiara Vigliotti, Paolo Vigliotti.
Il filo conduttore: informazione, giustizia e legalità
BENEVENTO – La consegna del Premio giornalistico ‘Geppino Tangredi’ è avvenuta ieri mattina Ipresso l’Auditorium “San Gennaro” a Benevento, alla presenza della figlia, Maria Tangredi. L’evento, articolato in due momenti principali, un convegno e la premiazione dei vincitori del concorso scolastico, è cominciato con il saluto istituzionale del sindaco di Benevento, Clemente Mastella. Il tema del convegno, “Informazione, Giustizia e Legalità”, ha fatto da filo conduttore agli interventi dei numerosi relatori. Presente Ottavio Lucarelli (nella foto) presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, Si è quindi passati alla premiazione delle scuole, suddivise per fasce d’età. In apertura sono stati premiati i lavori della fascia 3-8 anni, riservata alle scuole dell’infanzia; a seguire la fascia 9-13 anni, con i contributi delle scuole secondarie di primo grado; infine, la fascia 14-19 anni, per le scuole secondarie di secondo grado. Una giornata intensa, ricca di contenuti e testimonianze, che ha saputo coniugare la memoria di un giornalista autentico come Geppino Tangredi con l’impegno delle nuove generazioni nel costruire un’informazione libera, consapevole e responsabile.