La prima legge di Bilancio del governo Meloni conta misure per quasi 35 miliardi di euro, oltre 21 dei quali dedicati alle misure contro il caro energia per le famiglie e le imprese, frutto di un approccio definito dal ministero dell’Economia ‘prudente e realista’, che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha riconosciuto come “figlia di scelte politiche”, decidendo “quali fossero le priorità”. Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, “quando si ha il coraggio di prendere delle scelte impopolari per ragioni di equità e giustizia è importante e va sottolineato”, rivendicando di aver agito “in modo coraggioso e giusto”. Trova posto l’innalzamento del tetto al contante da mille a 5mila euro, che entrerà in vigore dal primo gennaio.
I sostegni nella manovra passano per il taglio al cuneo fiscale, la riduzione dell’Iva per alcuni prodotti, l’aumento dell’assegno unico per le famiglie, l’adozione di agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato per donne under 36 e per i percettori di reddito di cittadinanza. Sono prorogate le agevolazioni per l’acquisto della prima casa per i giovani. È stato aggiunto un mese di congedo facoltativo retribuito all’80% utilizzabile fino al sesto anno di vita del bambino, rispetto al congedo parentale fino a ora retribuito al 30%. “Una scelta che introduce una specie di salvadanaio del tempo che le madri possono utilizzare in caso di difficoltà evitando di incorrere in situazione economiche difficili”, ha affermato Meloni, che “sempre pensato” che molte madri non si “potessero permettere” quello attualmente in vigore. All’assegno unico per le famiglie con 3 o più figli vanno 610 milioni di euro, che sarà maggiorato del 50% per il primo anno, e di un ulteriore 50% per le famiglie composte da 3 o più figli, con la conferma dell’assegno per i disabili.
Sul fronte fiscale la flat tax per autonomi e partite Iva si estende fino a 85mila euro di fatturato, vengono detassati i premi dei dipendenti e si interviene con una ‘tregua fiscale’ per cittadini e imprese che si sono trovati in difficoltà economica negli ultimi anni, complici il Covid e il caro energia. In materia di spesa per il welfare, oltre alla conferma di Opzione donna rivisitata, dell’Ape sociale e l’indicizzazione delle pensioni al 120%, si introduce per l’anno 2023 un nuovo schema di anticipo pensionistico che permette di uscire dal lavoro con 41 anni di contributi e 62 anni di età e prevede bonus per chi invece decide di restare a lavoro, con l’obiettivo di sterilizzare la legge Fornero. Il taglio del cuneo fiscale sarà confermato al 2% per i redditi fino a 35mila euro, mentre passerà dal 2% al 3% per i redditi fino a 20mila euro, una misura che impiega 4,185 miliardi di euro, con una riduzione del cuneo “tutta a beneficio dei lavoratori”. Dal primo dicembre verrà ridotto da 0,25 a 0,15 euro per litro lo sconto su benzina e gasolio, che per il Gpl passa da 0,085 euro per chilo a 0,051 euro. La riduzione degli sconti non avrà effetto sugli autotrasportatori che “possono contare su altri regimi agevolati”.
Viene poi sottoposto a una “manutenzione straordinaria” il reddito di cittadinanza, che va verso l’abolizione nel 2024. Per il 2023 si punta a un risparmio di 734 milioni, tramite maggiori controlli, e una riduzione a un massimo di 8 mensilità invece delle attuali 18, rinnovabili per le persone riconosciute come ‘abili al lavoro’ tra 18 e 59 anni. È inoltre previsto un periodo di almeno sei mesi di partecipazione a un corso di formazione o riqualificazione professionale, in mancanza del quale si decade dal beneficio. Meloni ha chiarito in conferenza stampa che l’esecutivo manterrà “gli impegni sul reddito di cittadinanza”, e che “avremmo avuto bisogno di più tempo per fare una riforma complessiva di questa materia”. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha spiegato che nel corso del 2023 sarà “disegnato un percorso diverso”, e che nel frattempo “viene messo in sicurezza chi ha condizioni di difficoltà ulteriore”.
LaPresse