MILANO – “Credo che la Lega sia ancora compatta dietro Salvini, ma immagino che al federale esamineranno attentamente i risultati elettorali e magari ne uscirà una correzione di rotta, non un’inversione di rotta”. L’ex ministro Roberto Castelli, esponente storico del Carroccio e fondatore dell’associazione ‘Autonomia e libertà’, al telefono con LaPresse non si aspetta stravolgimenti dalle prossime riunioni del partito. Ma qualcosa si dovrà pur muovere, visto che i malumori non mancano. “Non è una questione tattica di recupero di voti al Nord, la questione settentrionale esiste, è lì ed è all’interno della società del Nord”, ammonisce.
Matteo Salvini incontrerà lunedì mattina al Pirellone, a Milano, i consiglieri regionali leghisti e poi lo stato maggiore del partito in via Bellerio. Una riunione a cui parteciperanno anche i governatori, da Luca Zaia a Massimiliano Fedriga, e il vice Giancarlo Giorgetti. Sedersi attorno a un tavolo con i ‘governisti’ servirà a chiarire alcuni temi caldi, ma soprattutto ad analizzare il risultato completo delle amministrative anche dopo i ballottaggi. Negli ultimi giorni, intanto, la battaglia di Salvini si è spostata su ius scholae e cannabis con uno scontro frontale con il Pd.
“Inflazione, costo della vita e bollette ai massimi dal 1986, ma la sinistra vuole approvare leggi sulla droga libera e la cittadinanza facile agli immigrati. Follia”, twitta il segretario del partito di via Bellerio. I fronti aperti sono diversi. Ma il cambio del nome per passare alla semplice ‘Lega’, senza riferimenti a ‘Salvini premier’, non è all’ordine del giorno. Almeno nell’immediato. “Sul cambiare il nome, quando ci sarà un congresso, questa è una decisione che prenderà il congresso. Credo che ad oggi non sia un tema”, dice il capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari.
Che non si nasconde dietro un dito: “Che nella base della Lega ci sia sicuramente un momento di sofferenza per questo Governo, che non dà le risposte che i nostri elettori si aspettavano, e che stare al Governo ci ha fatto pagare un prezzo altissimo alle amministrative, è assolutamente oggettivo, bastava fare la campagna elettorale e parlare con la gente. Evidentemente al Governo bisogna starci con una postura diversa portando a casa delle risposte diverse”. L’uscita dall’esecutivo a guida Mario Draghi non viene messa in conto. Secondo Castelli, “verrebbe presa come l’ennesima incoerenza. Quindi, non penso proprio che la Lega farà una cosa del genere”.
Intanto, la Lombardia assomiglia tanto a una pentola in ebollizione. E non solo per il continuo dualismo tra Attilio Fontana e Letizia Moratti in vista delle regionali del 2023. Tornano le richieste di congressi locali, perché c’è “scontentezza della base” e “bisogna fare qualcosa, i dati sono inconfutabili”, confida uno dei ‘malpancisti’ al Pirellone. Secondo alcune indiscrezioni, ci sarebbe l’idea da parte di alcuni di loro di creare un nuovo gruppo che faccia riferimento ad ‘Autonomia e libertà’ di Castelli, ma il diretto interessato si schermisce: “Non ne so nulla. Se viene fuori questa voce, tutto sommato mi fa piacere”. Mentre un salviniano doc prova a smorzare i toni: “Sarebbe stupido non fare una riflessione, ma succede in tutti i partiti”. Certo è che il Capitano punta tanto sul raduno di Pontida del 18 settembre per serrare i ranghi. E consolidare la propria leadership.