L’intervista. Rotondi: “Il centrodestra è morto. L’alleanza serve solo in ambito locale, Berlusconi se ne faccia una ragione”

L’esponente della Dc: Salvini applica la politica dei due forni al Governo e alle Regioni, temo che noi siamo 'i fessi'

Foto Roberto Monaldo / LaPresse in foto Gianfranco Rotondi

NAPOLI – Il vicepremier Matteo Salvini, al governo con i 5 Stelle, tiene in scacco il centrodestra. Ma, mentre Giorgia Meloni è pronta a cambiare strategia e piuttosto che “corteggiare” il leader del carroccio pensa alla costruzione di una “seconda gamba” con Toti e Musumeci, Silvio Berlusconi ancora non accetta il “tradimento”. Paradossalmente, a suonare la sveglia ai forzisti, spaccati in Senato su alcuni provvedimenti, è Gianfranco Rotondi. Il democristiano, dalle colonne di “Cronache”, invita il cavaliere a rassegnarsi.

Onorevole, il Senato ha dato il via libera al taglio dei parlamentari: Forza Italia si è spaccata, qualcuno ha votato a favore, qualcuno contro e altri si sono astenuti, qual è la sua posizione sul tema?

Non ho una posizione precisa, perché la proposta sul numero dei parlamentari fa parte di questa stagione di propaganda. Bisogna capire in quale sistema si inserisce il taglio: se si fa una riforma in senso presidenziale, con un capo dello Stato come in Francia, allora ci può stare anche un Parlamento più snello. Ma tagliare per tagliare è una delle “balle” a cui ci ha abituati questo governo.

Rispetto ad un anno fa, non è cambiato solo lo scenario politico nazionale, a subire grandi trasformazioni anche il centrodestra…

Lei è ottimista, perché lo vede ancora. Io non lo vedo più.

E allora come definisce quello che resta dell’alleanza di Fi, Fdi e Lega?

È un format per alleanze locali, lo ha detto Salvini molto chiaramente. Ha detto che il centrode stra serve per le alleanze locali poiché la

prospettiva nazionale è diversa. Non pensa debba aprirsi una riflessione su questa posizione che richiama la vecchia politica dei due forni?

Io paradossalmente sono d’accordo con Salvini, ormai bisogna farsene una ragione. Apprezzo il presidente Berlusconi che richiama il vicepremier alla coerenza con gli impegni presi con gli elettori. Ma quando una donna, di fronte ad un richiamo ai suoi doveri di moglie e madre, ti dice che si è innamorata di un altro, è questione di tempo, bisogna farsene una ragione. Paradossalmente, detto da un democristiano, questo è un doppio “scorno”, perché Salvini applica il principio andreottiano del doppio forno. Dà da mangiare agli assessori regionali col forno di Berlusconi, ai ministri con il forno di Di Maio. A Napoli la saggezza popolare dice: se non ci fossero i “fessi” non camperebbero i “dritti”. Temo che noi ci iscriviamo tra i primi.

Cosa porta politici di esperienza a scegliere la categoria dei “fessi”?

Dipende dal fatto che non vogliamo assumere la decisione di prendere atto che una stagione politica è finita: il centrodestra in Italia non c’è più. Esiste un ircocervo nuovo, un’alleanza di populisti di destra e di sinistra a cui va opposta un’alleanza di non populisti di destra e di sinistra. Non si può più parlare di centrodestra e nemmeno di centrosinistra. Si deve parlare di politica e di antipolitica. L’antipolitica governa e ha tante facce, ha quella di Salvini e quella di Di Maio, perfino quella di De Magistris a Napoli. A tutto questo dobbiamo contrapporre la politica, che è da immaginarsi come un Pantheon, da Almirante a Berlinguer, passando per i grandi della Dc. Allestiamo il Pantheon di queste figure e chiamiamo i giovani a rinnovare questi carismi, questi talenti. Facciamo una cosa nuova. Basta con queste categorie del passato.

