BEIRUT (Antonio Casapulla) – Domani in Libano si terranno le prime elezioni parlamentari da quasi dieci anni a questa parte. L’attuale parlamento fu eletto nel 2009 ed è rimasto in carica oltre la scadenza naturale a causa del mancato accordo sulla legge elettorale e per i problemi di sicurezza interna legati alla vicina guerra in Siria.
In campo anche tante donne
Nel 2009, alle elezioni per il 18esimo parlamento, si è riscontrato un sostanziale equilibrio tra le due principali coalizioni, peraltro molto eterogenee al loro interno. La Coalizione 14 marzo (anti-siriana) ha ricevuto una fragile maggioranza, e l’uscita del Partito Socialista Progressista dalla coalizione ha portato a un rovesciamento di fronte, privilegiando la Coalizione 8 marzo dopo il gennaio 2011. Al voto si andrà con un sistema proporzionale. La novità però sarà la percentuale di donne candidate per un posto nell’Assemblea nazionale, il parlamento libanese. Rispetto al 2009 saranno 111 le rappresentanti del gentil sesso che proveranno ad occupare i 128 seggi di cui si compone il parlamento. Tra i candidati a governare il paese c’è Misbah al-Ahdab, candidato sunnita di Tripoli che nel 1996 fu eletto nelle liste di Hariri. Finì nelle liste di proscrizione.
Libano sotto lo scacco dell’Hezbollah
Saranno elezioni in cui a vincere saranno le divisioni, situazione che avvantaggerà l’Hezbollah, organizzazione libanese, nata nel giugno del 1982 e divenuta successivamente anche un partito politico sciita del Libano. Altri aspiranti sono quelli della lista “Tahaluf Watani”, confederazione patriottica formata da 11 movimenti. Le elezioni si terranno in un momento storico in cui il debito libanese è al massimo, 79 miliardi di dollari, il 150% del Pil; si stima che nel 2023 arriverà al 180%. Il Libano ottenne l’indipendenza nel novembre 1943, durante la seconda guerra mondiale. Dal 2011 nel corso della guerra civile siriana, si è determinato un riacutizzarsi dello scontro settario libanese che vede le fazioni sunnite sostenere i ribelli, mentre quelle sciite, e in particolare la milizia Hezbollah, sostenere anche militarmente il governo siriano.