NAPOLI – Nel panorama sportivo italiano, le elezioni nazionali Fidal rappresentano un momento cruciale per delineare il futuro dell’atletica leggera. Tra i protagonisti di questa competizione elettorale, troviamo Carlo Cantales, figura già nota nel mondo dell’atletica per il suo impegno e la sua dedizione. A pochi giorni dall’appuntamento elettorale, abbiamo avuto l’opportunità di discutere con lui delle motivazioni che lo hanno spinto a ricandidarsi al consiglio nazionale, dei successi ottenuti finora e delle sfide future. Carlo, con un’esperienza maturata nel corso degli anni e un forte legame con il gruppo che ha sostenuto l’attuale presidente Stefano Mei, ci racconta come questa scelta di ricandidarsi sia nata non solo dalla necessità di completare un percorso già avviato, ma soprattutto dal desiderio di continuare a contribuire allo sviluppo e al successo dell’atletica italiana. Nella nostra conversazione, Carlo ci ha svelato le sue prospettive per il futuro, le sue idee per migliorare le infrastrutture sportive e il suo impegno a sostenere i giovani talenti emergenti. In un momento storico in cui l’atletica italiana sta vivendo una fase di grande crescita e successo, l’intervista con Carlo Cantales offre uno sguardo privilegiato su ciò che ci aspetta nei prossimi anni. Un’occasione per conoscere meglio i piani e le ambizioni di chi, come Carlo, ha a cuore il futuro dello sport e delle nuove generazioni di atleti.
Ciao Carlo, si avvicinano le elezioni nazionali Fidal: cosa ti ha spinto a ricandidarti al Consiglio Nazionale? Quali sono le principali motivazioni che ti hanno portato a questa decisione?
Buongiorno. Quando nel 2020 il gruppo che faceva capo a colui che sarebbe poi diventato il presidente della Fidal, ovvero Stefano Mei, mi propose la candidatura fui molto scettico inizialmente. Erano già più di 4 anni che costruivamo le basi per questo obiettivo, costruendo un mattone dopo l’altro la nostra proposta, fatta di idee, progetti e programmi. Quel programma si prefigurava già allora un orizzonte di 8 anni, pertanto quando il presidente ci ha chiesto la disponibilità a continuare il percorso intrapreso ed a completare quanto avviato, diventava necessario rispondere affermativamente. Sono onorato che a quella disponibilità sia seguita anche la riconferma da parte del gruppo e del Presidente, perché ci si candida per un progetto comune e collettivo, non personale, pertanto l‘ambizione è quella di provare a continuare a dare il proprio contributo all’atletica.
Come si presenta questo appuntamento elettivo?
Le elezioni sono il momento più alto della democrazia di un movimento. Nonostante sia evidente ai più che non si ricorda un’atletica così in salute e vincente negli ultimi decenni, vi sarà una legittima contro proposta all’attuale “governo”. Siamo tutti in attesa di sapere se vi sarà un reintegro della figura di Giacomo Leone come candidato alla presidenza, cosa che auspico perché il confronto fa sempre bene. Il mio però è un parere personale visto che sarà l’organo di giustizia a doversi esprimere. Per quanto mi riguarda l’appuntamento sarà sicuramente sfidante: ho accettato di candidarmi in “quota atleti” e pertanto potranno esprimere il voto nei miei confronti solo i tesserati di questa categoria: ogni società potrà nominare un solo atleta che dovrà necessariamente presenziare fisicamente in assemblea (8 settembre a Fiuggi, ndr), ma per farlo la società dovrà comunicare questo nominativo alla Federazione entro il 24 agosto via pec. Non semplicissimo in periodo estivo, ma conto nell’alto senso di appartenenza della nostra atletica al momento di selezione della propria classe dirigente, oltre che nell’impegno e nella fiducia di tanti.
Qual è stato il rapporto tra la Fidal Nazionale con l’atletica campana?
L’atletica campana, nonostante fosse leggermente in difficoltà negli ultimi anni, ha sempre goduto di una dovuta attenzione nel corso degli anni. In quest’ultimo quadriennio si è operato in strettissima sinergia sia col presidente Mei che col presidente regionale Bruno Fabozzi. Abbiamo portato in regione tanti campionati italiani su pista ad Agropoli ed a Salerno, abbiamo ospitato i tricolori di mezza maratona a Telese Terme lo scorso anno e il 20 ottobre prossimo vedremo la 10km che assegnerà i titoli master davanti all’incredibile scenario della Reggia di Caserta nell’ambito della Flik Flok. Siamo riusciti inoltre a riaprire il Palaindoor di Ponticelli, anche con la possibilità di veder riconosciuti ufficialmente i risultati ottenuti e di concerto col Comune di Napoli, siamo intervenuti sull’Albricci e sul Collana, ma ciò di cui vado più fiero e l’esser riuscito a dare quel contributo determinante a reintegrare i nostri uffici a Napoli che vedevano tutto l’enorme mole di lavoro di supporto alle società campane gravare sulle spalle di una sola dipendente.
