L’intervista. Federico Salvatore: “Esorcizziamo la paura con ironia e sarcasmo”

L’artista partenopeo: “Il Nord impari che il nemico da cacciare è il virus, non i meridionali”

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Il video diffuso da Federico Salvatore sui social per la campagna #iorestoacasa

NAPOLI – Ironia e sarcasmo per scacciare la paura. Le armi storiche di chi a Napoli e in Campania ha affrontato sciagure ed emergenze di ogni tipo in migliaia di anni. Federico Salvatore, tra i più apprezzati cantautori e artisti napoletani, trascorre la sua quarantena facendo musica e scrivendo versi. Recentemente ha pubblicato con la casa editrice Edizioni del Delfino “Pazzianno cu’ a storia ’e Napule”, una storia di Napoli in versi con note relative a vicende e personaggi storici e “’O Presebbio – Iniziazione al presepe napoletano”, un percorso alchemico sul presepe napoletano. Ora sta lavorando a una raccolta di poesie in vernacolo scritte proprio durante la quarantena. L’ennesima emergenza in una città, Napoli, che nella sua storia ha fatto già i conti con epidemie, eruzioni, terremoti, guerre, invasioni e rivoluzioni.

E’ cambiato qualcosa nel modo in cui i napoletani affrontano le emergenze?

Dal 1600 ad oggi, Napoli conta: una peste, quarantaquattro eruzioni del Vesuvio, due epidemie di colera, un terremoto e una crisi dei rifiuti. Siamo ormai talmente abituati a situazioni di emergenza che è cambiato il modo di affrontarle. Se a Capodanno si allontana il maleficio con i fuochi d’artificio, in questa tragica circostanza si esorcizza la strizza con la parodia di pandemia: Macarena diventa Quarantena e ’A luna rossa si trasforma in ’A zona rossa. Mio figlio Fabrizio (che ha solo dieci anni) ha scritto sull’aria di Azzurro: “Aiuto questo bacillo sconosciuto non so cos’è – Mi accorgo che se mi scappa uno starnuto fuggi da me!” Reagiamo con ironia e sarcasmo. Spesso rasentiamo la blasfemia: ho visto San Gennaro con la mascherina che stringe l’ampollina dell’amuchina! Può sembrare leggerezza o strafottenza, ma non lo è. Purtroppo o per fortuna, il napoletano ha imparato a convivere con le calamità naturali e i momenti critici.

In questi giorni qui in Campania si è visto di tutto. Lacrime e paura ma anche canti dai balconi e persino qualche strada affollata di gente. Coraggio o incoscienza?

Dai balconi si canta il coraggio della paura! Forse per farla ascoltare e condividerla con gli altri. L’incoscienza, invece è degli idioti di turno (ahimè, meridionali) che hanno preso il primo treno da Milano per fare apprezzare le bellezze del Sud anche al coronavirus. Ma anche dei ragazzi della movida notturna che continuano ad affollare le piazze d’Italia, convinti di essere immuni al contagio e che il virus uccide solo gli anziani.

Il virus ha colpito soprattutto il Nord. Al di là dei risvolti tragici, oggi l’Italia è più unita da Nord al Sud?

Stavolta ci si sente tutti Fratelli d’Italia, all’insegna della solidarietà per i medici e gli operatori sanitari, eroi e martiri allo stesso tempo. Spero solo che, una volta per tutte, buona parte del Nord capisca che lo straniero da cacciare, non è l’extracomunitario di colore o l’emigrante terrone, ma il Covid 19.

Qualcuno ha detto che il virus non fa distinzioni di casta. Pensi che sia vero o c’è qualcuno che qui soffre più di qualcun altro per la quarantena e per il blocco delle attività non “necessarie”?

I danni economici causati dal coronavirus toccano soprattutto me! Operatore dello spettacolo e tutti i lavoratori precari e le partite Iva costretti a rimanere a casa. Però, se mi è concessa una battuta, sono in difficoltà anche i ladri di appartamento! Ho appreso con gioia che i reati in Italia sono calati del 64 per cento!

Come sta affrontando la quarantena Federico Salvatore?

Personalmente è cambiato poco. Da anni, ormai, vivo molto la casa quando non ho spettacoli in giro. Il mio barricarmi in casa è una scelta. Soprattutto quando moglie e figli sono fuori e posso finalmente giocare con i soldatini di piombo Borbonici, spolverare i pastori del mio presepe stabile, ascoltare un vinile dei Genesis o perdermi nel barocco fiabesco de “Lu cunto de li cunti” del Basile. In questo periodo che la permanenza in casa è forzata, oltre a non contraddire mia moglie, sto capendo veramente la bellezza dei miei figli, Azzurra e Fabrizio. Parlare con loro, leggere al loro fianco, giocarci insieme, condividere un film in TV, mi ha reso sicuramente più padre e con una visione meno egoista della vita. Ho dovuto posticipare l’uscita del nuovo album Leva fiore da sterco (anagramma del mio nome) e dell’album dedicato agli Squallor Sta Luna pare na scorza ’e limone. In attesa sto scrivendo dei versi in vernacolo per un nuovo progetto editoriale. Il coronavirus ha dato vita a questa riflessione .

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