L’intervista. Sepe: a Pomigliano operai sempre peggio sotto la guida Elkann

Il musicista che ha iniziato la carriera con il gruppo operaio “E zezi”: prendono milioni dallo Stato, ma non investono in ricerca

Lo stabilimento Stellantis (ex Fiat) di Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli, Daniele Sepe lo conosce bene: l’area davanti ai cancelli è stata il suo primo palcoscenico negli anni Settanta e lo è rimasto in seguito, quando vi ha suonato diverse volte per solidarietà con gli operai licenziati. A Sergio Marchionne ha dedicato, una decina di anni fa, il brano Tempi moderni, sui ritmi insostenibili di lavoro degli operai. Da allora, assicura il musicista, la situazione è, se possibile, anche peggiorata.

Che ricordi hai dello stabilimento di Pomigliano?

Certamente a quel luogo mi legano ricordi particolari: ci ho iniziato a suonare a 14 anni con il gruppo operaio “E zezi”, dato che Marcello Colasurdo (leader dell’ensemble, scomparso l’anno scorso, ndr) lavorava là, poi ho avuto e ho ancora tanti amici, come Mimmo Mignano e tutti quelli che furono spostati nello “stabilimento punitivo” di Nola. Ho sentito spesso le loro storie sulle condizioni di lavoro incredibili alle quali erano e sono sottoposti. Poi, insieme a Shaone, ho fatto la canzone per Marchionne.

Da allora come è cambiata la situazione dei lavoratori Fiat-Fca-Stellantis?

Direi che è peggiorata. L’autunno scorso ho avuto un video da un amico che lavora in linea: sono costretti a stare con gli ombrelli aperti perché ci piove dentro, in pratica una condizione ottocentesca. I carichi di lavoro sono peggiorati: ho letto un’intervista a un operaio dello stabilimento di Melfi spostato a Pomigliano per fare fronte alla sovrapproduzione di Panda e parlava di ritmi infernali. Quel che a Melfi facevano in 3 minuti, a Pomigliano devono farlo in meno di 2 minuti.

E il futuro? I soldi dallo Stato agli Elkann arrivano sempre, ma intanto la produzione si sposta in Serbia.

Guarda, mi capita di passare spesso davanti all’ex stabilimento della Olivetti a Pozzuoli: gli Agnelli non sono mai stati Adriano Olivetti e in generale il capitalismo italiano è sempre stato cialtrone. Un’impresa innovativa e una mente illuminata come Olivetti sono sempre stati osteggiati. Fra l’altro, non mi pare che Stellantis abbia prodotto automobili innovative, nonostante tutti i soldi che prendono. L’anno scorso si sono divisi un super dividendo, hanno guadagnato l’ira di Dio, ma non reinvestono questi soldi in ricerca, semmai in operazioni finanziarie e immobiliari, facilitati dal fatto di non avere la sede fiscale in Italia.

Nel 2013 ti schieravi in musica contro l’aumento del carico di lavoro della gestione Marchionne, ma oggi il lavoro potrebbe addirittura scomparire…

Gli Elkann hanno promesso che non lasceranno l’Italia, ma intanto a Melfi hanno licenziato 157 persone con una mail: non so quanto valgano le loro promesse. Sicuramente hanno sempre avuto una barca di soldi dai vari governi di destra, sinistra e centro. Se questi soldi li avessero dati alle famiglie degli operai, ci avrebbero campato tranquillamente. Ma lo Stato sono loro, anche l’informazione è in mano a loro. Si è parlato tanto del berlusconismo e del conflitto di interessi, ma sembra che finanza e industria non abbiano mai di questi problemi.

In effetti sulla vicenda Stellantis c’è silenzio: i giornali non ne parlano, il Pd neppure, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini si defila. Come mai?