Quali sono i principali obiettivi che ti sei prefissato per il prossimo mandato? Quali progetti pensi di sviluppare per il miglioramento dell’atletica leggera in Italia?
Come dicevo, chi siede in un organo di rappresentanza non deve mai avere un obiettivo o un’ambizione strettamente personale. Abbiamo condiviso anni fa una visione e delle priorità che sono la nostra road map. Il mio più forte desiderio è quello di completare il percorso di riordino e valorizzazione del bellissimo mondo del “non stadia”, dando nuovo stimolo sia agli organizzatori degli eventi che ai runners, soprattutto provando a superare quegli ostacoli normativi che oggi rendono complessa la partecipazione degli atleti stranieri alle nostre manifestazioni. Bisognerà completare anche il percorso già avviato di confronto e dialogo costruttivo tra la Fidal gli enti di promozione sportiva. Auspico anche un’ulteriore evoluzione del comparto master, in particolare quello su pista, un mondo ricco di potenziale e che evidenzia sempre più un forte desiderio di condivisione e dialogo: lo sport si può e si deve fare anche con l’avanzare dell’età ed è davvero bello vedere chi si allena o compete ad ogni età in discipline tecniche, resistenti o esplosive anche oltre i 35, talvolta anche oltre i 90!
Ci sono progetti relativi alle infrastrutture sportive?
L’atletica vive della grandissima eredità del piano che portò alla costruzione dei campi scuola con la pista in tutte le province d’Italia. Oggi questo compito è demandato totalmente ai Comuni e non esiste una vera e propria regia nazionale sull’impiantistica, ma solo delle risorse stanziate come il bando “Sport e periferie”. La Federazione ha così il compito di fornire l’assistenza necessaria alle amministrazioni rispetto a progetti di costruzione o ristrutturazione, nonché per le omologazioni sportive. Ciò non toglie che rimane costante l’impegno allo stimolo nei confronti dei territori, anche in situazioni peculiari come quella di Caivano dove la Federazione è intervenuta in maniera efficace a supporto della realizzazione di una struttura in loco: oltre me, anche il presidente Mei ed il presidente Malagò sono stati presenti sul luogo e non vediamo l’ora che sia tutto pronto per i ragazzi del territorio, visto che la società campione d’Italia di corsa su strada in carica opera proprio lì.
L’Italia ha ottenuto ottimi risultati agli ultimi Europei. A cosa attribuisci questo successo? Quali fattori hanno contribuito a questi risultati straordinari?
Ogni risultato è frutto di tanti fattori e di tanti interventi di specifica competenza, come gli ingranaggi di un orologio: si parte dalle società che scovano, attraggono, formano ed allenano ragazzi e ragazze con i loro tecnici, poi interviene la Federazione assieme ad altri operatori nel permettere di partecipare ai campionati locali, poi quelli italiani ed infine quelli internazionali. Ognuno ha un suo specifico compito e la bravura sta proprio nello svolgere quello specifico tratto di competenza nel migliore dei modi. Le scelte operate in questi anni hanno sicuramente contribuito a questo exploit non solo dei 24 medagliati, ma di tutto il movimento: incrementare di oltre 2 milioni di euro il budget destinato all’area tecnico-sportiva è stato il punto di partenza del percorso che ha portato da Tokyo a Roma e Parigi, investimenti accompagnati dal desiderio di voler mettere nelle condizioni di massima serenità ed aggregazione gli atleti azzurri e l’intero ambiente. Un ingrediente fondamentale della ricetta di questa squadra così giovane, ambiziosa, consapevole ed unita.
Quali sono stati i momenti salienti per te durante le Olimpiadi? Ci sono stati atleti o performance che ti hanno particolarmente colpito?
I Giochi Olimpici sono il sogno di ogni sportivo e anche solo l’emozione di esser lì è qualcosa di indimenticabile. L’Italia c’è stata ed ha detto la propria, probabilmente anche galvanizzata dallo storico successo degli Europei di Roma, gare che se non fossero state anticipati nel periodo pre olimpico probabilmente sarebbero cadute in un momento di scarsa attenzione mediatica e partecipativa vista la sovrapposizione con altre manifestazioni come i Giochi Paralimpici. Indimenticabili le nostre tre medaglie di Mattia Furlani nel Lungo, di Andy Diaz nel Triplo ed ovviamente Nadia Battocletti con la sua volata finale nei 10000 metri, specialità dominata dal continente africano nell’immaginario comune. Accanto a loro tantissimi, forse troppi, quarti posti come Massimo Stano nella Marcia o l’impresa di Stefano Sottile nell’Alto dopo il dramma “Tamberi”. Non da trascurare anche i due record italiani caduti nei 1500m ad opera di Pietro Arese e Sintayehu Vissa, chiudo con la grande impresa prima di Marcel Jacobs nella gara individuale e poi del gruppo della 4x100m che si sono confermati ai livelli di Tokyo, seppur con una concorrenza di altissimo livello.
Quali misure intendete adottare per supportare i giovani talenti emergenti nel panorama dell’atletica italiana?
