NAPOLI – Il governo nazionale è alle prese con l’organizzazione della Fase due, primo passo per uscire dall’emergenza da Covid-19. Tra polemiche e spaccature, servirà ancora appellarsi al buonsenso per evitare che la lucina che si intravede in fondo al tunnel si spenga. Ci vorrà massima attenzione e, per questo, non ci può essere spazio per pensare alle campagne elettorali, come invece sta facendo qualcuno speculando sui morti e sui malati. Ne è convinto il deputato Pd, ex ministro delle politiche Agricole, Maurizio Martina.
Onorevole, qual è la sua posizione rispetto alle linee di indirizzo che sembra voler seguire il governo? C’è qualcosa che non la convince?
Intanto è necessario essere consapevoli che dobbiamo sconfiggere il virus dal punto di vista sanitario. E’ giusto che il Paese faccia passi in avanti per rimettersi in moto con grande equilibrio seguendo quello che ci sta dicendo la scienza. Quindi la fase due, qui come in altri Paesi, deve permettere gli spostamenti, non in ordine sparso delle persone, ma seguendo criteri molto stringenti per la sicurezza di ognuno, e confido che nei prossimi giorni il percorso da seguire diventi chiaro a tutti.
In che modo crede che si possa riaprire la circolazione garantendo la sicurezza individuale sia negli spostamenti che sui posti di lavoro?
Stanno lavorando a questo i comitati tecnici, Colao risponderà a queste necessità con il piano che si sta predisponendo. Parliamo di una tabella di marcia da seguire nei luoghi di lavoro, per il trasporti e sui territori. Si va verso azioni controllate, differenti per territorio. Tutti vorremmo tornare al pre pandemia, ma non è possibile finchè non sarà garantita la massima sicurezza sanitaria, finché non ci sarà un vaccino. Fare passi avanti nel ritorno alla cosiddetta normalità significa ragionare bene e non tralasciare alcun dettaglio.
Alle garanzie legate alla salute dovrebbero aggiungersi quelle relative alla ripresa economica. Il governo ha varato il Cura Italia, il decreto liquidità e si appresta a lanciare il decreto di Aprile. Ma le banche ancora faticano a concedere i prestiti promessi, i 600 euro non sono stati assegnati a tutti gli aventi diritto. La sensazione è che il governo su questo sia perennemente in ritardo…
Dobbiamo avere l’ossessione della velocità, fare provvedimenti rapidi e migliorarli per semplificare la vita alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese. Ma deve essere chiaro che questa è anche la prima volta nella storia che sono stati presi provvedimenti di questa portata, così radicali e in così poco tempo. E’ la prima volta che si dà ai lavoratori autonomi un sostegno di questa natura. Nessuno verrà lasciato solo di fronte al cambiamento che deriva da questa emergenza drammatica: le imprese avranno prestiti, le famiglie e le persone così come i territori più colpiti avranno liquidità. Tra pochi giorni verrà firmato il decreto di Aprile, la più importante manovra economica mai fatta: si parla di 70-75 miliardi in circolo per aiutare il Paese.
Il governo sul Mes si è spaccato. Dal suo punto di vista l’Europa con l’Italia è stata madre o matrigna? Cosa bisogna aspettarsi?
Penso che al di là del nostro dibattito, dove per propaganda la destra continua ad aizzare il fuoco della polemica, la verità è una: nella prima fase l’Europa ha commesso errori di non comprensione rispetto a quello che accadeva in Italia, tanto da arrivare, successivamente, a chiedere scusa al nostro Paese. Poi c’è stato un passo fondamentale della BCE che ha protetto e protegge il nostro sistema finanziario con risorse mai messe a disposizione prima. In seguito la Commissione europea ha deciso di sostenere il programma di cassa integrazione e il Consiglio europeo ha aperto un varco importantissimo. Bisognerà concretizzarlo con la consapevolezza che indietro non si torna. Nelle prossime settimane vedremo se ci troviamo di fronte a un’Europa che sa rispondere al bisogno di protezione dei cittadini. Il cappello protettivo dell’Europa e dell’euro garantisce la possibilità di rappresentare nel mondo circa il 14-15% dell’intero globo, senza saremmo al 3 massimo al 4% e saremmo più esposti dal punto di vista economico e finanziario ad una crisi senza precedenti. Bene che l’Europa abbia fatto questi passi, è un fatto storico, ma serve insistere e investire su una prospettiva europea. Chi scommette sul disfacimento dell’Unione vuole male agli italiani.
Quindi il governo reggerà a questa prova, non ci sarà un cambio di maggioranza o premier?
Assolutamente sì. Dobbiamo andare avanti ed evitare di piegare tutto al politicismo dei dibattiti astratti, migliorando e mettendo nel cassetto la logica politicista. Serve serietà.
Al di là delle diatribe interne alla maggioranza giallorossa, ci sono stati scontri anche con i governatori. Divergenze di opinione anche sulla convocazione delle elezioni: De Luca sostiene che si debba votare a fine luglio perchè in autunno sarebbe impossibile. Lei cosa ne pensa?
Capisco che non è semplice scegliere il tempo giusto per immaginare le elezioni territoriali. Ogni scelta ha pro e contro tutt’altro che banali perchè pensare di votare a luglio significa pensare ad una campagna elettorale in condizioni precarie. Ancora non si sa cosa si potrà organizzare. Io penso che non si possa fare né a luglio nè in autunno. La chiave di lettura evidenziata da De Luca non è banale, c’è ancora tempo per ragionare. Il tema principale è capire dal 4 maggio in poi cosa si potrà fare, quale modularità caratterizzerà la fase due. Quali regole a maggio, quali a giugno. Credo ci si possa prendere ancora un attimo di tempo, per capire bene come parte la fase due e poi ragionare su come collocare le elezioni. Bacchette magiche non ne abbiamo.
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