L’impegno elettorale dei Diana sotto la lente dell’Antimafia. La tesi dei carabinieri: i due fratelli tra i sostenitori di De Rosa (non indagato)

L’attivismo alle Regionali e alle Europee inserito dalla Dda nel ricorso per ribaltare la sentenza di assoluzione di primo grado

1995

CASAPESENNA – Cantieri in Toscana e in Emilia-Romagna, ma con lo sguardo rivolto anche al Molise e alla Campania: insomma, una costante ricerca di appalti. Ma l’edilizia non era l’unico impegno a cuore dei fratelli Giuseppe e Raffaele Diana: prima di finire sotto la lente della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, si erano dedicati anche alla politica. Non personalmente, ma sostenendo alcuni candidati alle Europee del 2019 e alle Regionali del 2020 (senza seguire, però, logiche di partito o precise ideologie, dato che i due di Casapesenna avrebbero garantito voti sia a esponenti del centrosinistra che del centrodestra).

A mettere nero su bianco questa loro tensione politica sono stati i carabinieri di Caserta, materiale che il pubblico ministero Giulio Monferini ha deciso di utilizzare nel ricorso presentato alla Corte d’appello di Firenze, con l’obiettivo di provare a ribaltare la sentenza con cui proprio i Diana sono stati assolti nel 2022.

Secondo l’Antimafia toscana, i due avevano messo in piedi un’associazione a delinquere, caratterizzata da una rete di imprese – controllate da una holding occulta – con cui avrebbero commesso, dice la Dda, frodi fiscali (attraverso l’emissione di false fatture), riciclaggio e intestazioni fraudolente di beni. E parte dei proventi ottenuti con tali ipotizzate condotte sarebbe finita alla fazione Zagaria del clan dei Casalesi.

Un’accusa pesante, che però non è stata ritenuta fondata dal Tribunale di Firenze. Ora spetterà ai giudici di secondo grado valutare il caso sulla base degli elementi forniti dal pm. E tra questi, come detto, c’è l’interesse mostrato dai Diana verso il mondo politico. Del loro sostegno alla candidatura di Aldo Patriciello e Maria Chiusolo alle Europee del 2019 abbiamo già scritto nel novembre 2021. Nel ricorso, e questa è la novità, il pm ha evidenziato che i carabinieri di Caserta hanno anche registrato il sostegno dei Diana in campagna elettorale prima a Marcello De Rosa e poi a Stefano Graziano (attuale parlamentare del Pd). I due di Casapesenna si sarebbero attivati – in occasione delle Regionali del 2020 – per Graziano, in realtà, chiariscono i carabinieri, solo dopo l’improvvisa rinuncia alla candidatura di De Rosa, all’epoca ancora sindaco di Casapesenna (che scelse di fare un passo indietro e sostenere anche lui Graziano). I militari, inoltre, hanno segnalato il solido rapporto di amicizia intrattenuto da Raffaele Diana con De Rosa. E sempre Diana, sfruttando la conoscenza di Chiusolo, avrebbe presentato l’allora sindaco di Casapesenna (ora è presidente della Provincia di Caserta) a Clemente Mastella.

Sia chiaro: questi impegni elettorali dei Diana (da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile) non rappresentano – almeno per le informazioni in nostro possesso – condotte illegali. Tuttavia, per i carabinieri di Caserta e per la Dda di Firenze, servono a delineare la capacità dei due di Casapesenna di inserirsi nel tessuto politico. Graziano, De Rosa, Chiusolo, Mastella e Patriciello sono estranei all’indagine che ha riguardato i Diana e, qualora – come sostengono i militari del’Arma – abbiano beneficiato del loro appoggio elettorale, ciò non implica assolutamente profili di illegalità.

In attesa che la Corte d’appello calendarizzi il processo di secondo grado, il profilo dei fratelli Diana si è recentemente incrociato con un’indagine che proprio i carabinieri di Caserta stanno conducendo, attività investigativa emersa grazie al blitz al civico 12 di via Einaudi a Casapesenna.

La casa perquisita lo scorso 18 febbraio è di proprietà del boss Michele Zagaria e dei suoi germani, ma abitata da Ernesto Adriano Falanga. In questa dimora sono stati trovati due bunker e una pistola mitragliatrice. Approfondendo ciò che ruota intorno a Falanga (imparentato, attraverso la moglie, ai fratelli Garofalo, alias i marmulari – fidati di Zagaria), i militari hanno appreso che il figlio, Antonio, è ora titolare di una società, la Mira Costruzioni, con sede a Milano. Ma prima che le quote finissero al giovane, l’impresa era transitata per le mani della moglie di Raffaele Diana, Maria Amato (estranea all’indagine).

Se per Raffaele Diana quello di Firenze è l’unico processo in corso, il fratello Giuseppe, marito della figlia di Elvira Zagaria (sorella del boss Michele), ne ha uno pendente a Napoli: in primo grado è stato condannato per associazione mafiosa e ora la sua posizione è al vaglio della Corte d’appello partenopea (la prossima udienza si celebrerà a settembre).

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