CASERTA – La Campania sconta un pesante ritardo sulle infrastrutture per l’inadeguatezza di una classe politica locale di scarso peso a Roma. Lo dichiara a “Cronache” l’ex parlamentare di Forza Italia Vincenzo D’Anna.
Le infrastrutture in Campania sono spesso al centro dell’attenzione, ma di concreto c’è poco, vedi l’annosa vicenda dell’aeroporto civile a Grazzanise. Che responsabilità ha la classe dirigente campana in questo stallo e in particolare per lo scalo aereo mai realizzato?
C’è una premessa alla risposta a questa domanda, tutta politica. La classe politica che rappresenta Terra di Lavoro è perlopiù composta da “muti astanti”, innanzi a coloro che hanno il potere decisionale sia a livello Regionale che Nazionale. A livello regionale si tratta di soggetti eletti in liste civiche che De Luca ha abilmente composto per drenare più voti e per applicare il principio del divide et impera. Perlopiù ci si accontenta di qualche elargizione per piccole opere o di qualche favore che graziosamente viene loro concesso per mantenere il livello di consenso elettorale sul territorio. All’apice di questa antica pratica rifulge Giovanni Zannini che coagula in tal modo il consenso elettorale potendo contare su di un folto manipolo di Sindaci ed amministratori locali. Tuttavia il peso politico specifico resta marginale per poter imporre la realizzazione di grandi opere e incidere sulla vera programmazione. Agonizzanti da lustri sono il Policlinico di Caserta, l’avvio dei lavori della Caserta Benevento, la bonifica delle aree inquinate (terra dei fuochi). Per l’aeroporto di Grazzanise l’incuria e l’impotenza provengono sia dal livello regionale, con De Luca che, ovviamente, ha privilegiato l’Aeroporto di Pontecagnano, ed a livello nazionale con i vari governi che non hanno osato delocalizzare lo scalo di Capodichino, pericoloso e troppo piccolo per assorbire decentemente il flusso turistico. Assenti inoltre sulle opere finanziate col Pnrr dalle quali è rimasta esclusa anche la Reggia Vanvitelliana. Fino a quando i rappresentanti di questo territorio si accontenteranno di essere candidati per vivacchiare comodamente in quel di Roma la storia si ripeterà. L’unica speranza risiede nel fascino dell’onorevole Gimmi Cangiano, noto viveur, che si spera possa consentirgli di sedurre qualcuno che conta e decide in quel di Roma.
Condivide l’analisi di Pino Aprile, secondo il quale le infrastrutture al Sud non si fanno perché il Nord non vuole che il Meridione si sviluppi?
L’analisi di Aprile è condivisibile sul piano sociologico e storico ma il fattore decisivo è la scarsa forza decisionale e l’assenza di coesione del ceto politico meridionale. Portatori di una messe di voti, frutto delle diuturna attività clientelare sui territori, ma ampollosi e solipsisti, questi non vedono mai adeguatamente ripagato il loro apporto. Al massimo uno strapuntino governativo. Molti non brillano né per facondia verbale né per cultura politica, per potersi imporre all’attenzione del potere centrale e nelle Aule parlamentari. In questo caso il Nord non c’entra niente, fa il suo gioco, le dinamiche negative sono tutte provenienti e presupposte al Sud.
Il voto sull’autonomia differenziata ha visto il centrodestra campano votare a favore. Si sarebbe aspettato qualche “obiezione di coscienza”?
Sulla Autonomia differenziata credo che ci siano molta disinformazione e molti strepiti allarmistici. La direttiva approvata dal Governo è un atto applicativo di una legge vecchia già da anni e che non ha destato alcuno scalpore in passato. Auspici allora anche il Centro Sinistra ed i Grillini. La legge non potrà cambiare alcunché nel rapporto tra regioni e tra queste e lo Stato, perché non è una legge sul federalismo fiscale, ossia in grado di alterare il quadro della ripartizione del fondo finanziario che continuerà ad incassare e ripartire il Mef. Le regioni non potranno né includere nuove tasse né modificare il gettito che devono versare allo Stato che lo ripartisce senza modifiche agli Enti locali. La questione tra regioni ricche e quelle povere è quindi fasulla! Peraltro fasullo è anche il referendum che non si potrà tenere in senso confermativo della legge perché quella sulle autonomie è una legge ordinaria e non costituzionale. Peraltro anche un referendum abrogativo sarà difficile farlo perché non si possono cancellare le leggi di bilancio, e la legge sulle autonomia ebbe ad approvare, in separati articoli del testo, anche il bilancio dello Stato. Niente di più facile che la Corte Costituzionale bocci il quesito referendario.
La tragedia di Scampia ha riportato all’attenzione il problema della sicurezza nel quartiere. Come vede la situazione?
La tragedia di Scampia ha cento origini, di ordine sociale, culturale, ambientale. Sarebbe un lungo discorso a farsi. Ci sarebbero tante cose da fare come per Caivano, ed allora le si faccia subito.
L’aumento dei flussi turistici in Campania è di attualità, ma opportunità come il porto turistico a Castelvolturno restano sulla carta. Secondo lei come si può sbloccare la procedura per questa struttura?
Vale per il litorale domitio quello che abbiamo detto per Grazzanise. Un’azione incisiva potrebbero fare i Sindaci dei comuni interessati ma sono liberi di farla se i loro referenti politici non glielo consentono? Cosa resta, la società civile? E dove vive questa rara avis: da quelle parti ove per decenni a vincere sono stati la malavita organizzata e l’anti Stato?
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