BRUXELLES – “Non pagheremo i debiti dell’Italia”. Così il ministro delle Finanze di Vienna e presidente di turno dell’Unione Hartwig Löger, a cui ha immediatamente replicato il ministro dell’Economia italiano, Giovanni Tria, garantendo il rispetto degli impegni di riduzione del debito e aprendo a un aumento delle “tasse indirette” (come l’Iva), se servisse per rispettare gli obiettivi e per abbassare la pressione fiscale sui redditi.
Coro unanime
Nella riunione a Bruxelles dei 19 ministri finanziari della zona Euro si sono espressi sulla stessa linea istituzionale anche il tedesco Olaf Scholz e il francese Bruno Le Maire. Il presidente portoghese dell’Eurogruppo Mario Centeno ha richiamato il governo M5S-Lega a rispettare “gli impegni presi” l’anno scorso sui conti pubblici, con “i risultati”. Ma la campagna elettorale per il voto europeo della settimana prossima ha prodotto anche accuse di Paesi nordici in reazione al vicepremier leghista Matteo Salvini, che ha ipotizzato di alzare il debito al 140% del Pil e di cambiare le regole Ue.
Visco speranzoso
Da Israele il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha evidenziato la correlazione tra il raddoppio dello spread sui titoli di Stato italiani e il primo anno del governo M5S-Lega, pur anticipando “la speranza per dopo le elezioni europee”, di un ritorno alla normalità.
La replica di Tria
“Io penso – ha aggiunto Tria – che le persone prima di parlare debbano pensare, è un consiglio anche per chi ha fatto quelle dichiarazioni – ha risposto Tria a Löger, che aveva ventilato un’Austria indisponibile a pagare i debiti dell’Italia, provocati dal consapevole avanzare della spirale del debito a rischio di provocare una nuova Grecia –. L’Italia non chiede che qualcuno paghi per il suo debito, ma ha abbondantemente pagato per il debito altrui aiutando altri Paesi Euro, non credo che l’Austria abbia pagato quanto l’Italia, che è il terzo contributore”.
Tria ‘scientifico’
Il commissario Ue francese Pierre Moscovici ha considerato eccessivo già l’attuale debito intorno al 130% del Pil. Tria ha però escluso l’aumento al 140%: “C’è un Def approvato da governo e Parlamento. Il Parlamento ha fatto anche una risoluzione dove chiede di non aumentare l’Iva, ma tutto nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica del Def”. Ha poi invitato a distinguere due problemi: “Uno è la pressione fiscale, che bisogna cercare di ridurre, problema diverso è la composizione della pressione fiscale, e la mia posizione scientifica è che è meglio abbiano più peso le imposte indirette rispetto alle dirette”.
Sullo spread ha rassicurato che “in campagna elettorale i mercati finanziari sono in fibrillazione e che sui titoli di Stato italiani molte persone hanno fatto un sacco di soldi e, quando partono delle vendite, è per incamerare i profitti: un problema per l’Italia, che paga alti tassi di interessi”.