Figuriamoci se il Pd e Landini ne parlano. Il sindacato è complice da decenni: ricordo il periodo della gestione Marchionne, è scandaloso quel che successe. Ormai non mi aspetto nessuna presa di posizione significativa da parte dei sindacati. So solo che lavorare a Pomigliano è un inferno e che la situazione in Italia è talmente tragica che chi ha un inferno come quello se lo deve tenere caro. Gli operai sono divisi, non sono più un’entità unita e forte. Vivendo a Napoli e girando molto al Sud, ho la sensazione netta che noi, nella visione della grande finanza, dobbiamo diventare un posto per vacanze economiche, una specie di nuova Grecia.

Su questa situazione non intervengono neppure giornali che dovrebbero essere schierati a sinistra, come Repubblica. Cosa te ne sembra?

Ma penso che Repubblica non sia mai stato a sinistra, mi risulta difficile pensare a Eugenio Scalfari come uno di sinistra. Semmai assolveva agli interessi di altri gruppi, vedi Carlo De Benedetti. Per non parlare delle tv e degli altri mezzi di comunicazione. Te ne racconto una: noi musicisti viviamo molto di social e la settimana scorsa ho pubblicato uno spezzone di un film con Lino Banfi e Paolo Villaggio, la famosa scena dell’arrivo al ristorante. Sono stato bannato per “incitamento alla violenza”. Non vedo una via d’uscita: se dopodomani annunciassero la chiusura di Melfi o di Pomigliano, non succederebbe nulla, tranne una sfiancante trattativa fra impresa, governo e sindacati per cercare di salvare la faccia. Ma alla fine ci vanno sempre di mezzo gli operai.

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Gli allarmi: tagli al personale e produzione all’estero

Negli ultimi tempi l’annuncio del trasferimento di parte della produzione in Serbia e i licenziamenti nello stabilimento di Melfi hanno suscitato allarme fra i lavoratori di Pomigliano. “I tempi sono prematuri per fare ulteriori annunci. I piani industriali saranno comunicati a tempo debito e nelle sedi opportune” ha dichiarato l’azienda. All’estero saranno assemblate le vetture elettriche, nuova frontiera dell’automotive, mentre a Pomigliano, per il momento, si continuano a produrre le auto a motore termico. “Riteniamo che l’attuale modello – hanno fatto sapere nei giorni scorsi da Stellantis – soddisfi appieno le esigenze di mobilità di un’ampia fascia di utenti, soprattutto italiani; per questo motivo, non lo consideriamo in concorrenza con il modello che vedrà la luce in Serbia, che sarà su un’altra piattaforma e posizionato in modo diverso dall’attuale”.

“Se l’evoluzione normativa e le condizioni competitive dello stabilimento di Pomigliano lo consentiranno – ha aggiunto l’azienda, e quel “se” pesa parecchio – è nostra intenzione continuare il suo ciclo di vita e quindi sostenere lo stabilimento fino all’arrivo del nuovo ciclo di modelli”. Apparentemente il 2024 è iniziato bene per Pomigliano: dal 31 dicembre, per la prima volta dopo 15 anni, non vengono applicati gli ammortizzatori sociali. Ma secondo quanto ha fatto notare il componente della segreteria Fiom Cgil per la provincia di Napoli Mario Di Costanzo, l’azienda sta solo sfruttando la congiuntura favorevole, con la Panda che resta fra le auto più vendute in Italia e il suv Tonale che ha aumentato le vendite grazie alla campagna pubblicitaria.

Sta di fatto, però, che Pomigliano continuerà a sfornare le vetture termiche, una tecnologia che potrebbe diventare obsoleta a breve termine, mentre in Serbia si apre una linea di produzione che guarda al futuro. Lo stabilimento napoletano rischia di diventare così un sito di secondo piano, destinato alla lunga a venire smantellato. Attualmente, 1300 dipendenti vengono da altri siti Stellantis per lavorare a Pomigliano, con i disagi facilmente immaginabili per gli spostamenti. E negli ultimi anni, ha aggiunto il sindacalista, il numero di dipendenti è sceso da 5000 a 4000, in quanto dal 2006 non si assume. Né l’azienda sembra intenzionata a invertire questa tendenza alla riduzione.

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