Ma non le sembra improbabile, visto che da tempo la politica ha smesso di contare sui talenti, affidandosi all’improvvisazione, quasi si trattasse di allestire uno spettacolo di cabaret? Com’è accaduto? 

Il processo è stato graduale. Ma credo che ci siano anche dei talenti naturali che si sono imposti. Io di Di Maio non ho affatto un giudizio negativo e nemmeno di Salvini. Sono due figure che stimo, perché in fondo sono politici che si sono fatti da soli. Hanno avuto successo perché sono bravi, ma portano avanti idee che non sono le nostre e noi dobbiamo deciderci a fare la stessa cosa.

Crede che per recuperare i talenti servano i congressi, come quello che si appresta a svolgere il Pd o quelli che terrà Fi?

No, i congressi presuppongono l’esistenza dei partiti. Credo che, in questo caso, la spinta deve essere ancora una volta esterna.

Siamo vicini alle europee, in che modo bisogna organizzarsi per ottenere un buon risultato ed evitare di essere surclassati dalla Lega?

Alle europee c’è in campo Berlusconi e quindi il nostro cuore batte per lui, saremo dalla sua parte senza se e senza ma.

Visto lo stato in cui versano il centrodestra e Forza Italia, non le pare un azzardo puntare tutto su un unico uomo? 

“C’è Berlusconi, ma ci sono anche tantissime altre figure, abbiamo il segretario dell’Udc Cesa che è deputato europeo uscente e che rappresenterà il nostro mondo nelle liste di Forza Italia. Abbiamo degli uscenti di grande prestigio, da Martusciello a Patriciello alla Matera. Certo non possiamo dire che non avremo liste competitive. Al di là delle persone, appare chiaro che c’è un problema di percezione legata ai “vecchi” partiti.

Con vecchi nomi e vecchie ricette come si riconquistano i cittadini che sembrano aver voltato pagina rispetto alla storia degli ultimi 25 anni e ai suoi protagonisti?

La Dc, che è federata a Forza Italia, e Fi rappresentano tradizioni che non hanno mai perso il contatto con i cittadini. La perdita di voti dipende da un messaggio che non è molto chiaro: se tutta la linea politica di Fi è ripetere quotidianamente che Salvini deve tornare con noi, la gente vota direttamente per Salvini che, stando alla Ghisleri, guadagna un punto al giorno. Ma finiremo il pallottoliere.

Come pensa si giocheranno le regionali in Campania l’anno prossimo?

Si giocheranno sullo schema del centrodestra, ma la Dc, modesta formazione politica da me guidata, rilanciata e rifondata, è l’ultima volta, con le votazioni di lunedì in Abruzzo, dove sicuramente faremo un buon risultato, che si allea con il centrodestra. Non ha più senso portare avanti un’alleanza che poi a livello nazionale non esiste.

È in questa ottica che si inserisce il progetto di Meloni, Musumeci e Toti di creare una “seconda gamba”? Trova sia una buona idea?

Sinceramente penso che sia un’operazione per ristrutturare la destra, io non sono di destra e quindi non mi riguarda. Penso che a destra ci sia spazio per un solo leader, che è il bravissimo Salvini.

Quindi se non sarà con il centrodestra con chi può federarsi la Dc?

Con Forza Italia, che spero la pensi allo stesso modo e prenda il coraggio a due mani e capisca che è inutile farsi sfruttare da Salvini nelle regioni e poi “prendere le corna” con il governo nazionale. Dobbiamo puntare ad un’altra alleanza che vinca alle prossime elezioni politiche e batta sia Salvini che Di Maio.

Alle regionali chi potrebbe essere il suo candidato ideale?

Non ne ho idea, perché va prima definita la linea politica per battere Salvini, Di Maio e de Magistris. Chi meglio di un democristiano… Vediamo cosa succede. Potremmo anche fare, come Grillo, una sola lista secca, con un candidato di grande riconoscibilità.

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