MILANO – Con un maxi blitz che ha coinvolto oltre 400 agenti, la questura di Lecce ha sgominato un clan legato alla Sacra Corona Unita, di cui perpetuava i riti di affiliazione. Eseguite 72 misure di custodia cautelare al termine di un’indagine coordinata dalla locale Direzione distrettuale antimafia. Gli indagati sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, violazione della legge sulle armi, traffico di droga ed esercizio aggravato e partecipazione al gioco d’azzardo. Nel corso delle indagini, sono stati anche sequestrati ingenti quantitativi di droga ed è emerso il coinvolgimento di membri dell’organizzazione nell’attentato a un maresciallo dei carabinieri.
L’operazione
Nel mirino del blitz il clan Pepe che, secondo gli inquirenti, è uno dei clan egemoni a Lecce e provincia, il cui reggente, Antonio Pepe detto ‘Totti’, è tra gli arrestati. L’inchiesta è partita nel 2017 dall’intercettazione di una lettera spedita dal carcere dal fratello di Pepe, Cristian, che sta scontando l’ergastolo e che era a capo del clan prima dell’arresto. L’organizzazione criminale – è stato accertato – aveva ormai preso il controllo esclusivo, a Lecce e in molti dei comuni vicini, delle principali attività criminali attraverso la gestione di canali di approvvigionamento della droga, la vendita al dettaglio, le estorsioni e il controllo del gioco d’azzardo.
Le attività
Il clan aveva nel tempo assoggettato diversi gruppi criminali attivi nelle zone di Squinzano, Galatone, Nardò, Surbo, e delle marine adriatiche. Solido anche il rapporto con le organizzazioni criminali brindisine, che trovavano in ‘Totti’ e nei suoi ‘luogotenenti’, Antonio Marco Penza, Valentino Nobile, Stefano Monaco e Manuel Gigante, tutti arrestati, i principali interlocutori per la gestione dei traffici tra le due province. I capi famiglia associavano i nuovi adepti con un rito che ha permesso, sottolineano gli investigatori, di accertare il permanere dei tratti caratteristici della Sacra Corona Unita.
Le investigazioni hanno consentito anche di far luce sull’attentato incendiario avvenuto il 30 agosto 2017 ai danni del maresciallo comandante della stazione carabinieri di Surbo, per mano di membri del clan. Sono state documentate cessioni di diversi chili di eroina e cocaina e sequestrate alcune centinaia di chili di marijuana.
LaPresse