L’intervista. Benedetto Casillo: “La volgarità regna, nella risata c’è riflessione”

Benedetto Casillo in scena

NAPOLI (di Angela Garofalo) – Don Felice Sciosciamocca torna sul palco del Teatro Sannazaro. Da questa sera e fino a domenica ci sarà lo spettacolo ‘Tanti guai per Felice Sciosciamocca’. Una pièce teatrale in cui le farse di Antonio Petito sono riadattate da Benedetto Casillo nel ruolo di Felice.

‘Don Felice Sciosciammocca creduto guaglione ‘e n’anno’, ‘Tutti avvelenati’ e ‘Inferno, Purgatorio, paradiso’ sono le tre farse intrecciate da Benedetto Casillo in un’unica storia e rappresentano le rocambolesche avventure di Sciosciammocca.

Lo spettacolo è suddiviso in due parti, e vedrà sul palco, oltre al protagonista Felice interpretato da Benedetto Casillo, Ida Anastasio nel ruolo di Donna Virginia, Marco Lanzuise nel ruolo di Aniello, Gennaro Morrone (Armando), e Enza Barra nel ruolo di Bettina. Alla fisarmonica le note di Carmine Mandia.

Felice Sciosciamocca più che una maschera è una mezza maschera, un carattere in gergo teatrale che fa il suo ingresso nella società borghese partenopea a fine Ottocento, quando grazie al talento immaginifico di Antonio Petito, la più celebre maschera dell’epoca, il teatro partenopeo subisce una profonda trasformazione. Felice col suo abbigliamento e linguaggio imborghesito da ‘cocco di mamma’ è l’espressione di una classe sociale e di un’epoca che, seppur lontana, ha similitudini che si adattano a quelle attuali. Motivo per cui Benedetto Casillo, seppur con delle rivisitazioni, ripropone con tatto e fedeltà il capolavoro artistico ed umano del Petito.

Nella sua trasposizione Don Felice, fantasioso ma squattrinato avvocato, si imbatte in un manesco e fumantino scarparo, padre di una bella fanciulla e di un pargoletto di appena un anno. Felice si innamora fulmineamente della bella ragazza e viene da essa ricambiato. Ma il focoso ciabattino è assolutamente contrario al fidanzamento della figlia con lo sgangherato avvocato. Inizia un lungo inseguimento per le vie di Napoli. Sette giorni e sette notti sempre di corsa.

Quando Sciosciammocca crede di poter trovare un po’ di pace, sposando, contro la sua volontà, una ricca racchia, ben presto deve scoprire che si tratta solo di un beffardo equivoco. E intanto la caccia dello scarparo sembra giunta a compimento. Ma per conoscere il finale bisogna andare a teatro,

Il protagonista Benedetto Casillo è attore e autore di cinema e teatro, proviene dalla scuola comica napoletana. Arriva al grande pubblico con il duo ‘I Sadici piangenti’ con Renato Rutigliano. Ma è il teatro il suo primo amore dove comincia giovanissimo nel ‘69. Nel 1981 lascia definitivamente il lavoro di geometra e l’attività del duo, restando un anno senza lavoro per poi ricominciare e in maniera definitiva nello spettacolo. Si concentra soprattutto nel cabaret napoletano e nel teatro, portando in scena commedie scritte di suo pugno e opere di Eduardo De Filippo.

Esperto delle tradizioni e delle usanze popolari napoletane, Casillo traduce in chiave comica preghiere antiche, storie di Santi dimenticate dal tempo ed altre suggestioni della cultura partenopea. ‘Io sono nato qui’ è un remix di gag, monologhi, battute fulminanti e testi tratti dal suo repertorio e portati in scena in uno spettacolo esilarante. Anche se nella memoria collettiva è il volto familiare e sorridente dei cult movie di Luciano De Crescenzo, nella sua carriera ha preso parte a diversi film e molti di successo, a partire dal 1981 tra cui: ‘Lacreme Napulitane’, ‘Arrapaho’, ‘Così parlo Bellavista’, ‘Il mistero di Bellavista’, ‘32 dicembre’, ‘Via Lattea…la prima a destra’, ‘Vita, cuore, battito’, ‘Made in China napoletano’, e ‘Caccia al tesoro’. Di recente è stato impegnato nella soap napoletana ‘Un posto al sole’ in onda su Rai Tre, mentre a fine 2019 lo vedremo al cinema con Alessandro Siani.

Sceglie tre farse di Antonio Petito e le riadatta, interpretando così il ruolo di Don Felice Sciosciamocca. Cosa la lega a questo artista napoletano che, nonostante fosse semianalfabeta, fu un brillante autore, capocomico napoletano? 

La scelta è stato un gioco, ma l’assunto principale di questa opzione è stato rendere omaggio al grande Antonio Petito. Capostipite del teatro napoletano, un visionario del ‘no sense’ nell’accezione più alta del termine. E fu Pasolini in qualche modo a riscattarlo. Quando affermarono che l’Ottocento era stato un secolo dove il teatro italiano non aveva prodotto niente egli rispose che in realtà, non in lingua italiana, ma nel dialetto napoletano c’era stata una grande produzione. Mi piace di Petito il suo essere verace, trasgressivo. Innovatore sia per quanto riguarda la maschera di Pulcinella che della nuova maschera rappresentata da Felice Sciosciamocca. Un rivoluzionario del teatro ingiustamente accantonato. 

Lei lo ha interpretato tante volte, come lo rappresenta in questa occasione?

Questi testi che sembrano così ingenui e fanciulleschi in realtà sono espressione della napoletanità pura. Infatti ho preso questi temi, espressioni di momenti esilaranti facendone un’unica trama. Il massimo della fantasia. Ridere in una maniera semplice. Oggi si cerca di far ridere con effetti speciali a volte volgari, questo invece ha una comicità autentica, semplice ma riflessiva. Ci sarà una prima parte che verterà su questo tipo di teatro polare, la seconda invece ci saranno sketch scritti da me, ma in una versione riadattata ai tempi d’oggi.

Don Felice Sciosciammocca, è un personaggio popolare è una mezza maschera, caricatura del piccolo ‘borghesuccio’: ce ne sono in giro oggi?

E’ una caricatura terribile della borghesia dell’epoca. Oggi che l’uomo si crede ‘un padreterno’ lo si potrebbe far scendere dal piedistallo con un pernacchio, uno sberleffo, senza troppe parole. Ne vedo tanti in giro. 
In tal proposito le racconto un aneddoto della storia di Petito: all’epoca ancora c’era il Re e capitava che sua maestà di sera uscisse ritrovandosi con Petito, nelle vesti di Pulcinella, al teatro San Carlino. Tutti e due si riconoscevano ma entrambi fingevano il contrario, accettando così l’ironia dell’altro. Immagini la scena.

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