Negli ultimi due anni con i progetti RunCard Young e Pista, oltre al supporto tecnico nel progetto promozionale di Scuola Attiva, si è agito su tutte le fasce d’età nel supportare le società sul territorio: entrare nelle scuole con gli strumenti di oggi, stimolare l’avvicinamento dei giovani e delle famiglie all’atletica tramite le società, per poi arrivare al supporto ed all’analisi di centinaia di talenti su scala nazionale che, assieme ai loro tecnici, hanno avviato un percorso di crescita, confronto, monitoraggio e sviluppo a lungo termine… il tutto con l’ulteriore traino delle vittorie azzurre che si auspica possano portare sempre più giovani a sognare in grande, visto che l’Italia in questi anni si è ritagliata un posto di rilievo nell’atletica internazionale non solo con la squadra assoluta, ma anche con quelle giovanili – l’ultima vittoria italiana è quella dello scorso luglio in Slovaccia dove la nazionale Under18 ha vinto il medagliere dell’europeo di categoria.
E’ possibile promuovere l’inclusività e l’integrazione nelle attività dell’atletica, ovvero garantendo opportunità a tutti gli atleti, indipendentemente dal background socio-economico?
L’atletica leggera, come altri sport, ha una lunga storia in tal senso grazie alla capacità di mettere tutti sullo stesso piano una volta indossate una maglia e delle scarpette, casomai anche un pettorale di gara: dal più piccino dei bambini al più anziano dei master, dalla pista alla corsa su strada o in montagna, si è tutti accomunati dal medesimo impegno, dal medesimo obiettivo e dalla medesima gara da affrontare con l’annessa fatica: condividere quest’ultima è ciò che unisce di più in assoluto le persone, tanto da rendere l’atletica uno sport di gruppo più che di squadra. Qualunque sia la tua provenienza, il tuo orientamento, il tuo credo, il tuo colore della pelle o la tua lingua, quando ti trovi a correre 100m o una maratona, a saltare in lungo o a lanciare il giavellotto, ti trovi con coloro che ti circondano a dover eseguire quel gesto con il conseguente sforzo senza differenze, sia che tu sia lì sul campo di allenamento che in quello di gara, che tu sia il campione olimpico o alla prima esperienza e la nostra nazionale azzurra è già il palese esempio di come tutto ciò sia già ordinario
Come vedi il futuro dell’atletica italiana a livello internazionale? Quali sono i prossimi obiettivi per continuare a mantenere l’Italia ai vertici delle competizioni?
Oggi l’atletica italiana è una realtà solida e compatta che può però ancora crescere: abbiamo espresso grandissimi miti dello sport nel passato, penso a Mennea, Berruti, Pamich e altri, mentre oggi vantiamo una squadra che ha tutta un livello medio complessivo di alto profilo. Ci eravamo dati l’obiettivo di riportare il nostro sport in un ruolo di prestigio dello sport italiano e questo è in buona parte già stato capitalizzato visti i risultati sportivi e la conseguente attenzione mediatica che continua a crescere di giorno in giorno. Già da prima di Parigi 2024 si erano iniziate a porre le basi per Los Angeles 2028, ma addirittura si è iniziato a guardare verso Brisbane 2032: serve programmazione per raggiungere degli obiettivi così importanti e quindi si continuerà sul solco tracciato, cercando di far tesoro delle esperienze fatte per perfezionare e sinergizzare ulteriormente il sistema “Atletica Italiana”.
Infine, quale messaggio vuoi mandare agli atleti italiani e ai giovani che aspirano a diventare i campioni del domani?
Penso che una Federazione abbia come primo compito quello di garantire ai giovani che si avvicinano allo sport la possibilità di farlo nel migliore dei modi e di avere tutte le possibilità di raggiungere il vertice, che sia regionale, nazionale o internazionale. Noi stiamo facendo il possibile per rendere sempre più concreto questo auspicio, ma ovviamente non basta: il motore del successo sta nella voglia di realizzare grandi sogni da parte dei ragazzi, divertendosi e mettendo in conto di dover dar fondo a tutte le proprie energie fisiche e mentali per riuscirci! Il tutto accompagnato dalla capacità dei tecnici e delle società di farli innamorare del nostro sport e di farli crescere, ma non da meno della disponibilità e del supporto delle famiglie disposte a credere, senza mai eccedere, nei sogni e nelle capacità dei figli. Invito i ragazzi che non la conoscessero a conoscere la storia recente del capitano Gianmarco Tamberi: agli Europei, nella prima gara dell’anno, dopo una quasi disfatta a 2,27m ha trovato le energie nervose per vincere a 2,37m , onorando allo stesso tempo la maglia azzurra alle Olimpiadi nonostante un calcolo renale insorto alla vigilia. Lo dico ai ragazzi, ma anche ai loro genitori: i primi limiti di ognuno di noi sono nella nostra stessa testa e lo sport è il più impetuoso veicolo per riuscire ad imparare come superarli anche negli altri ambiti della vita. Quindi venite a toccare da vicino cos’è l’atletica.
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