L’intervista. Ronghi: “Il centrodestra non vince senza allargarsi ai moderati e al civismo”

Un aeroporto intercontinentale a Grazzanise per il rilancio della Campania

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Salvatore Ronghi

CASERTA – Consigliere regionale per tre legislature, vice presidente del consiglio regionale della Campania, segretario generale della Regione Lazio e presidente del Movimento “Sud Protagonista”, Salvatore Ronghi ha le idee chiare su quello che dovrebbe essere il futuro della Campania e su ciò che necessita al centrodestra per vincere le prossime elezioni regionali.

La Campania è governata, ormai da quasi dieci anni, da De Luca e dal centrosinistra. Qual è il suo bilancio di queste ultime due legislature regionali?

De Luca ha costruito, in questi anni, un ampio sistema di potere a cui non corrisponde, però, un miglioramento delle condizioni di vita dei campani e nei settori fondamentali, dalla sanità, al lavoro, all’ambiente. La Campania è, infatti, ultima in tutto e ha bisogno di una svolta totale per recuperare i ritardi accumulati. Penso, per esempio, alla necessità di un aeroporto intercontinentale che sosteniamo fermamente debba essere realizzato nell’ex scalo militare di Grazzanise.

Un aeroporto invocato da molti esponenti politici del centrodestra ma che, ad oggi, sembra ancora molto lontano…

Il ministro Salvini si è già espresso a favore di Grazzanise ma, oggi, dopo la nomina a sottosegretario ai Trasporti, dell’ottimo dirigente politico e senatore, Antonio Iannone, che ben conosce le esigenze del territorio in relazione al progetto per l’aeroporto intercontinentale, sono molto più ottimista che esso possa essere realizzato.

Tra i settori che lei ha citato c’è quello della sanità. Cosa è mancato nell’azione dell’attuale governo regionale?

Sulla sanità, l’eredità negativa che ci lascia De Luca è immensa: liste di attesa lunghissime, pronti soccorso chiusi, budget mensili dei centri diagnostici accreditati penalizzanti per i più deboli, cittadini che hanno rinunciato a curarsi. Noi proponiamo una sanità che punti sulla “medicina territoriale”, ad un nuovo e più importante ruolo dei medici di base, a costituire una grande azienda per l’emergenza per Napoli con una politica incentivante per gli operatori, che alleggerisca anche il peso che grava sul Cardarelli, e a ricostituire l’Arsan, fondamentale per la programmazione sanitaria.

Intanto la tempesta creata da Trump con i dazi rischia di penalizzare proprio la Campania…

Infatti è così perché sono tante le nostre imprese che esportano negli Stati Uniti ma va anche rimarcato che, anche sotto questo profilo, non è stato fatto alcunché per creare alternative per l’economia campana, puntando, ad esempio, sulla rivalutazione delle aree interne, mentre De Luca ha concentrato la sua visione solo sull’asse Salernitano e su Napoli ma in conflitto con il Sindaco.

Questa volta il centrodestra scenderà in campo per vincere?

La Campania deve superare la fase dell’uomo solo al comando per entrare in quella di un governo regionale “partecipato”, con una classe dirigente, rispettosa delle Istituzioni, che, in collaborazione con il Governo centrale, riporti la Regione ad essere Ente di programmazione e non solo “centro di spesa”. Per la verità, le attuali forze di centrodestra non danno segnali di cambiamento in quanto restano ferme nel dibattito sul partito che dovrà esprimere il candidato Presidente ed ognuna di esse assume iniziative individuali come se la sfida fosse solo tra di loro e non quella di battere il campo largo che Pd e M5S stanno costruendo.

E, invece, il centrodestra cosa dovrebbe fare?

Il centrodestra, con i soli partiti tradizionali, non vincerebbe mai. Sicuramente serve un candidato presidente forte, rappresentativo e che sappia dialogare, ma serve soprattutto aggregare quelle forze moderate, che non si riconoscono nei partiti tradizionali e che esprimono tante energie e competenze che sarebbero molto preziose per il nostro territorio.

Il solito vecchio “centro” buono per tutte le stagioni?

Non è una questione di partiti di centro o di ‘centrini’ vari che hanno già fallito, è una questione di politiche. C’è ancora qualcuno che affronta i temi sociali, come, ad esempio, quello della casa e dei pensionati? Tutti coloro che si spacciano per politici moderati e credenti hanno, invece, dimenticato i valori della dottrina sociale della Chiesa che, invece, andrebbero rilanciati. Inoltre, c’è il mondo del lavoro, sempre più povero, abbandonato dalla sinistra e sostituito, dai pentastellati, con l’assistenzialismo “parassitario”. Il centrodestra dovrebbe fare la differenza, fin dal suo programma, proprio su questi temi.

C’è poi un altro importante problema, quello di attrarre i cittadini al voto in una regione che primeggia per astensionismo…

Un altro errore, infatti, è che nessuno si preoccupa di come ridurre l’astensionismo. Nessuno che tenti di recuperare il rapporto con la classe media, con i moderati, con il mondo cattolico, con i nuovi proletari, che sono i lavoratori monoreddito, per tentare di convincerli a votare. L’astensionismo, nel napoletano, vanifica la democrazia partecipata ma ciò sembra non interessare.

Potrebbe tornare in campo alle prossime elezioni regionali?

Saremo in campo per contribuire alle prossime elezioni regionali se si creano le condizioni per una reale svolta della nostra Regione. Intanto, sabato 12 aprile, a Napoli, terremo un confronto con una parte del civismo campano che, nel recente passato, si identificava con altre forze politiche e che, invece, oggi potrebbe fare “sintesi” con il centrodestra e rappresentare quella componente moderata e valoriale che oggi governa la maggioranza dei Comuni campani.
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