L’intervista. Pontecorvo: “Impatto ambientale zero con i Pet”

La chiacchierata con Cronache del vicepresidente dell’azienda di acqua Ferrarelle. Nello stabilimento di Presenzano ogni due bottiglie prodotte ne vengono sottratte tre dall’ambiente: il riciclo è continuo

NAPOLI – Michele Pontecorvo (nella foto), classe 1984, vicepresidente di Ferrarelle SpA, quarto produttore italiano di acque minerali, desidera lasciare il segno. Per questo investe per l’ambiente. Sta portando avanti un cambiamento epocale con il nuovo stabilimento di produzione di R-Pet, in cui riciclare circa 23mila tonnellate di Pet all’anno, riducendo l’impatto ambientale. Una scommessa per Michele Pontecorvo che guarda al futuro con la convinzione che produrre voglia dire anzitutto avere rispetto: per il territorio.

Siamo in un momento storico in cui la plastica è stata praticamente messa al bando in nome della tutela del pianeta. Come risponde la sua azienda a questa rinnovata sensibilità ‘green’ dal momento che gran parte della produzione di Ferrarelle prevede l’imbottigliamento in plastica?

“La sensibilità ‘green’ di cui parla gode effettivamente di un rinnovato impulso nell’opinione pubblica, ma a onor del vero non rappresenta affatto una novità per Ferrarelle. Da ormai quasi 15 anni adottiamo processi industriali e politiche aziendali per la riduzione di ogni forma di impatto ambientale: l’attenzione per le dinamiche di sostenibilità, infatti, ha per noi carattere prioritario. Grazie alla direttiva europea sulla plastica monouso sempre più prodotti usa e getta vengono gradualmente banditi da supermercati e luoghi pubblici, ma il tema delle bottiglie in PET viene affrontato in maniera completamente differente. La strada indicata dalle istituzioni, infatti, va nella direzione del riciclo e di un efficientamento delle attività di raccolta differenziata dei rifiuti. La nostra risposta è stata delineata già nel 2015, ben prima che i giustificati allarmi sul tema ambientale trovassero l’attuale slancio. Da anni abbiamo infatti deciso di puntare sulla produzione di R-PET. L’idea che ne sta alla base è quella di sottrarre al ciclo dei rifiuti più plastica di quanta ne produciamo, andando a realizzare le nostre bottiglie con il 50% di PET riciclato, il massimo consentito dalla legge. Nel nostro stabilimento di Presenzano, realizzato con un investimento di quasi 30 milioni di euro, nel solo 2019 abbiamo riciclato circa 7mila tonnellate di PET. Ai PET che rinascono a Presenzano abbiamo dato un nome: R-PET – una plastica a impatto zero – e a pieno regime potremo riciclare 23 milioni di chili di PET all’anno, il doppio di quanto utilizziamo per le nostre bottiglie. Ciò significa che ogni due bottiglie prodotte, ne sottraiamo tre dall’ambiente”.

A onor del vero gli studi parlano di un bassissimo impatto ambientale dell’acqua in bottiglia, che ne pensa della corsa alle borracce in alluminio o acciaio che stanno sponsorizzando tante amministrazioni comunali?

“In termini di emissioni di Co2, le bottiglie in PET hanno un impatto ambientale inferiore a qualsiasi altra bottiglia prodotta con altro materiale. Basta infatti pensare al peso e al trasporto di una bottiglietta di plastica rispetto al corrispettivo in vetro per rendersene conto. Il riciclo meccanico del PET che avviene nel nostro stabilimento di Presenzano, inoltre, ha un impatto nettamente inferiore rispetto alle attività di riciclo dei contenitori in vetro. Stiamo comunque parlando di contenitori per acqua minerale, incredibile dono della natura che per arrivare intatto nelle nostre case dev’essere necessariamente imbottigliato seguendo specifici processi in grado di preservarne le caratteristiche e le proprietà importanti per il benessere del nostro organismo. Le borracce assolvono a una funzione differente e non bisogna assolutamente dimenticare che anche questi contenitori hanno un impatto e che andranno anche questi smaltiti correttamente per evitarne la dispersione nell’ambiente, proprio come il consumatore dovrebbe fare con le bottiglie di PET. Siamo fortemente convinti che non sia il materiale PET l’elemento da condannare, bensì gli atteggiamenti irrispettosi e non corretti. Si parla sempre più di frequente di economia circolare, di riduzione degli sprechi e di valorizzazione delle risorse, ma purtroppo emerge chiaramente la tendenza a sposare slogan utopistici e privi di concretezza come il famoso “plastic free”, che hanno facile presa e grande fascino sui cittadini, ma che non sono attuabili e non considerano l’arretramento inaccettabile che potrebbe comportare per molti settori fondamentali per la vita e il progresso della società”.

Nel ‘Parco delle Acque’ di Riardo, dove ha sede la sua azienda, ci sono tanti altri esempi di buone pratiche per la tutela del pianeta e del suo ecosistema. Ce li può illustrare?

“Il Parco Sorgenti oltre che un territorio splendido di oltre 130 ettari, molti dei quali destinati alla coltivazione biologica, è un bene presidiato FAI. La collaborazione con il Fondo Ambiente Italiano è iniziata nel 2010, e ci ha permesso di rendere il patrimonio naturale del Parco oggetto di un piano di valorizzazione culturale e paesaggistico per tutelare la risorsa acqua e coinvolgere la collettività in attività educational e di sensibilizzazione alla sostenibilità. Il nostro stabilimento di Riardo, dunque, è immerso in questa splendida cornice naturalistica ed è dotato di macchinari moderni e linee di imbottigliamento all’avanguardia, fondamentali per ridurre l’impatto del ciclo produttivo, e di un impianto fotovoltaico tra i più importanti del sud Italia che garantisce l’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili. Ricicliamo, inoltre, più del 95% dei materiali che vengono scartati durante il processo produttivo. Il nostro impegno e i nostri sforzi nella direzione della sostenibilità – ambientale, sociale ed economica – vengono raccolti annualmente all’interno di un Bilancio di Sostenibilità, documento al quale teniamo particolarmente perché siamo sempre più convinti che per fare impresa per bene sia importante restituire valore alla società, cominciando dai nostri collaboratori per arrivare al sostegno alla ricerca e alla cultura senza ovviamente dimenticare il territorio”.

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