NAPOLI (Diego Semola) – Il taxi è in moto, Oscar Di Maio è pronto a partire. Ritorna in scena ‘Arezzo 29 in tre minuti’ di Gaetano Di Maio, domani il gran debutto al Teatro Totò, palcoscenico nel cuore di Napoli. E’ pronto a indossare i panni di Salvatore, tassista partenopeo in una commedia in due atti dal grande potenziale comico, affiancato dall’inseparabile Alessandra Borrelli, con Stefano Sannino alla regia e il contributo dello scenografo Vittorio Barresi. A Cronache Di Maio racconta le sue aspettative e l’atmosfera che il pubblico troverà in scena.
Domani il debutto con un classico di famiglia, ‘Arezzo 29 in tre minuti”.
Una vera e propria operazione di recupero della tradizione. Per me un doppio recupero: portiamo in scena quello che è ormai un classico della cultura teatrale italiana e napoletana, una commedia a cui sono legato per ovvi motivi familiari. Fu scritta da mio zio Gaetano Di Maio, commediografo del Teatro Sannazaro, interpretata decine e decine di volte da mia zia Olimpia. Come ripeto spesso in compagnia, è una sfida: ripetere il successo riscontrato da Luisa Conte, Pietro De Vico, Ugo D’Alessio e Nino Taranto non sarà facile. Dopo 40 anni riportiamo l’impianto scenico dello spettacolo originale grazie alla regia di Stefano Sannino e all’opera dello scenografo Vittorio Barresi. L’obiettivo è sempre lo stesso: soddisfare il pubblico e noi stessi.
Un po’ di trama? Ci dia qualche anticipazione.
La commedia narra di Salvatore, un tassista che rientra in casa con un insolito passeggero abbandonato sul sedile posteriore del suo taxi: un neonato. Donna Vicenza, sua moglie, di mestiere ‘usuraia del quartiere’, metterà in pratica una serie infinita di stratagemmi per tenere con sé quel bimbo che la sorte le ha naturalmente negato. Ma il bambino non è un semplice trovatello: è il frutto della relazione extraconiugale tra Salvatore e un’altra donna. E qui viene il bello: il marito della donna sta per essere scarcerato. Lascio a voi immaginare la serie di equivoci, fraintendimenti e sketch che ne possono venir fuori. Ma il pezzo forte è il finale inaspettato che, per ragioni ovvie, non vi anticipo: venite a teatro.
Chi la affiancherà sul palcoscenico?
Accanto a me in scena ci saranno Alessandra Borrelli, Franco Pica, Rosaria Russo, Lucia Palmentieri, Ada De Rosa, Marzia Di Maio, Fabio Reale, Ciro Scherma, Marco Saviano, Claudio Iodice e Stefano Sannino. Una squadra abbastanza giovane e talentuosa all’altezza di una commedia dal grande potenziale comico.
Quest’anno non è in cartellone solo al Totò. Dove la incontreremo?
Dopo il Totò, durante il periodo natalizio porterò in scena la stessa commedia, ‘Arezzo 29 in tre minuti’, anche al Trianon. Ad aprile cambiamo copione e debuttiamo al teatro Massimo Troisi di Fuorigrotta con ‘E’ asciuto pazzo ‘o parrucchiano’, un’altra scoppiettante commedia del repertorio familiare scritta da Gaetano Di Maio.
Sulla scena partenopea si affacciano tanti giovani promesse così come ritornano tanti attori e artisti già rodati. Sembra che in città vi sia un ritorno di fiamma per il palcoscenico.
Sicuramente. Napoli è sempre stata una città di teatro, ha una tradizione secolare che incide profondamente anche oggi. L’epoca di crisi sembra terminata: certamente tante cose sono cambiate, ma la bellezza di vedere uno spettacolo dal vivo, sentirsi parte dell’opera, è un’esperienza insostituibile. In città, così come in altre realtà italiane, c’è un grande ritorno di fiamma per il teatro: e quello di tradizione e quello più moderno. Riporto un dato: negli ultimi anni ho registrato un aumento vertiginoso delle compagnie filodrammatiche, amatoriali. E’ un buon segno: più la passione cresce ed entra nelle case di tutti e più ne trae vantaggio tutto l’ambiente. Si alimenta il ‘vivaio’, si producono idee nuove. Per me che provengo da una famiglia di spettacolo, forse una delle ultime rimaste in circolazione, vedere che in molti si cimentano sul palcoscenico è una notizia positiva che fa ben sperare per il futuro. Poi ci sono tante cose che non vanno, così come non si possono nascondere storture e zone d’ombra. Ma il periodo è positivo.
Mi permetta una domanda sulla politica, che le ha spesso dato ispirazione per i suoi personaggi. Guardando le vicende nazionali e locali, un attore e comico come lei cosa pensa?
Che c’è tanto materiale su cui lavorare. Ma sa, il sentimento anticasta che c’è in giro rischia di portarci a giudizi poco lucidi, io poi mi sono più volte schierato. Lasciamo perdere per un momento l’Italia: gli Stati Uniti sono guidati da un leader con i capelli tinti, che cambia idea ogni due ore ed è abbastanza grottesco nei modi e nei toni. Il biondino inglese è un personaggio da opera buffa. Putin in Russia può recitare il ruolo del guappo, se di cartone o meno lo dirà il tempo. La Merkel è la nonna saggia che alla fine sembra aver sempre ragione. Macron in Francia è un giovane rampante e saputello, perfetto caratterista da affiancare al protagonista in una gag. Insomma, in giro per il mondo c’è tanta gente che ci fa concorrenza, mettetevi nei nostri panni (ride, ndr).
Parentesi sul Napoli: lei è un grande tifoso e appassionato di calcio. L’undici di Ancelotti può dire la sua quest’anno?
Non lo dirò mai, la prudenza impone il silenzio. So che il Napoli è una squadra molto forte con grandi margini di crescita: c’è la perfetta scenografia, il San Paolo, c’è un cast d’eccellenza, la squadra, c’è un grande regista, Ancelotti, e c’è un impresario di tutto rispetto, De Laurentiis. Noto che manca qualcosa e non riesco a capire cosa: forse un po’ di amalgama, un po’ di pazienza del pubblico, un po’ di ‘ciorta’. Oggi al bar i miei amici non parlavano d’altro che di Ibrahimovic: io non so se a 38 anni può ancora dire la sua ma vederlo in campo al S. Paolo sarebbe come rivedere Totò in teatro. Incrociamo le dita.