ROMA – Il dramma di Tripoli dura da troppo tempo, oltre 24 giorni di sofferenze per una popolazione allo stremo delle forze. Ecco allora che, ancora una volta, è Papa Francesco a intervenire per lanciare un monito alla comunità internazionale. “Vi invito a unirvi alla mia preghiera per i profughi che si trovano nei centri di detenzione in Libia, la cui situazione, già molto grave, è resa ancora più pericolosa dal conflitto in corso”, dice ai fedeli accorsi in Piazza San Pietro per il Regina Coeli.
L’appello di papa Francesco
La soluzione per Bergoglio sembra intravedersi. La speranza del Pontefice è che “le donne, i bambini e i malati possano essere al più presto evacuati attraverso corridoi umanitari”. Sono parole che arrivano in momento delicatissimo per il Nord Africa, dopo i raid notturni nel capoluogo firmati dal generale Khalifa Haftar. Gli ultimi attacchi hanno infatti causato più di dieci morti e almeno 23 feriti. E le vittime, avvertono dal governo di unità nazionale, “potrebbero aumentare nelle prossime ore”.
Gli effetti nefasti della crisi in Libia
Diversi siti sensibili sono stati presi di mira da attacchi aerei nella tarda notte di sabato, causando numerose vittime tra i civili e finora la guerra ha causato quasi 300 morti. Ma il pensiero del pontefice va oltre la Libia. L’invito alla preghiera è anche “per quanti hanno perso la vita o hanno subito gravi danni per le recenti alluvioni in Sudafrica”. Anche qui serve la “solidarietà” di tutti e “il concreto sostegno della Comunità internazionale”.
La vicinanza al popolo dello Sri Lanka
L’ultima domenica di aprile è anche l’occasione per celebrare la Divina Misericordia. Gesù risorto, ricorda Bergoglio, porta ai discepoli tre doni: “la pace, la gioia, la missione apostolica”. Per questo motivo il fedele deve toccare con mano le piaghe di Gesù, perchè quelle piaghe rappresentano fonte di pace e, appunto, “misericordia”. “Le piaghe sono un tesoro, siamo coraggiosi e le tocchiamo”, conclude il Santo Padre, ricordando come tutti “ne abbiamo bisogno”. In particolare i fratelli che soffrono. Partendo dallo Sri Lanka alla vicina Libia.
(LaPresse/di Alessandro Banfo)