Sta cominciando una fase nuova per il Partito Democratico. Dopo i congressi che hanno spazzato via la componente renziana, rea di aver allontanato dalla gente quello che era il primo partito d’Italia, un futuro meno grigio sembra attendere i neosegretari, Nicola Zingaretti per il nazionale, Leo Annunziata per la Campania. Ed è proprio quest’ultimo ad assicurare a ‘Cronche’ che il Pd sta per voltare pagina.
Segretario, neanche il tempo di insediarsi ed è già alle prese con le Amministrative.
Lei ha chiesto che il simbolo del Partito Democratico venga messo in evidenza. Una battaglia identitaria o un’imprudenza considerato che nei Comuni da tempo si evitano simboli di partito per mascherare alleanze ‘impure’ tra centrodestra e centrosinistra?
Io sono il segretario del Partito Democratico. Non so cosa sia successo in passato. Ma alle amministrative in tutti i Comuni superiori ai 15.000 abitanti dobbiamo fare ogni sforzo possibile affinché venga presentato il nostro simbolo. È il caso che si inizi a farci riconoscere con il nostro nome e cognome.
Le elezioni in Basilicata sono indicative del cambiamento in atto nelle regioni del Sud. In che modo crede debba muoversi il Pd per evitare di essere battuto dalla Lega e dal centrodestra?
E’ vero che c’è un quadro che si sta assestando sul bipolarismo centrodestra-centrosinistra, ma ovviamente i punti di divario sono troppi. Secondo me è preoccupante che anche al Sud una forza che nasce con lo spiccato antimeridionalismo riceva consenso. Questo è il punto in cui ci troviamo, al netto del fatto che i 5 Stelle, che avevano una piattaforma di tipo moralistico più che politico, stanno dimostrando di perdere elettorato perché ci si è accorti che le loro promesse non sono state mantenute. Cosa fare? Non c’è una ricetta valida adesso, il nostro partito è in convalescenza, nel senso che dopo le primarie iniziamo a sentire un risveglio della nostra gente. Possiamo fare però le cose necessarie: non apparire più nella nostra litigiosità, perché quando si litiga all’interno non si trova la forza per parlare all’esterno e i cittadini non ci riconoscono come alternativa; dobbiamo dire con forza quali sono i nostri valori.
Perché il messaggio del Pd fino ad ora non è passato?
Nel momento in cui la smetteremo di litigare tra di noi potremo lanciare messaggi chiari e sono sicuro che i cittadini apprezzeranno.
Umberto Del Basso De Caro e Armioda Filippelli, suoi sfidanti al congresso, hanno dato la loro disponibilità a lavorare nell’interesse del partito e per l’unità. Crede davvero sia possibile raggiungere un equilibrio tra le correnti?
Io modificherei, capovolgerei e distruggerei questo schema. Se il mio compito dovesse consistere nel trovare un punto di equilibrio tra le componenti, francamente, avrei già abbondantemente fallito. Credo che il ruolo del segretario regionale sia quello di condividere con tutti una linea e che tutti debbano portarla avanti. Su questo si misurano non le componenti ma tutti gli iscritti del Partito Democratico, ed è esclusivamente questo che mi interessa.
Parliamo di Europee. Che ruolo giocherà il Pd in Ue considerata l’avanzata dei populisti e sovranisti?
Anche noi da sinistra, in base ai nostri valori del cattolicesimo liberale e della sinistra riformista, muoviamo una critica all’Europa. Non è la critica volgare di chi, come il governo, la rivolge e poi va a prendere ordini a Bruxelles. Noi diciamo che bisogna allargare lo spazio della democrazia e per farlo dobbiamo prevedere delle modifiche rispetto a come ha proceduto l’Europa in questi anni, perché è evidente che i cittadini sentono l’Europa lontana, e che per loro è solo una questione di tecnocrazia e burocrazia. Dobbiamo proporre modifiche democratiche.
Quali?
Io sarei per dare molta più importanza al Parlamento europeo rispetto alla commissione, immaginare di avere un presidente europeo eletto però dai cittadini e non dalle commissioni. Il partito deve essere unito per far capire che noi non diciamo che il processo europeo ci sta bene per come è stato gestito. Ma siamo responsabili e certamente non possiamo affidarci al ritorno ai nazionalismi che vuole Salvini.
Tra un anno si svolgeranno le Regionali, tirando le somme qual è il bilancio dell’operato di De Luca?
La Campania è l’unica regione che si attesta sulla problematica del lavoro, non promettendo il reddito di cittadinanza che pone il reddito come variabile indipendente dal lavoro e che è una stupidaggine anche perché noi siamo una Repubblica fondata sul lavoro. La giunta e la nostra maggioranza consiliare con il piano per il lavoro hanno fatto una qualcosa di concreto.
Eppure quando De Luca lo lanciò il vostro governo non colse l’occasione di attuarlo…
Sono cose passate, siamo in un’altra epoca o almeno ce lo auguriamo. Come la mettiamo con la segreteria provinciale del Pd a Napoli dichiarata decaduta dal tribunale? In che modo si procederà adesso?
Il regolamento prevede che il segretario nazionale, dopo aver sentito il segretario regionale decida per un commissario.
Siamo fermi a questo. È chiaro che qualsiasi nome verrà scelto dal segretario nazionale troverà la massima disponibilità politica.
Intanto su scala nazionale il Partito Democratico sembra aver già ripreso leggermente quota, negli ultimi sondaggi è pari o di poco sopra al Movimento 5 Stelle. Vi lascerete sfuggire questa occasione?
Credo che la nostra proposta politica debba essere credibile ed esaminata da tutti i cittadini. Il voto in questa epoca è fluido, poco fidelizzato e quindi dobbiamo essere capaci di lanciare una proposta sistema per l’intero Paese. A me preoccupa la deriva a cui ci consegna la Lega, con il dibattito pubblico sullo straniero. Credo si debba alzare l’asticella dei valori democratici che devono essere difesi e che il Pd debba dirlo in modo chiaro.